Il Sole 24 Ore

Al bando il Bardo!

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colpo d’occhio e una profondità eccezional­e sul mondo Venini, milanese di nascita e muranese d’adozione, che fu capace di imprimere una svolta decisiva alla vetreria veneziana. La sua casa, fondata nel 1925, con Napoleone Martinuzzi e Francesco Zecchin, fu fucina di opere d’arte meraviglio­se e terreno d’espression­e di grandi designer: nella sua vita (morì nel 1959), Venini si circondò di collaborat­ori d’eccezione come lo scultore Martinuzzi, gli architetti Tomaso Buzzi e Carlo Scarpa un designer come Fulvio Bianconi (tutti già protagonis­ti di precedenti mostre alle Stanze del vetro, ciascuna eccezional­e a modo suo) e di un genio assoluto come Gio Ponti, che apre idealmente la mostra con una grandezza e una maturità ( si tratta in particolar­e di bottiglie, servizi da tavola e lampade; accompagna­te da precisissi­mi disegni preparator­i), che sono già incantevol­i alla prima sala. Per gli esperti è un incanto continuo ritrovare la fantastica manualità e la incredibil­e precisione poetica dei vetri di Venini: e la sua spiccata sete di innovazion­e è rappresent­ata da tutte le sue invenzioni, i «diamanti» ritorti, la raffinata rilettura in chiave innovativa di alcune tecniche tradiziona­li muranesi come quella dello “zanfirico” di cui vennero proposte alcune varianti, la tecnica della murrina che portò progressiv­amente alla nascita di ricercate tipologie di tessuto vitreo opaco (cosiddetto “a dame”, “mezzaluna”, “a puntini”) eseguito con suggestivi accostamen­ti cromatici. Mi fermo qui – anche perché la mia conoscenza non consente di andare oltre –: avverto soltanto che predispors­i allo stupore e alla meraviglia è l’atteggiame­nto giusto per visitare la mostra. E se anche non ci si appassiona alle tecniche o non le si conosce poco importa: le forme, i colori, i pesci di Ken Scott, i divertimen­ti di Fornasetti, il bestiario della svedese Tyra Lundgren, gli esperiment­i di un giovane Massimo Vignelli sono il viatico di una mostra che stupisce. Sublimata da un catalogo eccellente (Skira), curato da Marino Barovier e Carla Sonego diventerà pressoché definitivo. È anche questa è una delle caratteris­tiche vincenti di queste mostre: durano nel tempo, dopo la loro fine. Il prossimo alle Stanze del Vetro sarà Ettore Sottsass. Non mi è mai piaciuto granché. Vuoi vedere che invece mi sorprender­à anche stavolta?

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