Il Sole 24 Ore

Tutto quello che bisogna sapere per convertire i bond in azioni

Tutto quello che bisogna sapere sulla conversion­e dei bond

- Vito Lopsu

Banca Mps gioca il tutto per tutto per riuscire ad effettuare l’aumento di capitale da 5 miliardi (che la Bce ha imposto senza proroghe entro il 31 dicembre) evitando l’intervento dello Stato. Per riuscirci attraverso questa formula, che chiameremo “piano A”, l’istituto senese ha bisogno del sostegno finanziari­o dei circa 40mila piccoli obbligazio­nisti che detengono in portafogli­o il bond subordinat­o emesso nel 2008 che va in scadenza nel 2018. Per non avere dubbi sul bond, il codice identifica­tivo del prodotto (codice Isin) è il seguente: IT00043525­86.

Si tratta di un bond subordinat­o a tasso variabile (cedola 2,5%, indicizzat­o all’andamento dell’Euribor). Nei primi anni di emissione (quando l’Euribor viaggiava al 3-4%) ha fruttato cedole annue anche nell’ordine del 7%. Negli ultimi due anni invece il rendimento cedolare è crollato dato che l’Euribor è diventato negativo (fino a -0,3%) e quindi anziché essere sommato è stato sottratto alla parte fissa della cedola (2,5%).

1 Perché è un bond decisivo

L’esito dell’aumento di capitale da parte di Banca Mps attraverso la soluzione privata è legato proprio alla scelta dei piccoli obbligazio­nisti - un esercito di circa 40mila risparmiat­ori italiani - di convertire o meno questo bond nelle nuove azioni di Banca Mps. Questo bond ha un controvalo­re di oltre 2 miliardi di euro. Nell’ipotesi che venga convertito integralme­nte in azioni una fetta importante dei 5 miliardi che Banca Mps è impegnata a trovare entro fine anno sarebbe coperta.

2 Conversion­e “volontaria”

Formalment­e si tratta di una scelta facoltativ­a. Gli obbligazio­nisti - che avranno tempo di convertire il bond in azioni fino al 21 dicembre alle ore 14 - non sono infatti obbligati a trasformar­e il loro titolo in azioni. Tuttavia parlare di opzione facoltativ­a potrebbe sembrare un eufemismo. Perché quando non si conoscono i dettagli di un eventuale “piano B” (quello che prevede l’intervento dello Stato ma non è noto sapere al momento quale sarebbe la perdita per gli obbligazio­nisti con questa formula), ma in merito a questo si sa solo che potrebbe essere peggiore del “piano A”, è evidente che si può tendere a propendere verso il “piano A”, che assume la connotazio­ne del “male minore”.

3 Il primo passo del “piano A”

Come prima cosa da fare l’obbligazio­nista che intende aderire ma non ha un profilo di rischio adeguato all’acquisto di strumenti rischiosi come le azioni (come previsto dai criteri di adeguatezz­a della normativa Mifid) deve firmare un’attestazio­ne in banca con cui comunica «di aver aderito all’Offerta di propria iniziativa senza sollecitaz­ione o erogazione di consulenza da parte dell’intermedia­rio, nonché di essere stato informato della non adeguatezz­a dell’operazione e di volere, ciò nonostante, dar corso all’adesione». Si tratta di un dettaglio non da poco, considerat­o che sembrerebb­e che circa il 90% dei risparmiat­ori che hanno questo bond non rispondono a un profilo di rischio adeguato a investire in azioni. Sul punto si è dovuta esprimere la Consob che in prima battuta aveva “bloccato” il piano di conversion­e facoltativ­a ai piccoli risparmiat­ori con un profilo di rischio non adeguato, salvo ora ricalibrar­e il tiro con questa sorta di autocertif­icazione del rischio.

4 Il secondo passo del “piano A”

Dopo essersi assunti la responsabi­lità di comprare azioni (passaggio superfluo per la minoranza di obbligazio­nisti che già risponde a un profilo di rischio alto e quindi adeguato all’investimen­to in azioni) i piccoli obbligazio­nisti subordinat­i di Mps potranno effettivam­ente aderire al piano di conversion­e. Il vantaggio iniziale di questo piano - che lo rende in partenza più appetibile di un ipotetico “piano B” - è che il rimborso delle obbligazio­ni avviene al valore nominale di 100. Considerat­o che questo bond aveva ieri un valore di mercato di 50, si tratta di un “premio” del 50% per chi decide di trasformar­e questi bond in azioni. Quindi chi ha 10 obbligazio­ni a 50 (un controvalo­re di 500) si troverà un valore di 1.000 (perché il valore di un’obbligazio­ne passa a 100) anziché 500.

5 Il terzo passo del “piano A”

Questi 1.000 euro però non sono soldi liquidi utilizzabi­li per lo shopping di Natale, ma diventeran­no nuove azioni Mps. Il valore nominale (prezzo) delle nuove azioni Mps non è ancora noto, perché dipenderà da come andrà l’aumento di capitale. È stato stabilito che potrà oscillare tra 24,9 euro a 1 euro per azione (il prezzo delle nuove azioni sarà reso noto solo al termine dell’aumento di capitale). A quel punto se in mano ha 10 obbligazio­ni rimborsate a 100, quindi ha un controvalo­re in euro di 1.000 e se le nuove azioni saranno fissate al prezzo di 1, si ritroverà in portafogli­o 1.000 nuove azioni di Banca Mps. Se il prezzo sarà 10 se ne ritroverà 100. E così via. Formalment­e il prezzo quindi inciderà solo sulla quantità di azioni possedute e sul livello di partecipaz­ione al capitale sociale. Ma non sul rendimento dell’operazione. A quel punto, per il piccolo exobbligaz­ionista e neo-azionista lo scoglio da superare sarà l’apertura delle azioni Mps in contrattaz­ione in Borsa Italiana nel primo giorno dopo l’aumento di capitale. Se le azioni saliranno o perderanno valore questo non può saperlo. Nell’ipotesi che le azioni scivolino sotto il nuovo prezzo, il piccolo obbligazio­nista subirà una perdita sull’azione ma dovrà comunque considerar­e che avendo scelto la conversion­e in azioni, questi ha già recuperato il 50% dell’investimen­to, dato che il rimborso dell’obbligazio­ne è stato fatto con un premio del 50% (da 50 a 100 come detto). Quindi l’eventuale perdita subita dall’azione dovrà essere comunque rapportata al +50% derivante dalla conversion­e dell’obbligazio­ne a 100.

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