Tutele ancora ridotte e senza coordinamento
La “parità” con i dipendenti sul fronte del welfare e delle politiche per la famiglia si allontana. L’arrivo delle nuove tutele su maternità, malattia e formazione previste dal Jobs act degli autonomi, approvato solo da un ramo del Parlamento, è appeso alle incertezze politiche del momento (si veda l’articolo dedicato).
Il quadro attuale si presenta frastagliato: a tutte le autonome è riconosciuta l’indennità di maternità per i due mesi prima del parto e per i tre successivi, proprio come alle dipendenti. Ma se per artigiane e commercianti è ammessa la possibilità di continuare a lavorare, le iscritte alla gestione separata dell’Inps sono obbligate a sospendere il lavoro altrimenti perdono l’assegno (80% mensile del reddito medio dichiarato). Uno stop che per molte donne moltiplica il rischio di veder saltare ordini e clienti e che proprio il Ddl autonomi punta ad azzerare, riconoscendo l’indennità a tutte le “autonome” senza obbligo di astensione.
C’è poi parità sulla carta con le dipendenti per la chance di sostituire (in tutto o in parte) il congedo parentale (facoltativo) con un voucher “maternità” per pagare l’asilo nido o la baby sitter sia per le iscritte alla gestione separata sia per le autonome agricole, artigiane e commercianti. Queste ultime però sono rimaste bloccate per gran parte del 2016, perché la circolare Inps con le indicazioni operative è arrivata solo lunedì scorso. Per accedere ai 2 milioni che finanziano lo strumento quest’anno c’è tempo fino al 31 dicembre (per il 2017 la legge di bilancio ha aumentato il tesoretto a 10 milioni). Da notare poi che il “buono” da 600 euro mensili può essere chiesto al massimo per 3 mesi, perché il congedo che va a sostituire dura la metà rispetto alle dipendenti. Per le libere professioniste iscritte agli Ordini, invece, non ci sono né congedi parentali né voucher maternità. E nessun congedo obbligatorio per l’arrivo di un figlio spetta ai padri con la partita Iva, mentre per i dipendenti c’è la proroga per il 2017 di due giorni di stop, che saliranno a quattro nel 2018.
Alcuni passi avanti verso la parità sono stati, comunque, fatti con il Dlgs 80/2015, attuativo del Jobs act, con due novità: e la prima prevede che, in caso di adozione nazionale o internazionale, alle iscritte alla gestione separata Inps vada un’indennità di maternità per i 5 mesi successivi all’ingresso del minore in famiglia; r la seconda garantisce il diritto all’assegno anche se il committente non ha versato i contributi.
Alle madri libere professioniste, infine, spetta l’indennità di maternità anche in caso di adozione e affidamento, al pari delle dipendenti. E se entrambi i genitori sono liberi professionisti, l’assegno spetta anche al padre, in alternativa e per la parte che sarebbe spettata alla madre, nei casi di impossibilità della stessa (malattia, decesso, abbandono o affidamento esclusivo al padre).