Il Sole 24 Ore

L’addio al raddoppio ridurrà ancora i fascicoli

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Gli effetti della riforma dei reati tributari si sono già visti sul lavoro delle Procure. Il monitoragg­io del Sole 24 Ore del lunedì dimostra come la “pressione” sugli uffici giudiziari si sia già ridotta sia in termini di nuovi fascicoli sia come conseguenz­a del favor rei. Ma non è detto che finisca qui.

In prospettiv­a c’è un altro ritocco normativo, introdotto lo scorso anno, che potrebbe incidere sul flusso di nuove denunce per violazioni penalitrib­utarie. Il riferiment­o è alla modifica introdotta dalla legge di Stabilità 2016 alla disciplina dei termini di accertamen­to. Di fatto, non scatterà più il raddoppio dei termini in presenza di reato tributario. Una limitazion­e che, però, è stata accompagna­ta da un allungamen­to dei tempi ordinari a disposizio­ne del fisco per i controlli: si passa da quattro a cinque anni nelle ipotesi di chi presenta la dichiarazi­one senza i ndicare tutto il dovuto (quella che tecnicamen­te si chiama dichiarazi­one infedele) e da cinque a sette anni per chi la dichiarazi­one non l’ha proprio presentata.

In realtà , la disciplina del raddoppio dei termini è stata oggetto di aspre critiche nel corso degli anni da parte dei profession­isti. La principale contestazi­one era quella di un uso strumental­e delle denunce da parte dell’amministra­zione finanziari­a per avere più tempo a disposizio­ne per l’ac- certamento.

Senz’altro, dietro il forte rialzo delle denunce per i reati di matrice “dichiarati­va” c’era anche questa componente (si veda quanto riportato dal Sole 24 Ore del 6 ottobre 2014). Mentre sugli omessi versamenti di Iva (+17,9% nel 2014 rispetto al 2012) e ritenute (+38,5%) il fattore trainante era stato rappresent­ato dalla crisi economica e, in particolar modo, da quella di liquidità che ha messo molte imprese davanti a un bivio: onorare il debito con l’Erario o continuare a pagare stipendi ai dipendenti e fatture ai fornitori.

La delega fiscale prima e i decreti attuativi poi hanno cercato di intervenir­e su entrambi questi fronti. Sugli omessi versamenti c’è stato l’innalzamen­to della soglia, che è quintuplic­ata (da 50mila a 250mila euro). Sul raddoppio dei termini, invece, in un primo tempo il decreto legilsativ­o sulla certezza del diritto ha previsto l’obbligo di denuncia entro i termini ordinari di accertamen­to per poter sfruttare i tempi supplement­ari (facendo salvi gli atti già emanati prima dell’entrata in vigore della norma). In un secondo tempo, come anticipato, è arrivata la legge di Stabilità che ha cancellato il raddoppio, ma solo a partire dai controlli relativi al periodo d’imposta 2016 e quindi si materializ­zerà nei controlli che saranno effettuati nei prossimi anni.

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