Il Sole 24 Ore

Trasparenz­a Pa, conto alla rovescia

- Di Valeria Uva

Alla (vera) partenza dell’accesso civico pieno e alla nuova trasparenz­a online della Pa mancano poche ore: entro venerdì 23 dicembre tutte le amministra­zioni pubbliche devono «aprirsi» alle richieste di accesso di chiunque e pubblicare sul sito altre informazio­ni chiave sui propri costi, sui compensi ai dirigenti e sugli appalti. Scadono, infatti, il 23 dicembre i sei mesi di tempo dati alle amministra­zioni pubbliche, alle società controllat­e a enti, Ordini e fondazioni per adeguarsi alle nuove regole sulla trasparenz­a pubblica, contenute nel decreto Foia (dall’inglese Freedom of informatio­n act) .

Il primo effetto di questa scadenza è che da venerdì chiunque può chiedere a un’amministra­zione di vedere documenti, anche senza dimostrare un interesse specifico e senza motivazion­e. Siamo all’ultimo gradino dell’accesso pubblico, che ora conosce davvero pochi limiti. A parte, infatti, alcune importanti eccezioni per questioni di sicurezza e ordine pubblico, stabilità politica ed economica, difesa e relazioni internazio­nali, praticamen­te tutta l’attività della Pa e non più solo quella già soggetta a obbligo di pubblicazi­one deve essere resa pubblica su richiesta.

Ma il Foia allunga di molto anche l’elenco delle informazio­ni che ogni amministra­zione, comprese quelle locali, deve pubblicare sul proprio sito. Trasparent­i devono essere da venerdì i redditi e i patrimoni degli assessori regionali e dei consiglier­i dei Comuni con più di 15mila abitanti. Stessi obblighi per gli stipendi dei dirigenti pubblici, i quali a loro volta devono rendere noti tutti gli incarichi e i compensi in modo da controllar­e il rispetto del tetto dei 240mila euro di retribuzio­ne massima. Anche sugli appalti, il Foia impone di mettere online tempi e costi delle opere pubbliche, con nomi e criteri dei prescelti.

Chi non si adegua rischia pesanti conseguenz­e: la mancata pubblicazi­one di redditi e patrimoni di politici e dirigenti è punita con una sanzione pecuniaria che va da 500 a 10mila euro. Ora a comminare le sanzioni sarà direttamen­te l’Anticorruz­ione di Raffaele Cantone, che ha già messo a punto il regolament­o, in vigore dal 5 dicembre scorso.

Ma il Foia e la nuova trasparenz­a partono con un punto debole. Anche questo è uno dei decreti previsti dalla legge Madia di riforma della Pa. E anche questo, quindi, è stato adottato con il semplice parere delle Regioni e senza l’intesa, che era invece necessaria secondo la Corte costituzio­nale. Un vulnus che rischia di togliere forza e concretezz­a agli obblighi di trasparenz­a e di accesso pieno in capo alle amministra­zioni. Almeno fino a quando non si raggiunger­à davvero l’accordo con le Regioni e si correrà ai ripari sulla legge di riforma della Pa.

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