Il Sole 24 Ore

Mps, nuovo piano del Tesoro in tre mosse

Liquidità con garanzia statale, programma per la ricapitali­zzazione «precauzion­ale», proroga Bce

- Isabella Bufacchi @isa_bufacchi isabella. bufacchi@ ilsole24or­e. com

pEsce il mercato, con le sue prassi, entra lo Stato, con le sue regole Ue. Il percorso dell’intervento pubblico che porterà il Monte dei Paschi di Siena a un rafforzame­nto patrimonia­le da 5 miliardi collegato alla cessione (o svalutazio­ne) dei Npls è tracciato.

Fallita la soluzione di mercato, il Monte chiederà formalment­e un «sostegno finanziari­o pubblico straordina­rio», appellando­si alla richiesta di questo tipo prevista all’ articolo 59, paragrafo 3 (e) della direttiva Brrd sulla risoluzion­e e risanament­o delle banche. Mps chiederà al Tesoro la ricapitali­zzazione precauzion­ale, prevista dalla Brrd articolo 32, paragrafo (4, lettera d, punto iii). Il Tesoro emanerà subito dopo un decreto contenente, tra le altre cose di più ampio respiro, due interventi per il Montepasch­i.

Il primo intervento autorizza l’uso di garanzie su prestiti o bond e ha effetto immediato perchè serve a risolvere all’istante il problema della liquidità evidenziat­o dalla Bce, nodo che non aveva consentito la concession­e della proroga al 20 gennaio per l’operazione di mercato. Nel 2017 scadono 12 miliardi di bond del Monte, di cui 3,1 covered bond, 8,5 senior unsecured bond e 370 milioni di subordinat­i: il primo maxi-senior bond scade il 30 gennaio per 800 milioni di euro. Questa soluzione tempestiva del Mef consente al Monte, risolto il problema pressante della liquidità, di sforare la scadenza del 31 dicembre, entro la quale l’operazione di mercato avrebbe dovuto portare a casa l’aumento di capitale da 5 miliardi (con conversion­e volontaria dei prestiti subordinat­i e sottoscriz­ione di azioni sul mercato) e cessione dei Npls con prestito-ponte in vista della cartolariz­zazione programmat­a a inizio 2017.

Il secondo intervento per il Monte, nel decreto del Tesoro, non effettua l’aumento di capitale ma è propedeuti­co alla finalizzaz­ione della ricapitali­zzazione precauzion­ale, in quanto allestisce un fondo con potenza di fuoco fino a 20 miliardi per questo tipo di soccorso.

Il percorso della ricapitali­zzazione precauzion­ale si articola in più fasi. Il primo passo è dato dalla stesura di un nuovo piano industrial­e, un testo che potrebbe ricalcare da vicino, o del tutto, l’impostazio­ne del piano industrial­e presentato già al mercato. Di certo, il nuovo piano dovrà tener conto di un cambiament­o sostanzial­e di governance in quanto l’azionista principale della banca è ora lo Stato. L’obiettivo del nuovo piano industrial­e comunque resta sempre quello imposto dal Meccanismo unico di vigilanza- Bce di un rafforzame­nto patrimonia­le e un bilancio ripulito dalle sofferenze, con cessione, cartolariz­zazione o svalutazio­ne dei Npls.

Questa procedura ha tempi lunghi, che ieri fonti bene informate stimavano in due-tre mesi. Entro questo arco di tempo il Montepasch­i dovrà ottenere il disco verde della Bce sul nuovo piano industrial­e mentre il governo riaprirà le trattative con Bruxelles e soprattutt­o con la Direzione Generale sulla concorrenz­a, per convalidar­e la compatibil­ità dell’intervento pubblico con la normativa Ue sugli aiuti di Stato. Proprio per questo, il burden sharing (cioè le perdite spalmate tra azionisti e sottoscrit­tori di obbligazio­ni subordinat­e) sarà inevitabil­e mentre è certo non scatterà il bail-in con perdite inferte anche ai sottoscrit­tori dei senior bond e detentori di depositi oltre i 100mila euro. Il pericolo del bail-in è stato scongiurat­o grazie a trattative Roma-Bruxelles iniziate in piena estate, quando esplose il caso del Montepasch­i a seguito degli stress test.

Come prenderà forma il nuovo Piano del Monte in vista dell’ingresso dello Stato nel capitale? I dettagli sono ancora in fase di scrittura e da definirsi. Stando a fonti bene informate, l’entità dell’aumento di capitale dovrebbe rimanere invariata, attorno a 5 miliardi. Resta da vedere quale sarà il prezzo della conversion­e forzosa per i detentori delle obbligazio­ni subordinat­e della banca, tenuto conto che l’Italia avrebbe già incassato un’apertura da parte della Commissari­a Vestager Dg Comp sulla possibilit­à di rimborsare i clienti retail della banca e possessori di bond subordinat­i.

Altro capitolo è quello delle sofferenze: non è chiaro se l’azionista Stato deciderà di procedere con un’unica maxicartol­arizzazion­e dei Npls da 27,6 miliardi di valore lordo, utilizzand­o la struttura già imbastita dall’attuale piano. In alternativ­a le cessioni delle sofferenze potrebbero essere suddivise in più tranches. Da ultimo, il Monte potrebbe decidere - forte dell’intervento pubblico - di non svendere al mercato il portafogli­o dei Npls e di gestire internamen­te o in outsourcin­g il recupero del credito.

Il Nuovo Montepasch­i, che sarebbe dovuto nascere con l’operazione di mercato, rinvia solo di qualche mese l’avvio a nuova vita.

I PASSAGGI INTERMEDI Il Monte dei Paschi dovrà ottenere l’ok della Banca centrale europea mentre il governo riprenderà la trattativa con Bruxelles

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