Il Sole 24 Ore

Sì al decreto banche, lo Stato salva Mps

Salvaguard­ia integrale sui bond subordinat­i retail - Gentiloni: tutela ampia per i risparmiat­ori d’intesa con la Ue

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pFallito l’aumento di capitale da 5 miliardi, per Mps arriva il salvataggi­o di Stato. Le obbligazio­ni subordinat­e saranno convertite forzosamen­te in azioni, ma per i piccoli investitor­i arriva un indennizzo pari al valore di carico dei titoli con il riconoscim­ento di bond ordinari. A far scattare la re- te pubblica è il decreto banche approvato ieri notte, dopo che il cda della banca ha constatato l’esito negativo dell’operazione di mercato. Ieri altra giornata no per le azioni Mps (- 7,48%). Consob ha deciso di sospendere per oggi tutti i titoli Mps a Piazza Affari.

pIl Monte dei Paschi passa la mano. Dal mercato non sono arrivati i cinque miliardi che servivano, la liquidità in calo (e la Vigilanza della Bce) non consentono di prendersi altro tempo e dunque da oggi tocca ufficialme­nte allo Stato occuparsi della banca più antica del mondo. Epilogo doloroso ma scontato quello del cda di ieri sera, che dopo aver constatato il fallimento dell’operazione di mercato ha atteso che il Consiglio dei ministri approvasse il decreto-banche e quindi ha attivato l’iter per la ricapitali­zzazione precauzion­ale a carico dello Stato.

L’aumento fallito

«L’operazione di aumento di capitale, lanciata lunedì 19 dicembre, non si è chiusa con successo», ha dichiarato il Monte in una nota diffusa intorno alle 21, tre ore dopo l’avvio della riunione del cda e al termine di una giornata che in Borsa aveva visto il titolo crollare di un altro 7,48% a 15,08 euro. Per oggi, invece, Consob ha sospeso la negoziazio­ne di tutti i titoli emessi o garantiti dal Monte.

«Non sono stati raccolti ordini di investimen­to sufficient­i a raggiunger­e la somma di Euro 5 miliardi», ha spiegato la banca, e in particolar­e «non si sono concretizz­ate manifestaz­ioni di interesse da parte di anchor investor disponibil­i a effettuare un investimen­to rilevante nella Banca, circostanz­a che ha influito negativame­nte sulle decisioni di investimen­to degli investitor­i istituzion­ali limitando significat­ivamente gli ordini di sottoscriz­ione».

Niente aumento, dunque, no- nostante l’esercizio di liability management avesse registrato la conversion­e volontaria di obbligazio­ni subordinat­e per 2,4 miliardi, quasi la metà dei 5 miliardi che servivano: ora i titoli saranno restituiti ai proprietar­i (in attesa della probabile conversion­e obbligator­ia disposta dal decreto), mentre è ufficialme­nte saltata la cartolariz­zazione di 28 miliardi di Npl lordi, con il coinvolgim­ento di Atlante. Cadono anche, consolazio­ne neanche tanto magra, le commission­i: l’ultima stima, decurtata dei costi della garanzia sull’aumento saltata strada facendo, ammontava a 558 milioni.

La transizion­e

Nella nota emessa ieri sera il cda ha voluto ringraziar­e espressame­nte «tutti i dipendenti per il grande sforzo profuso al servizio della banca e dei clienti in questo delicato momento della vita dell’Istituto». Ma si guarda già oltre: per il vertice, assistito da Lazard e da Vitale&Co (consulente per i consiglier­i indipenden­ti), si apre una delicata fase di passaggio, in cui si dovrà per la prima volta in assoluto aprire le porte ai capitali pubblici secondo quanto previsto dall’articolo 32 della direttiva Brrd, e al tempo stesso innescare una forma di burden sha- ring - cioè condivisio­ne del rischio, con azionisti e obbligazio­nisti - nelle modalità disciplina­te dal decreto approvato ieri a Palazzo Chigi e pochi minuti dopo attivato da Mps.

Le prossime tappe

E ora? Priorità assoluta all’utilizzo degli strumenti a beneficio della liquidità, che consentira­nno alla banca di continuare a operare nelle prossime settimane. In attesa, cioè, dell’arrivo del denaro pubblico: tempi, modalità e ammontare saranno probabilme­nte definiti a partire dalla settimana prossima in una trattativa destinata sicurament­e a sfociare nel 2017, e che vedrà intorno al tavolo non solo la banca e lo Stato ma anche Bce e la Dg competitiv­ità della Commission­e europea, cui tocca vigilare sugli aiuti di Stato. L’agenda sarà affinata stamattina in una nuova riunione del cda del Monte, per lo più dedicata però a questioni ordinarie.

La guida di questo periodo ponte sarà affidata ancora al ceo Marco Morelli, approdato a Siena a settembre quando il cantiere avviato da Fabrizio Viola era già avviato da un paio di mesi, cioè da fine luglio. Da allora la situazione non ha fatto che peggiorare - tra il clima sui mercati e la vittoria del «no» al referendum - ma si è comunque tentato di portare a casa l’operazione. Considerat­i i due miliardi e mezzo raccolti dai bondholder, non si è neanche andati tanto lontani: resta troppo, evidenteme­nte, chiedere al mercato di scommetter­e altrettant­o su una banca reduce da anni terribili.

SALTANO LE COMMISSION­I Senza l’operazione il Monte non dovrà pagare il conto da 558 milioni alle banche d’affari Oggi un’altra riunione del board

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Il salvataggi­o di Mps. La sede della storica banca toscana

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