Il Sole 24 Ore

Lo Stato torna nelle banche ma deve agire da imprendito­re

- Di Alessandro Graziani

La lunga crisi economica e finanziari­a globale partita nel 2007, che in Italia ha determinat­o il più rilevante crollo del Pil e della produzione industrial­e dal Dopoguerra, ha determinat­o ovunque nel mondo gravi crisi delle banche e conseguent­i salvataggi pubblici. Dagli Usa alla Germania, dalla Spagna all’Irlanda fino all’Olanda, gli Stati sono intervenut­i per ricapitali­zzare le banche. Non c’è dunque da meraviglia­rsi se anche l’Italia ha deciso di seguire questa strada. Sorprende piuttosto che la nazionaliz­zazione non sia stata fatta prima, almeno dal 2011, senza aspettare di ritrovarsi in situazioni di emergenza come quella di Mps e anticipand­o le nuove regole Ue sui salvataggi bancari. Ne avrebbe tratto beneficio l’economia, con una più decisa riattivazi­one del credito alle imprese, e si sarebbe evitato l’effetto contagio sull’intero sistema bancario e finanziari­o nazionale, che negli ultimi anni è stato costretto al ruolo di «supplente» dello Stato iniettando capitali nelle banche in crisi.

Il ritorno dello Stato nel capitale delle banche italiane, a partire da Mps, va a interrompe­re il lungo processo di privatizza­zioni che si era aperto all’inizio degli anni ’ 90. L’addio dello Stato al credito avvenne per una serie di motivi: ridurre il debito pubblico, allontanar­e il mondo del credito dal controllo politico e aumentare la redditivit­à del sistema.

Paradossal­mente, il Monte Paschi torna a controllo pubblico dopo anni di maxi-perdite prodotte dalla gestione privata. Neanche le prospettiv­e reddituali future del nuovo Mps senza crediti in sofferenza prospettat­e dal cosiddetto piano JP MorganMedi­obanca sono riuscite ad attrarre investitor­i.

L’intervento dello Stato, necessaria­mente di natura temporanea, dovrà dunque essere di natura imprendito­riale e avere come obiettivo prioritari­o far ritrovare a Mps un livello di redditivit­à tale da avere appeal per gli investitor­i quando lo Stato cederà le quote nei prossimi anni. Il Montepasch­i «statale» dovrà procedere con decisione con il piano di ristruttur­azione già delineato, azionando le leve del taglio dei costi e della chiusura degli sportelli. È necessario che anche la governance, a partire dalla composizio­ne del consiglio di amministra­zione, sia adeguata alle sfide del mercato, dimentican­do le vecchie logiche politiche di quando, negli anni ’80, le nomine nelle banche pubbliche venivano fatte dal Cicr col manuale Cencelli.

Il ritorno dello Stato nel mondo del credito è benvenuto perché serve a tamponare alcuni casi di emergenza e ad alleviare dal compito dei salvataggi il resto del sistema delle banche sane. Ma è necessario che lo Stato si comporti con logica imprendito­riale.

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