Nodo Npl, svolta sul «burden»
Il banco di prova del Monte dei Paschi di Siena, e della prima forma di “ricapitalizzazione precauzionale”, ha messo sul piatto dello Stato due nodi da sciogliere, interconnessi e legati alla fiducia sulle banche. Il primo, il burden sharing, si è risolto con la tutela del risparmio e un meccanismo che prevede la conversione forzosa delle obbligazioni subordinate per i risparmiatori alla pari. Ma questo avrà dei riflessi sugli istituzionali. Il secondo nodo resta: a quale prezzo e in quali modalità saranno ridotti i NPLs.
La fiducia nel sistema bancario e i requisiti patrimoniali sempre più stringenti imposti dalla vigilanza prudenziale sono interconnessi. Il circolo virtuoso è presto detto: tanto maggiore il capitale accantonato a copertura dei rischi e tanto più solidi i ratios patrimoniali, tanto più forte è la fiducia riposta in una banca. Ma esiste anche un circolo vizioso: quando una banca non riesce a rafforzarsi patrimonialmente e a cedere o svalutare o deconsolidare le sofferenze, entro tempi e modalità imposti dagli organi di vigilanza, la fiducia si sgretola. E quando il burden sharing è imposto, le perdite inflitte sui risparmiatori su vasta scala aumentano la sfiducia. Per risolvere questo corto circuito, per esaltare le virtù delle regole e soffocarne i vizi, entra ora in scena lo Stato con un inedito plafond fino a 20 miliardi di sostegno al sistema bancario, utilizzato per primo dal Montepaschi per la ricapitalizzazione precauzionale e con un meccanismo di tutela dedicato per i risparmiatori detentori di obbligazioni subordinate.
Il Tesoro deve muoversi all’interno dei rigidi steccati del nuovo quadro normativo europeo, in equilibrio tra la direttiva Brrd su risanamento e risoluzione delle banche e la Comunicazione della Commissione europea sugli aiuti di Stato per le banche. L’intervento finanziario pubblico in Europa può essere solo “straordinario” e con “burden sharing” in circostanze eccezionali e per banche in bonis. Come per l’appunto il Monte, alle prese con una carenza di capitale post-stress test e mercato chiuso.
Il banco di prova del Mps, e di quella che ieri è emersa nella forma della ricapitalizzazione precauzionale, ha messo sul piatto dello Stato, del Governo, in particolare del Tesoro e della Banca d’Italia, due nodi da sciogliere, anch’essi interconnessi: 1) il burden sharing, cioè, la definizione dei termini della conversione forzosa dei sottoscrittori di obbligazioni subordinate del Monte; 2) la cessione o svalutazione delle sofferenze, cioè, a che prezzo e in quale modalità verrà gestito il portafoglio dei Npls.
Il burden sharing sui 4,7 miliardi di obbligazioni subordinate del Monte è previsto venga attuato dallo Stato con conversione forzosa, a condizioni che potrebbero rivelarsi peggiorative per gli investitori istituzionali rispetto alla conversione volontaria (l’offerta nell’operazione di mercato era alla pari per i retail, istituzionali molto vicino alla pari - sopra la pari tenuto conto delle cedole incassate - e subordinati più rischiosi attorno a quota 23). Per evitare il marchio dell’aiuto di Stato,e ottenere il disco verde della DG Comp guidata da Commissario europeo per la concorrenza Vestager, ma al tempo stesso per rafforzare la fiducia dei risparmiatori nelle banche, il Governo ha ideato un meccanismo di tutela del retail per una conversione alla pari, al 100%. Questa modalità risolve anche il problema del contenzioso per la banca, che rischiava di aprirsi su decine di migliaia di cause (fino a 40mila i risparmiatori coinvolti) facendo lievitare i costi legali. Scagionato ilrischio della perdita di fiducia dei risparmiatori nei bond bancari, resta da vedere se restarà aperto ora il pericolo di cannibalizzare il mercato dei prestiti subordinati venduti agli investitori istituzionali (in
GLI ISTITUZIONALI Resta da capire quale sarà il prezzo di conversione dei bond subordinati per gli investitori istituzionali
Portogallo il mercato all’ingrosso si è chiuso dopo il rimborso integrale e indiscriminato dei retail). Il nodo del burden sharing resta nella misura in cui le perdite ricadranno sugli istituzionali: tutto dipenderà, in ultima analisi, dall’ entità dell’ aumento di capitale di cui lo Stato sarà disposto a farsi carico.
Il secondo nodo è relativo alle sofferenze: lo Stato deciderà come smaltirle, con l’ok della Bce. Diverse le opzioni : la cartolarizzazione - che piace a Francoforte - potrebbe rimanere lo strumento principe di un’eventuale cessione, con una serie di emissioni e non un’operazione gigante; i Npls potrebbero essere impacchettati in un’unica tranche di senior bond senza tranche mezzanine al Fondo Atlante (che ha già altro da fare e i cordoni della borsa tirati) e con senior mezzanine ed equity piece che restarebbero alla banca e non più agli azionisti, con deconsolidamento successivo. Il prezzo di vendita dei Npls potrebbe essere più basso di quello dato nell’operazione di mercato per facilitare la cartolarizzazione, in virtù del fatto che l’incasso in eccesso dal recupero dei crediti confluirebbe comunque nelle casse della banca.