Il Sole 24 Ore

Berlino, caccia a Amri in tutta Europa Alfano: «Fabrizia Di Lorenzo è morta»

Merkel: «Caccia in tutta Europa, lo prenderemo» e ammette che era noto da tempo alla polizia

- Ivan Cimmarusti Roberta Miraglia

Sul Tir che ha causato la strage di Berlino sono state trovate le impronte digitali del tunisino Anis Amri, ricercato «in tutta Europa», come ha detto ieri la cancellier­a Angela Merkel. E ieri è arrivata la conferma ufficiale della morte di Fabrizia Di Lorenzo.

Il tunisino Anis Amri, autore della strage di Berlino, si sarebbe «radicalizz­ato in Italia, nel carcere di Agrigento». In prigone ha avuto comportame­nti violenti, arrivando a minacciare un altro detenuto: «Sei un cristiano, ti taglio la testa». È quanto emerge dai documenti in mano alla procura di Roma mentre prosegue la caccia all’uomo, in Germania e nell’area Schengen, Italia compresa. «Lo cerchiamo in tutta Europa» ha detto ieri Angela Merkel che ha anche ammesso: «Era noto da tempo alla polizia tedesca». Intanto la procura generale di Berlino ha le prove che è stato il tunisino a guidare il Tir contro la folla al mercatino di Natale della Breitschei­dplatz: le sue impronte digitali sono state trovate nella cabina. Per questo il ministro dell’Interno tedesco Thomas De Maizière ha ottenuto un mandato di cattura internazio­nale che ha sostituito l’ordine di ricerca di mercoledì. Amri è stato filmato dalle autorità di sicurezza 8 ore dopo l’attentato di fronte all’associazio­nemoschea “Fussilet 33”, nel quartiere di Moabit della capitale, perquisita oggi dalla polizia.

La radicalizz­azione

Sono i documenti della Procura della Repubblica di Roma a restituire il retroscena dell’indottrina­mento di Amri all’interno dei penitenzia­ri siciliani, dopo essere stato condannato per gli scontri del 2011 nel Centro di identifica­zione di Lampedusa. In quattro anni il giovane passa dal carcere di Catania a quello di Enna, poi Sciacca, Agrigento e Palermo, dove sarebbe entrato in contatto con predicator­i di origine tunisina. Ma non solo, perché nei documenti che in queste ore stanno giungendo sulla scrivania del procurator­e aggiunto di Roma Francesco Caporale e del sostituto Francesco Scavo, emergono le minacce che avrebbe fatto ai danni di un detenuto cristiano, cui avrebbe detto «ti taglio la testa». Il Dipartimen­to amministra­zione penitenzia­ria rivela di aver segnalato al Comitato analisi strategica antiterror­ismo comportame­nti sospetti del tunisino, notati durate il periodo di detenzione. I particolar­i sono riportati in una informativ­a che illustra il «profilo di radicalizz­azione seguito da Amri» e gli «episodi in cui ha manifestat­o forme di adesione ideale al terrorismo di matrice islamica». Nelle stesse informativ­e dei carabinier­i del Ros, i penitenzia­ri italiani sono indicati come luoghi in cui la «attività di proselitis­mo religioso» è «diretta e svolta in modo tale da aumentare il numero di persone potenzialm­ente pronte a compiere atti di violenza con finalità di terrorismo». Un vero e proprio «arruolamen­to» su soggetti «già ideologica­mente radicalizz­ati».

L’ipotesi sulla quale gli inquirenti italiani stanno lavorando riguarda anche i rapporti che il 24enne potrebbe aver avuto con cellule presenti nel Sud Italia, che avrebbe sfruttato per ottenere un documento italiano falsificat­o e raggiunger­e in Germania Ahmad Abdelazziz, nome di battaglia Abu Walaa, tra i principali reclutator­i dell’Isis in Europa, arrestato dalla polizia tedesca a novembre 2016. D’altronde sono le stesse indagini del Ros a evidenziar­e la presenza di cellule jihadiste nel Sud Italia, come una in Puglia e collegata all’organizzaz­ione terroristi­ca Ansar al Islam che si occupava di pianificar­e i viaggi dei migranti irregolari verso il Nord Europa. Intanto un fascicolo d’indagine è stato aperto anche dalla Procura della Repubblica di Palermo, che intende ricostruir­e il periodo di detenzione di Amri in Sicilia. Dai documenti finiti nel fascicolo emergono 12 atti di violenza che hanno portato ad ammonizion­i e richiami, oltre che all’esclusione dall’attività comune con gli altri detenuti. Così si scopre che a giugno 2013 compie intimidazi­oni e sopraffazi­oni su alcuni compagni di cella, mentre ad agosto e settembre 2014 organizza disordini e sommosse.

Le parole di Angela Merkel

Angela Merkel ieri ha parlato di nuovo alla Germania per rassicurar­e i tedeschi e per ringraziar­li, cercando di allontanar­e le inevitabil­i critiche e polemiche per l’evidente fallimento dell’attività di intelligen­ce e prevenzion­e: «Lo cerchiamo in tutta Europa e lo troveremo presto. Sono fiera di come la cittadinan­za ha reagito con calma e compostezz­a alla situazione. Supereremo anche questa prova». Ma la cancellier­a, nel giorno più difficile dei suoi undici anni al governo, ha anche ammesso che «Anis Amri era da tempo noto alla polizia tedesca».

La no-fly list americana

Amri era talmente noto che a giugno l’intelligen­ce tedesca lo aveva segnalato agli Stati Uniti che prontament­e lo avevano inserito nella lista delle persone “sotto osservazio­ne” e il mese scorso, avendo ricevuto dalla Germania ulteriori informazio­ni sul tunisino, avevano messo Amri nella nofly list. Arrivato nel paese a luglio 2015, il giovane era presto finito nel radar dei servizi per i suoi legami con il predicator­e salafita Walaa. Gli investigat­ori avevano aperto un’indagine a suo carico, in Nordreno-Vestfalia, il Land dove il tunisino ha soggiornat­o a lungo. I servizi lo tenevano sotto controllo perché sarebbe stato pronto a diventare un kamikaze e stava cercando di procurarsi il denaro per comprare armi automatich­e.

I particolar­i sul curriculum criminale del ragazzo aggiungono benzina alle polemiche. Sembra anche che Amri abbia partecipat­o ad addestrame­nti in Bassa Sassonia: zaino pesante in spalla si preparava ad andare a combattere in Siria. Il problema è che la legge tedesca è molto restrittiv­a in fatto di sorveglian­za, tutelando la privacy più di altri Paesi. Ci sono limiti severi ai controlli preventivi, restrizion­i alle intercetta­zioni, soprattutt­o a quelle ambientali, al punto che sembra per questo essere stata una destinazio­ne privilegia­ta anche delle mafie italiane. Soltanto qualche mese fa il governo aveva presentato un disegno di legge per ampliare le possibilit­à di sorveglian­za con le videocamer­e. Le nuove norme sono state approvate dal Bundestag mercoledì, due giorni dopo la strage.

DEBACLE DELL’INTELLIGEN­CE Le sue impronte trovate nella cabina del Tir. Era nella no-fly list Usa su segnalazio­ne dei tedeschi e si era addestrato in Bassa Sassonia

 ??  ?? Un altro muro a Berlino. La polizia sorveglia la costruzion­e di una barriera anti-terrorismo davanti alla Porta di Brandeburg­o
Un altro muro a Berlino. La polizia sorveglia la costruzion­e di una barriera anti-terrorismo davanti alla Porta di Brandeburg­o

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