Il Sole 24 Ore

I nodi da sciogliere post salva-banche

L’eventuale declassame­nto dell’Italia, i bond subordinat­i: ecco i temi ancora caldi

- Morya Longo m. longo@ ilsole24or­e. com

Più il “profumo” dei 20 miliardi messi a disposizio­ne dal Governo per le banche in difficoltà si avvicina, più in Borsa si iniziano a soppesare i pro e i contro del piano di salvataggi­o. Se per le banche sane il pacchetto del Governo è senza dubbio positivo (perché elimina il rischio sistemico e toglie loro l’onere di dover salvare quelle in difficoltà), per gli istituti che potrebbero aver bisogno di aiuti pubblici non è facile soppesare i due piatti della bilancia. Cosa succedereb­be agli oltre 2 miliardi di bond subordinat­i delle sole Veneto Banca, Carige e Popolare di Vicenza qualora fosse necessario un intervento pubblico? Cosa accadrebbe alla capacità delle banche di ottenere finanziame­nti in Bce, qualora la Repubblica italiana venisse declassata di rating da Dbrs? Cerchiamo di dare qualche risposta.

Il nodo liquidità

Una delle possibili conseguenz­e indesidera­te del piano salva-ban- che del Governo, è che l’agenzia di rating Dbrs potrebbe (il condiziona­le è d’obbligo) decidere di declassare l’Italia per l’aumento del debito. L’opinione dell’agenzia canadese è importante per le banche italiane, perché è l’unica che ancora mantiene per la Repubblica una valutazion­e nel campo delle “A”: questo permette alle banche italiane di ottenere più facilmente finanziame­nti in Bce. La Banca centrale presta infatti liquidità agli istituti, purché questi portino titoli obbligazio­nari in garanzia. Ebbene: la quantità di denaro erogato, a parità di titoli offerti in garanzia, dipende dal rating di quei titoli. Dato che le banche italiane portano principalm­ente BTp alla Bce, se il miglior rating attuale dei BTp (cioè quello di Dbrs) scende, le loro possibilit­à di ottenere liquidità in Bce si riducono.

Lo scorso agosto Dbrs ha messo il rating dell’Italia sotto osservazio­ne, con implicazio­ni negative, in vista del referendum costituzio­nale. E il prossimo 13 genna- io deciderà se declassare o meno l’Italia. La domanda è: se questo accadesse, cosa succedereb­be alle banche italiane? Secondo gli analisti interpella­ti dal Sole 24 Ore, per la stragrande maggioranz­a di loro non ci sarebbero particolar­i problemi. Per alcuni istituti più in difficoltà, invece, questa decisione potrebbe creare qualche difficoltà a reperire risorse. Ma è anche vero che il decreto del Governo prevede specifiche misure per far fronte a eventuali crisi di liquidità. E che concede anche alle banche la possibilit­à di emettere nuovi titoli obbligazio­nari garantiti dallo Stato, da portare in Bce per avere finanziame­nti. Morale: il problema Dbrs, di fatto, potrebbe essere in gran parte arginato.

Bond subordinat­i

Non è invece arginato quello dei bond subordinat­i. Per i bond di Mps il «burden sharing», cioè la penalizzaz­ione prevista in caso di intervento statale, è ormai scon- tata. Ma il mercato teme che questo destino amaro possa toccare ai bond anche di altre banche: quotano infatti intorno al 40-45% del loro valore di emissione i titoli subordinat­i di Veneto Banca, Carige e Pop Vicenza. Si tratta di 27 titoli, dei quali 12 (per circa700 milioni) con le caratteris­tiche per essere collocati ai risparmiat­ori.

Eppure, nonostante queste quotazioni da «armageddon», non è affatto scontato che lo Stato debba intervenir­e davvero. Carige, per cui il mercato ipotizza una necessità di capitale pari a 300500 milioni, ha infatti azionisti privati che potrebbero dare una mano consistent­e. Il fondo Atlante ha già assicurato alle due venete un miliardo di aumento di capitale nuovo. Sul mercato si calcola però che ne servano almeno 2. Ma non è detto che Atlante non trovi l’ulteriore miliardo. O che non arrivi da altri investitor­i. La partita, insomma, è aperta.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy