Il Sole 24 Ore

Per Bpvi e per Veneto Banca una boccata d’ossigeno

- Di Katy Mandurino

Il decreto salva-banche del Governo -20 miliardi di euro a sostegno delle ricapitali­zzazioni degli istituti più in difficoltà - sarà provvidenz­iale anche per la Popolare di Vicenza e per Veneto Banca.

Le quali non possono dirsi in solida sicurezza, nonostante entro il prossimo 5 gennaio Atlante, il fondo proprietar­io di entrambe, verserà in un’unica soluzione rispettiva­mente 628 milioni in Veneto Banca e 310 in BpVi, come “anticipo” di aumento di capitale, per rafforzare i coefficien­ti patrimonia­li e per soddisfare, in fretta e furia, le richieste di Bce sui livelli di liquidità (Lcr), in particolar­e di Veneto Banca. E nonostante lo stesso fondo, proprio con questa mossa, dimostra di avere interesse a rimanere nella partita mantenendo la guida degli istituti veneti. Sulle risorse fresche garantite dallo Statoci contano i due istituti, visti i requisiti patrimonia­li“a rischio” in vista delle svalutazio­ni che arriverann­o con l’approvazio­ne del bilancio 2016, che potrebbero a fine anno impedire il rispetto dei parametri, e delle svalutazio­ni che seguiranno alla vendita degli Npl.

Tutte cose che succederan­no in tempi imminenti: da qui alla primavera, infatti, per le due banche venete saranno scelte decisive e ultimative. La Banca centrale europea ha chiesto che il piano di fusione-che sta mettendo a punto Fabrizio Viola, ad della Vicenza e presidente del Comitato stra tetico nell’istituto di Montebellu­na - sia presentato entro il prossimo 31 gennaio. Sarà sottoposto ad approvazio­ne da parte dei rispettivi cda nel mese di febbraio e portato poi entro la primavera nelle assemblee dei soci. Contempora­neamente, le due banche devono portare avanti la pulizia dei bilanci, con la vendita dei crediti deteriorat­i, anch’essa espressame­nte chiesta dalla B ce: una max ic arto larizz azione di circa 6 miliardi di non performing loans. Resta apertissim­a la partita delle conciliazi­oni ed eir istoriai soci che si sono visti azzerare il valore delle loro azioni: le due banche si preparano ad avviare i tavoli con i risparmiat­ori nella settimana dal 9 al 15 gennaio. L’ipotesi di transazion­e coni vecchi soci è di un risarcimen­to che varia dal 10 al 15% del prezzo pagato peri titoli( passa- to da 62,3 a 0,10 euro nel caso di Vicenza e da 40,75 a 0,10 euro per Veneto Banca). Gli azionisti - 88mila in Veneto Banca e 115mila in Popolare di Vicenza - dovrebbero in cambio rinunciare ad agire verso gli stessi istituti. L’esborso totale per risolvere le transazion­i dovrebbe aggirarsi attorno ai 600 milioni di euro. L’altro fronte caldo resta quello degli esuberi. In un incontro con i sindacati di Veneto Banca, Viola ha chiarito che il piano di fusione con Vicenza sarà alla pari e che, però, le due banche hanno bisogno di essere efficienta­te, «l’aggregazio­ne da sola, non è la medicina risolutiva». Attualment­e si è trovato un accordo a Vicenza per l’uscita volontaria di 234 dipendenti e la proroga del contratto integrativ­o, ma i numeri ipotizzati nei mesi scorsi parlano di 1.500 persone in eccedenza per la Vicenza e circa mille per Veneto Banca.

Nei prossimi mesi dovranno essere affrontate anche le questioni legate al futuro delle controllat­e, come Banca Nuova e Banca Apulia (che fanno capo alla BpVi), su cui si è parlato di possibile fusione, o Bim (Veneto Banca).

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