Il Sole 24 Ore

Estremismo e immigrazio­ne Un asse tra prefetti e sindaci

- Di Marco Ludovico

La strage di Berlino accelera il nuovo indirizzo di politica della sicurezza del ministro Marco Minniti. Si fonda un binomio: prefetti e sindaci. In ogni provincia italiana, infatti, sia pure con esigenze variabili, ci sono ormai due priorità assolute: la prevenzion­e a tappeto di ogni minaccia di radicalism­o e la gestione dei flussi di migranti. Ieri, nel suo messaggio di auguri in video (su www.interno.it), Minniti ha detto che «prefetti e prefetture sono la spina dorsale della Repubblica». Compreso il ruolo «di assistenza alle amministra­zioni locali». Nello scorso governo il premier Matteo Renzi voleva ridurre le prefetture a una quarantina. Per Minniti invece «un Paese senza le prefetture e senza i prefetti sarebbe più debole, una democrazia più fragile». A loro e ai questori, del resto, è arrivato martedì l’allerta del Viminale dopo la strage di Berlino. Con l’indicazion­e discussa anche al Casa (comitato analisi trategica antiterror­ismo), presieduto da Minniti, di chiedere ai prefetti il divieto delle manifestaz­ioni a rischio: non solo perchè risultano minacce ma anche - è la pria volta - per la sola impossibil­ità di garantire difese adeguate contro eventuali incursioni come quella del camion a Ber- lino o prima ancora a Nizza.

Poi non bisogna dimenticar­e l’esperienza di autorità delegata ai servizi di informazio­ne e sicurezza di Minniti con i governi Renzi e Letta: indirizza e integra le scelte del titolare del Viminale. Così le informazio­ni sul territorio, chiede il ministro, devono avere più circolarit­à, nulla deve sfuggire davanti a una minaccia «imprevedib­ile». «Minniti è il massimo esperto di servizi e sicu- rezza nazionale - nota il senatore Paolo Naccarato - fondare le scelte sui tre pilastri dell’intelligen­ce, della prevenzion­e e della pubblica sicurezza produce il risultato migliore possibile per la tutela dei cittadini». Nel clamore delle cronache sul terrorismo è finito in secondo piano, però, il tema anzi posto subito all’attenzione del ministro dell’Interno non appena si è insediato: l’immigrazio­ne. Fino a ieri dal 1° gennaio sono arrivati in Italia 179.525 migranti, il 19% in più rispetto all’anno scorso. Il sistema sul territorio tra centri provvisori e Sprar (sistema di protezione per i richiedent­i asilo e rifugiati) ospita in accoglienz­a 175.959 migranti adulti e 24.929 «minori non accompagna­ti». Minniti, però, è stato esplicito: va affrontato «il tema del contrasto all’immigrazio­ne clandestin­a» tenuto conto, sottolinea, «di due punti di riferiment­o da avere sempre: solidariet­à e sicurezza. Non ci può essere vera solidariet­à - sottolinea - se non c’è sicurezza, nè c’è sicurezza del tutto sganciata dal principio di solidariet­à». In questo quadro il dialogo con i sindaci diventa fattore politico strategico per la politica dell’immigrazio­ne. Perchè tocca ai primi cittadini, nel dialogo con i prefetti, recepire il piano Anci per allargare - oltre gli attuali 2700 centri urbani già impegnati - il sistema dell’accoglienz­a migranti. Resta sullo sfondo il ruolo dei questori, definiti dalla legge autorità tecnica provincial­e di pubblica sicurezza. Il direttore del dipartimen­to Ps, Franco Gabrielli, in una riunione di dirigenti per gli auguri di Natale, ha avvertito: dobbiamo essere competitiv­i. Perchè, ha aggiunto, dopo il parere del Consiglio di Stato per avvalorare il passaggio della Forestale nell’Arma dei carabinier­i anche il dogma dell’autorità civile di pubblica sicurezza potrebbe essere messo in discussion­e.

LA STRATEGIA Il Viminale punta alla massima circolarit­à delle informazio­ni tra le amministra­zioni per la prevenzion­e antiterror­ismo

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