Se l’Europa è incapace di espellere i criminali
La strage di Berlino ha indotto l’Europa a rafforzare le misure di sicurezza: maggiore protezione agli obiettivi sensibili, più agenti e militari a pattugliare i luoghi affollati, barriere di cemento per bloccare l’accesso dei veicoli a piazze e mercatini natalizi. Provvedimenti utili forse a diffondere tra l’opinione pubblica una percezione di maggiore sicurezza, a contenere i sintomi ma non certo a curare la “malattia”.
Il caso di Anis Amri, il 24 enne tunisino che ha compiuto la strage, ben rappresenta la rinuncia dell’Europa a combattere i jihadisti. Criminale incallito, incarcerato in Italia e condannato in Tunisia, ha cambiato più volte identità aderendo in Germania a organizzazioni salafite e finanziandosi con lo spaccio di droga. Ciononostante Roma e Berlino non sono riuscite a espellerlo o a infliggergli una lunga condanna.
Un’Europa incapace di espellere criminali ed estremisti non può esprimere deterrenza contro il terrorismo. Gli ultimi attentati dimostrano che l’Islam ideologico trova gran parte della sua manovalanza negli immigrati illegali giunti in Europa con i flussi fuori controllo degli ultimi anni e il suo retroterra logistico negli immigrati già residenti e nella seconda generazione, come hanno evidenziato recenti inchieste allarmanti per chi crede nell’ integrazione delle comunità islamiche in Europa.
Catturare Amri sarà inutile se si permette a salafiti e altri movimenti islamisti di predicare l’odio educando generazioni di giovani islamici a rifiutare l’integrazione e a combatterci. Una legge comunitaria che mettesse al bando i movimenti estremisti e la sharia (perché incompatibile con la Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo) favorirebbe la lotta all’estremismo e l’affermarsi in Europa di un Islam moderato e teso alla convivenza.
I terroristi uccisi o arrestati verranno presto rimpiazzati da altre reclute se l’Europa non cesserà di accogliere chiunque paghi i trafficanti. I respingimenti immediati alle frontiere europee esterne sono l’unica arma per scoraggiare i flussi, contrastare i trafficanti e ricostituire una deterrenza credibile. Una legge che neghi a vita ogni possibilità di essere accolto in Europa a chi si rivolge ai trafficanti darebbe un forte segnale che la priorità della Ue è la sicurezza.
L’espulsione dei clandestini che non hanno diritto all’asilo e non rispettano le leggi del Paese ospitante è già prevista dalla Convenzione di Ginevra sui Rifugiati del 1951. Espulsioni che si potrebbero velocizzare minacciando il blocco agli aiuti allo sviluppo ai Paesi di origine dei migranti meno disposti a collaborare. Combattere terrorismo e jihadismo dipende oggi più dalla politica che dall’ int el ligen ce o dalle barriere di cemento sulle strade.