Ma Genova e Terni votano «no»
I lavoratori di alcune grandi aziende respingono l’ipotesi di accordo per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici. Succede nelle principali industrie genovesi, negli stabilimenti della Electrolux di Forlì e Susegana, e anche in Acciai speciali Terni (gruppo Thyssen-Krupp).
Il direttivo genovese della Fiom, in disaccordo con il segretario generale dei metalmeccanici della Cgil, Maurizio Landini, aveva già espresso pubblicamente, nei giorni scorsi, la propria contrarietà all’ipotesi di contratto.
«Se i metalmeccanici italiani diranno sì all’accordo, ovviamente lo applicheremo anche qui - aveva dichiarato il segretario genovese della Fiom Bruno Manganaro -, ma lo faremo in modo critico. Era difficile fare un contratto, ma abbiamo scelto quello peggiore, che crea un precedente pericoloso».
In linea con questa posizione, i lavoratori delle principali industrie genovesi hanno in questi giorni bocciato in maniera compatta il rinnovo. Tra questi i lavoratori dell’Ilva con 732 no contro 123 sì, di Fin- cantieri (406 no e 52 sì), Riparazioni navali (l’80% ha detto no), Ansaldo Sts (no al 62%), Leonardo (no per il 70%) e altre realtà minori. Il nuovo contratto è stato bocciato anche in Ansaldo Energia, con 733 no contro 677 sì.
Anche nel Tigullio l’accordo è stato bocciato con il 70% dei no compresa la Fincantieri di Riva Trigoso.
In altre realtà sembrano avere pesato i sacrifici sostenuti dai lavoratori per le ristrutturazioni degli ultimi anni: il voto negativo, secondo alcuni osservatori, può per questo motivo essere una conseguenza della fru- strazione legata al mancato recupero salariale auspicato. Alla Ast di Terni, per esepio, su 1.121 voti validi (1.127 i votanti), il 55,2% dei lavoratori ha votato no e il 44,8% sì. Bassa l’affluenza, di poco più del 44%, visto che gli aventi diritto al voto erano 2.533.
Decisamente più netta la bocciatura dell’accordo da parte dei lavoratori dell’Electrolux. A Susegana ha votato contro l’ipotesi di rinnovo il 73,6% degli operai; nello stabilimento di Forlì il no è stato ancora più netto: l’87,3% degli operai ha espresso parere contrario.