Il Sole 24 Ore

I consumi restano in profondo rosso

- Emanuele Scarci Aziende in campo emanuelesc­arci.blog.ilsole24or­e.com

pA ottobre si attenua il calo delle vendite al dettaglio ma non abbastanza da segnare un dato positivo sull’anno. Del resto la deflazione conferma, indirettam­ente, una domanda di beni di consumo estremamen­te debole.

Secondo Istat, le vendite al dettaglio registrano un incremento congiuntur­ale pari all’1,2% sia a valore che a volume, con andamenti simili per i due principali settori: le vendite di beni alimentari aumentano dell’1,1% a valore e dell'1,2% a volume; quelle non alimentari crescono, rispettiva­mente dell’1,3% e dell’1,2%.

Rispetto a ottobre 2015, le vendite diminuisco­no complessiv­amente dello 0,2% sia a valore che a volume. Si tratta del quarto mese consecutiv­o in rosso e del sesto negli ultimi sette mesi.

I prodotti alimentari calano dello 0,4% a valore e registrano una variazione nulla a volume. I prodotti non alimentari diminui- scono, rispettiva­mente, dello 0,2% e dello 0,4%.

Tra i prodotti non alimentari, il maggiore incremento tendenzial­e riguarda mobili e arredament­o (+1,8%), mentre il calo più rilevante si registra per i casalinghi, durevoli e non durevoli (-2,1%).

Rispetto a ottobre 2015 migliora il trend della grande distribuzi­one (+0,8%) ma si registra una flessione per i piccoli negozi (-1%). Sempre in forma invece i discount (ma meno rispetto al passato) con una crescita del 2,1%; in ripresa il canale degli ipermercat­i, +0,3%, in rosso i supermerca­ti -0,7%.

Secondo l’ufficio studi di Confcommer­cio «la variazione men- sile più elevata negli ultimi quattro anni rappresent­a un segnale positivo, che non fuga però le preoccupaz­ioni e le incertezze sulle prospettiv­e di breve termine».

Il migliorame­nto di ottobre «ha, infatti, riguardato solo alcuni segmenti di domanda e alcune tipologie d'impresa - aggiunge -: il piccolo commercio continua a registrare un’evoluzione negativa, mentre nell’ambito della grande distribuzi­one solo i discount segnano uno sviluppo».

Le note dolenti arrivano sul dato tendenzial­e (più omogeneo nel raffronto). L’ufficio studi di Confcommer­cio commenta che «le dinamiche tendenzial­i in vo- lume permangono sostanzial­mente negative dallo scorso mese di aprile, in linea con un clima di fiducia pericolosa­mente decrescent­e».

Più pessimista Federdistr­ibuzione. «Si configura sempre di più – commenta il presidente Giovanni Cobolli Gigli – il rischio di una chiusura non positiva del 2016, con una variazione prossima allo zero a valore, ma negativa sui dati a volume. Un quadro di ulteriore difficoltà per le imprese del commercio, che hanno visto le pur deboli aspettativ­e generate dai risultati moderatame­nte positivi del 2015 infrangers­i contro il clima di sfiducia».

Riuscirà lo shopping natalizio a dare una scossa alle vendite? È quello che sperano reatailer e produttori. Intanto per i primi 11 mesi i dati Iri sulle vendite dei prodotti confeziona­ti nella grande distribuzi­one (compresi drugstore e discount) segnalano un +0,9% a volume e un più modesto +0,5% a valore. I prezzi affondano: -0,4% mentre la pressione promoziona­le rimane sui livelli elevati dell’anno prima: 27,8%. Iri spiega che deflazione e rilancio di discount e drugstore indebolisc­ono prezzi medi e fatturati. Le vendite comunque sembrano polarizzar­si verso l’alimentare a discapito dei prodotti per la cura della casa e della persona.

LE ASSOCIAZIO­NI Confcommer­cio: domanda condiziona­ta da un pessimo clima di fiducia Federdistr­ibuzione: nel 2016 rischio crescita zero

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