Ricavi e ordini deboli, l’industria non riparte
pAvanti rispetto al mese precedente, in calo nel confronto tendenziale. Anche i dati di ottobre per ricavi e ordini industriali non si sottraggono al trend degli ultimi mesi, con segnali contrastanti e comunque oscillanti attorno allo zero, incapaci di costruire un trend chiaro e robusto. Su base mensile destagionalizzata il fatturato è in crescita dello 0,8%, soprattutto per merito della domanda interna (+1%), mentre nel confronto annuo tendenziale la frenata è dello 0,9%, con riduzioni visibili sia in Italia che all’estero. Risultato che si allinea al trend de- bole dell’intero 2016, con ricavi industriali che tra gennaio e ottobre sono in frenata dell’1,1%, risultato amaro dopo lo scatto di sei punti realizzato nel corso del 2015. Ricavi peggio della produzione, dunque, il che è del resto l’esito naturale di una fase congiunturale particolarmente debole sul fronte dei prezzi: quelli alla produzione so- no in calo da quattro anni consecutivi e anche ad ottobre c’è una frenata dello 0,6% rispetto all’anno precedente. Scenario analogo per i prezzi dei prodotti importati (-0,8% su base annua ad ottobre) e per i prezzi al consumo in Italia, a lungo nel 2016 al di sotto dello zero, nell’area che indica deflazione.
L’indice dei ricavi industriali resta dunque ancora al di sotto dei livelli 2010 (ora è a quota 98,7% dopo il +0,8% congiunturale di ottobre), sintesi di un gap ancora rilevante in Italia, pari a dieci punti percentuali, a cui si contrappone fortunatamente un guadagno del 20% nella quota di vendite realizzata all’estero.
Dai dati Istat non emerge nulla di esaltante anche in prospettiva, osservando l’andamento delle commesse. Su base mensile, è vero, c’è un progresso medio dello 0,9% ma il confronto annuo resta ampiamente negativo, con un calo del 3,2% determinato in particolare dalla debolezza dei mercati esteri (-4,3%), a cui si aggiunge una frenata anche in Italia.
Vero è che la presenza di una giornata lavorativa in meno penalizza la performance tendenziale delle commesse, su cui l’Istat calcola solo il dato grezzo. Ma il quadro resta comunque debole anche allargando lo sguardo ai primi dieci mesi dell’anno, periodo in cui gli ordini cedono l’1,3%, con una caduta di oltre tre punti per la domanda nazionale e un progresso dell’1,5% oltreconfine. In termini settoriali le medie sono frenate in particolare dal comparto elettronico-elettromedicale, che cede quasi 20 punti di ricavi rispetto allo stesso mese del 2015 e vede una riduzione a doppia cifra anche per gli ordini. Per metallurgia, gomma plastica e chimica ci sono cali marginali mentre altrove sono visibili in prevalenza (deboli) indicazioni positive. La performance migliore è per l’alimentare (+3,4%), +2,8% per i mezzi di trasporto, +0,6% per macchinari e attrezzature. Il quadro complessivo per l’industria resta quindi debole, anche se qualche criticità del passato potrebbe venir meno, a partire da Russia e Brasile. Dopo due anni in caduta libera l’export diretto verso Mosca inizia a mostrare qualche segnale di stabilizzazione (-0,9% a novembre), mentre per il Brasile c’è addirittura un rimbalzo degli acquisti di made in Italy. Altro assist in arrivo, in particolare per l’area dei macchinari, è l’avvio dei benefici fiscali legati agli investimenti 4.0. I costruttori di macchinari, pur avendo realizzato tre anni consecutivi di crescita a doppia cifra per le consegne sul mercato interno, prevedono un progresso del 7,5% anche per l’anno prossimo. Stime persino prudenziali, che potrebbero essere superate dalla crescita reale.
CADUTA LIBERA In picchiata il settore elettronico-elettromedicale, che nel mese di ottobre cede quasi 20 punti di fatturato rispetto all’anno precedente