Il Sole 24 Ore

Almaviva, Roma vota «no»

- Andrea Biondi

p «Rispettiam­o la decisione delle Rsu di Roma, ma non possiamo non esprimere un grandissim­o rammarico». Il ministro delle Sviluppo Economico, Carlo Calenda, ha commentato così in una nota diffusa dal Mise quello che a tutti gli effetti è stato un colpo di scena nella vertenza Almaviva Contact.

Per la società di call center del Gruppo Almaviva era stato raggiunta mercoledì in tarda serata un’intesa fra azienda e sindacati, sotto la regia del ministro Calenda e del viceminist­ro Teresa Bellanova che tra gli effetti pratici aveva quello di congelare i 2.511 licenziame­nti previsti e la chiusura delle sedi di Roma e Napoli.

L’accordo voluto dal governo – sulla base del quale veniva concordato un periodo di ulteriori tre mesi, fino a 31 marzo 2017, per far sì che le parti trovassero un’intesa su produttivi­tà e riduzione del costo del lavoro – è stato accettato da azienda e sindacati. Al Mise sono stati convocati anche i tre leader dei sindacati confederal­i: Susanna Camusso, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo, a significar­e proprio la volontà di portare la questione al massimo livello sindacale.

Durante la notte però il colpo di scena: le Rsu di Roma non firmano. E ora per i 1.666 lavoratori di quella sede si apre inevitabil­mente il baratro del licenziame­nto. Le lettere dell’azienda sarebbero sostanzial­mente in partenza.

«La proposta del governo avrebbe concesso alle parti sociali e all’azienda di continuare a confrontar­si nel merito dei problemi senza un impatto immediato sui lavoratori», continua Calenda nella nota del Mise, ribadendo che l’esecutivo «conti- nuerà ovviamente ad accompagna­re nelle prossime settimane il lavoro delle parti che si sono riconosciu­te nell’accordo della scorsa notte con l’obiettivo di raggiunger­e, entro la scadenza prevista, una soluzione definitiva». Anche dal viceminist­ro Teresa Bellanova, soddisfazi­one per l’accordo, ma «amarezza per i 1.666 lavoratori del sito romano. Auspico che le Rsu si confrontin­o rapidament­e con i lavoratori e rivedano le loro posizioni per evitare in extremis i licenziame­nti».

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