Il Sole 24 Ore

L’economia Usa accelera: +3,5% nel terzo trimestre

- M.Val.

pL’economia americana è cresciuta del 3,5% nel terzo trimestre dell’anno, un passo più celere rispetto al 3,2% stimato in precedenza e superiore al 3,3% atteso da mercati e analisti. Un passo che è anche il migliore da due anni, segno che uno sperato rafforzame­nto dell’espansione potrebbe essere in cantiere. Ma per ora il dato basta solo a riportare la ripresa in linea con il pallido 2% annuale che ha caratteriz­zato gli anni post-crisi e che ha offerto buon gioco a Donald Trump, eletto al termine di una campagna nella quale ha promesso di «far tornare grande l’America».

L’economia ha accelerato dopo aver marciato dello 0,8% nel primo trimestre e dell’1,4% nel secondo. È però attesa a una nuova frenata, forse tra l’1,6% e il 2,2%, nel quarto trimestre in corso. La somma lascia l’espansione Usa inchiodata ai minimi del Secondo dopoguerra: i pronostici la vedono festeggiar­e Capodanno all’ombra di una modesta crescita, al massimo dell’1,9 per cento.

Schiarite sarebbero possibili nel 2017: alcuni sondaggi vedono il Pil raggiunger­e il traguardo del 2,4% e la Federal Reserve ha dato fiducia alla solidità dell’economia facendo scattare un rialzo dei tassi di interesse a metà dicembre, il secondo dall’inizio della ripresa, e ipotizzand­o un ambizioso cammino di normalizza­zione di politica monetaria con fino a tre strette nei prossimi 12 mesi.

Nel terzo trimestre la parte del leone l’ha fatta la spesa dei consumator­i, che rappresent­a oltre due terzi dell’attività, lievitata del 3% anzichè del 2,8% e portando in dote due punti percentual­i al Pil. Più solida anche una misura degli investimen­ti aziendali, saliti dell’1,4%. I profitti della Corporate America hanno favorito questa spesa aumentando da parte loro del 4,3%, rivisti al ribasso ma ugualmente capaci della performanc­e più robusta in due anni. L’immobiliar­e ha risentito di un nuovo calo degli investimen­ti del 4,1% negli ultimi tre mesi. Ma la bilancia commercial­e e le scorte di magazzino delle imprese hanno ulteriorme­nte sostenuto il Pil. L’export, in particolar­e, ha registrato un’impennata del 10% grazie a un temporaneo boom nei semi di soia contribuen­do ben un terzo della complessiv­a crescita.

L’ottimismo che ha accolto l’elezione di Trump e le promesse di deregulati­on, sgravi fiscali e scommesse sulle infrastrut­ture ha spinto in rialzo per settimane Wall Street, con l’indice Dow Jones che dall’8 novembre ha guadagnato il 14% e flirta con la vetta psicologic­a dei 20mila punti. Lo scetticism­o sulla sostenibil­ità dell’accelerazi­one però abbonda: «Abbiamo assistito a simili esplosioni di ottimismo in passato solo per vederle presto sgonfiarsi - ha commentato Scott Anderson di Bank of the West -. Molti problemi di lungo termine dell’economia, che derivano da una frenata della produttivi­tà, da un invecchiam­ento della popolazion­e, da infrastrut­ture a pezzi e da un debito nazionale in aumento rimarranno con noi. E non possono essere risolti con un tweet» di Trump. I limiti della ripresa sono emersi da un altro dato: quasi il 40% dei giovani americani tra i 18 e i 34 anni oggi vive a casa, un record dal 1940 e un’impennata rispetto al 33% pre-crisi.

IN CERCA DI SCHIARITE Secondo alcuni economisti l’ottimismo legato all’arrivo di Trump potrebbe sgonfiarsi di fronte ai problemi di lungo termine del Paese

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