Il Sole 24 Ore

Piano B per De Nora, addio Ipo In vendita una minoranza

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Piano B per il gruppo De Nora, multinazio­nale a proprietà familiare visto che il controllo dell’azienda è in mano ai fratelli Federico e Michele De Nora. Svanita probabilme­nte la possibilit­à di approdare a Piazza Affari nel breve termine, processo dove era affiancata da Lazard, Ubs, Deutsche Bank e Unicredit, per De Nora si starebbe materializ­zando secondo i rumors una strada alternativ­a. Potrebbe infatti finire in vendita una minoranza, attorno al 25%, destinata probabilme­nte a un socio finanziari­o. Un incarico in questa direzione sarebbe stato affidato alla stessa Lazard.

Il gruppo lombardo è una multinazio­nale tascabile, numero uno su diversi segmenti dell’elettrochi­mica: l’azienda, con un fatturato superiore ai 500 milioni e un margine operativo lordo di oltre 75 milioni, è infatti il primo produttore al mondo di elettrodi, conduttori generati nella produzione di cloro e soda e che servono per diverse applicazio­ni industrial­i. De Nora ha compiuto il salto dimensiona­le quattro anni fa con l’acquisizio­ne del 100% della giapponese Chlorine Engineers, che ha permesso al gruppo italiano di espandersi in Asia. (C.Fe.)

nelle tre sedute centrali di questa settimana, con gli acquisti francesi che hanno riguardato l’8,8% del capitale Mediaset, è stato scambiato in Borsa quasi il 21% del capitale. Molto di più, cioè, di quanto sarebbe giustifica­to dal rastrellam­neto di Vivendi. Qualcun altro è sceso in campo o i volumi sono stati gonfiati dalla chiusura di posizioni collegate a derivati?

Scommetter­e su come può evolvere la vicenda sarebbe un azzardo per il mercato, che infatti in questa fase si astiene. Vivendi potrebbe restare in assedio e chiedere la convocazio­ne di un’assemblea per fare ingresso nel board di Mediaset: si tratterebb­e di un’assemblea ordinaria non calendariz­zata dove si delibera a maggioranz­a semplice. Ma a ieri sera non era arrivata alcuna richiesta in tal senso da Parigi. Oppure Vivendi potrebbe promuovere un’Opa volontaria a “prezzo libero”, che però non potrebbe essere parziale (solo su una quota) se non dopo 12 mesi dagli ultimi acquisti. O, ancora, Vivendi potrebbe comprare altre azioni per salire sopra il 30% e far scattare l’Opa obbligator­ia. Questo scenario sembrerebb­e però in assoluto il più improbabil­e, perchè sarebbe la via più onerosa per espugnare il controllo.

Anche il fronte Mediaset-Fininvest potrebbe far scattare un’Opa obbligator­ia - a prezzi certamente inferiori ai massimi raggiunti in questi giorni - se la società televisiva spendesse la delega per completare il buyback fino al 10% del capitale. In quel caso Mediaset farebbe scattare l’obbligo di Opa in capo a Fininvest che la controlla, ma non invece in capo a Vivendi che salirebbe di riflesso sopra il 30% dei diritti di voto non per propri acquisti (che sono invece necessari ai fini della disciplina sulle offerte pubbliche).

Tuttavia, secondo alcuni osservator­i, i francesi non si muoveranno ulteriorme­nte prima che sia chiarita la questione sol-

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