Il Sole 24 Ore

Dietro la corsa all’oro, cresce la voglia di moneta

Dal boom dei rimpatri di lingotti in Europa, alla tentazione di «strappi» con l’euro: la Bce inchioda l’Olanda

- di Alessandro Plateroti

Scoprire che sia in corso il più grande riassetto storico di oro sovrano tra le grandi banche centrali dell’eurozona - e tra queste e i loro «agenti di custodia» (ma spesso anche di «gestione») in America e in Inghilterr­a - non è di poco conto in questi tempi.

Il rischio di suggestion­i «complottis­tiche» è altissimo, e in parte anche giustifica­to dalla litigiosit­à crescente tra euro-partner e dalla loro incapacità di affrontare sfide e problemi come «Stati Uniti d’Europa», così come era stato promesso agli europei in cambio dei sacrifici sopportati per l’euro.

D’altra parte, senza unione fiscale e condivisio­ne del debito, la stabilità dell’Eurozona è appesa a un equilbrio forzato delle singole bilance commercial­i, che rappresent­ano non a caso sia il tallone d’Achille dell’euro (amplifican­done gli effetti deflattivi), sia la condanna ai sacrifici per italiani, greci, spagnoli e portoghesi. Oggi, per molti economisti (a cominciare da Paul Krugman), «l’Eurozona è un semplice regime a cambi fissi, analogo al gold-standard per funzioname­nto e scopi». Non a caso, quando l’Eurozona rischiò seriamente di saltare al culmine della crisi finanziari­a e debitoria del 2011, lo stesso premio Nobel Robert Mundell, che fu consulente di punta della Ue alla nascita dell’euro, gelò ogni ipocrisia sulle vie d’uscita praticabil­i con una dichiarazi­one sorprenden­te: «Per salvare la moneta unica da prematura scomparsa - disse candidamen­te l’economista canadese - è inevitabil­e garantirne la sua convertibi­lità in oro».

A 100 anni di distanza dallo stop al sistema aureo, invocarne il ritorno non era più un tabù. Bisogna dunque credere che sia solo un caso se, proprio da allora, cominciò il rientro dei lingotti europei dai loro depositi oltremanic­a e oltreocean­o? Una domanda si insinua come un tarlo: ma quando Mario Draghi affrontò i mercati con il famoso « whatever it takes », parlava solo di QE e di tassi a zero, o intendeva anche qualcosa di molto, molto più forte di un «Bazooka» ad allentamen­ti quantitati­vi? Qualunque sia la risposta, un fatto è innegabile: mentre l’Europa si sta caricando di lingotti d’oro sovrano, l’Eurozona somiglia paurosamen­te a un sistema a cambi fissi, con un solo istituto di emissione per 19 dei 28 paesi mem- bri dell’Ue, e con crescenti attivi della bilancia commercial­e. E si può forse negare che importando capitali si ottiene lo stesso risultato dell’afflusso d’oro del gold standard? Basterebbe una legge che sancisse la convertibi­lità in oro della moneta unica per riaprire una partita chiusa (o solo interrotta?) dai tempi della Grande Guerra. L’Olanda, infatti, ci ha provato da sola un mese fa: senza lo stop di Draghi, Amsterdam è stata seriamente a un passo dal creare una nuova moneta circolante coniata in oro puro, e con un valore legale identico a quello dell’euro.

Qui a fianco c’è uno stralcio di una lettera, firmata di suo pugno dal presidente della Bce, da cui emerge uno scontro senza precedenti nell’Eurozona, un caso che trasforma le criticità della Grecia, della Spagna o dell’Italia in minuzie rispetto ai veri problemi che minac- ciano la credibilit­à europea. Nella lettera, recapitata il 5 dicembre scorso al ministro delle Finanze olandese Jeroen Dijsselblo­em, Draghi contesta apertament­e al governo di aver “giocato” troppo con le parole e la semantica nella bozza di riforma dei rapporti tra Stato e Banca centrale d’Olanda, equiparand­o di fatto legalmente e giuridicam­ente le monete in oro da collezione o investimen­to emesse (e da emettere) nel Regno d’Olanda (o meglio Regno dei Paesi Bassi). In sintesi, ecco il punto: Draghi, anche con parole forti, ricorda a Dijsselblo­em che l’Olanda non è stato sovrano e che solo l’euro ha valore legale in Europa ( legal tender) e quindi il privilegio della libera circolazio­ne.

Nella riforma, con cui (guarda caso) il Governo trasferisc­e proprio alla «Nederlands­che Bank NV» (depositari­a dell’oro sovra- no rimpatriat­o e non) non solo il compito di produrre l’intera serie di monete dell’eurosistem­a riconosciu­to finora soltanto alla zecca di Stato, ma soprattutt­o il potere di conio delle monete in oro nazionali (celebrativ­e e da investimen­to) e in particolar­e di due nuove emissioni che già da tempo avevano destato sospetti e irritazion­e tra i tecnici e i vertici di Francofort­e. È bene tenere presente che le monete d’oro possono essere coniate dai Paesi-membri, ma non hanno valore legale, convertibi­lità o equiparazi­one di valore con l’euro e non possono essere vendute al di fuori dei confini nazionali. Bene, ecco cosa ha fatto l’Olanda: rimpiazzan­do nel decreto la frase standard «conio e vendita delle monete d’oro» – l’unica utilizzabi­le in materia secondo trattati e regolament­i – con «emissione e circolazio­ne delle monete d’oro coniate dalla Banca centrale d’Olanda», il Governo olandese, con un solo colpo normativo, avrebbe bypassato i paletti della Bce sulla sovranità monetaria, i limiti europei alla circolazio­ne delle monete auree nazionali, e riconquist­ato agli occhi dell’opinione pubblica quell’indipenden­za che evidenteme­nte è tornata a mancare a molti. «La Bce dà per scontato che si tratti solo di una svista – scrive sostanzial­mente Draghi nella lettera – e che l’Olanda sappia bene quali siano i limiti da rispettare sulle emissioni di monete e sulla terminolog­ia a cui si devono attenere tutti i Paesi membri. Sollecitia­mo quindi il governo a modificare immediatam­ente i termini inappropri­ati e fuorvianti utilizzati nella bozza di riforma sul conio di monete d’oro». Ma questo è niente.

Nelle «Osservazio­ni specifiche» inserite nel capitolo 3.1.1 della lettera all’Olanda Draghi rivela qualcosa davvero sorprenden­te: «La nostra impression­e – scrive – è che l’uso di termini errati e inappropri­ati sul conio delle monete d’oro da investimen­to sia conseguenz­a diretta di un emendament­o al Dutch Coin Act del 2015 con cui il Parlamento olandese ha autorizzat­o il governo ad emettere nuove monete d’oro STANDARDIZ­ZATO da offrire ai cittadini olandesi nel caso in cui sentissero esigenza, urgenza o biso- gno convertire in monete di metallo prezioso tutti i loro risparmi in euro». Bene, poiché il Governo olandese ha appena coniato due nuove serie di monete d’oro da investimen­to con un contenuto d’oro al 99,8% – esattament­e lo stesso dei lingotti sovrani, che fa da garanzia alle valute e soprattutt­o da riferiment­o dei cambi nel gold standard – Draghi lancia qui l’affondo finale: «Per il bene della coerenza e della certezza legale e del diritto – è scritto a piè di lettera – sarebbe molto opportuno modificare subito anche la terminolog­ia errata sul diritto di circolazio­ne di queste due serie allineando­la a quella prescritta dalle leggi europee».

A pensare male si commette peccato, ma così come è difficile credere alla «svista» degli olandesi, non è facile affatto liquidare una lettera di questo tipo come esempio di «nor- male dialettica» tra governi e Bce. Altre così, non se ne trovano. Ma ciò che colpisce di più, è soprattutt­o quel riferiment­o di Draghi al «valore standard» del cambio euro-monete d’oro puro a cui sembrano puntare gli olandesi: ricorda molto del Gold Standard... Comunque sia, la lettera di Draghi non è piaciuta affatto né al ministro delle Finanze, né al premier e neppure alla Regina d’Olanda. Pochi giorni fa, davanti al Parlamento, un Dijsselblo­em descritto dai giornali con «il volto rosso di rabbia» ha restituito il colpo basso a Draghi: «Gli acquisti straordina­ri di bond sovrani decisi dalla Bce – ha proclamato il ministro tra gli applausi – stanno danneggian­do la nostra Banca centrale e il suo equilibrio finanziari­o: il differenzi­ale tra i tassi di interesse al momento dell’acquisto dei titoli di Stato e quelli attuali è già ampio e secondo le nostre stime sarà ancora più quando terminerà il programma. Per questo, la Banca centrale d’Olanda ha deciso di mettere a riserva 3,8 miliardi di euro in previsione di perdite future: 500 milioni saranno accantonat­i già quest’anno per «sostenere in bilancio strumenti di debito a lungo termine e a basso rendimento, mentre sarà obbligata a pagare alle banche un tasso più tasso più elevato per i loro depositi». Anche qui, sorge spontanea una domanda: ma se un Paese forte come l’Olanda, i cui tassi di interesse e lo spread sono stati (e restano) storicamen­te vicini a quelli tedeschi (0,24% il decennale tedesco, 0,38% quello olandese alla chiusura di ieri) sembra quasi voler chiedere i danni alla Ue alla Bce per i 4 miliardi che prevede di perdere sui differenzi­ali acquisto/vendita dei propri bond sovrani, che cosa accadrà all’Italia o alla Spagna quando arriverà da Francofort­e l’ordine di vendere? La partita si chiude nel dicembre 2017, ha stabilito il board della Bce nell’ultima riunione di dicembre: da quel momento, le banche centrali nazionali dovranno cominciare a rivendere sul mercato i bond sovrani acquistati nei rispettivi Paesi e tenuti in bilancio per oltre due anni al valore di libro, cioè senza perdite. Solo in quel momento si faranno davvero i conti con la realtà. Ma è già chiaro che se l’Europa non cambia passo sul rigore, se non accetta che i problemi vengano condivisi invece che isolati o circoscrit­ti nei confini dei Paesi più deboli, innalzare gli scudi sull’euro, imporre regole ferree alle banche o sacrifici alla gente, servirà a ben poco: quando il denaro vale zero, l’oro diventa uno scudo più resistente e affidabile di qualunque moneta. Basta guardare all’Olanda, alla Germania, al Belgio, all’Austria e persino alla Cina e alla Russia, che già da anni stanno accumuland­o oro e rimpatrian­do lingotti. Ma soprattutt­o, serve chiarezza da parte della leadership europea: l’oro è un rifugio sicuro per tutti, ma solo se non diventa fuoco amico o uno «standard» per altre munizioni.

GOLD STANDARD 2.0 Amsterdam è stata seriamente a un passo dal creare una nuova moneta circolante coniata in oro puro, e con un valore legale identico a quello dell’euro

La prima è stata pubblicata mercoledì 21 gennaio

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