Il Sole 24 Ore

Garanzie e piano a tappe, esami europei

Previste autorizzaz­ioni Bce e Ue su liquidità, ricapitali­zzazione pubblica e burden sharing

- di Gianni Trovati

Approvata la struttura per il sostegno pubblico straordina­rio delle banche in difficoltà, ora si tratta di avviarne gli ingranaggi e di sottoporli agli esami di Bce e Commission­e Ue, in un percorso in più tappe dall’esito tutt’altro che scontato.

p Soprattutt­o se la prima prova, quella del Monte dei Paschi, vale fino a 8,8 miliardi invece dei 5 che erano stati previsti dall’aumento «di mercato», imponendo un peso maggiore del previsto allo Stato anche alla luce degli oltre 2 miliardi di bond subordinat­i in mano ai piccoli investitor­i per i quali si prevede un meccanismo che porta al ristoro integrale.

La condivisio­ne dei costi a carico degli obbligazio­nisti subordinat­i come premessa indispensa­bile della ricapitali­zzazione precauzion­ale pubblica del Monte dei Paschi ha inevitabil­mente concentrat­o le attenzioni della vigilia intorno al decreto salva-banche di Natale. L’ingresso del Tesoro nel capitale di Rocca Salimbeni e il conto da presentare ai titolari dei bond occupa- no però solo le ultime caselle di un percorso più complesso, che si articola in diversi passaggi tutti sottoposti all’esame e al via libera da parte della commission­e europea e della Bce.

Le prime tappe di questo cammino, che si può idealmente dividere in dieci mosse principali, guardano alla liquidità, che costituisc­e il problema più urgente come sottolinea­to dalla stessa Bce quando ha negato la possibilit­à di portare al traguardo l’aumento di capitale privato dopo il 31 dicembre. Per sostenere la banca nel periodo che conduce alla ricapitali­zzazione precauzion­ale, e che a questo punto sarà inevitabil­mente più lungo rispetto al calendario imposto all’operazione privata, il Tesoro ha a disposizio­ne la garanzia pubblica sulle nuove emissioni, un meccanismo autorizzat­o a luglio dalla Bce per una dotazione fino a 150 miliardi e ora reso attivabile dal decreto. Per partire davvero, come prevede l’articolo 7 del decreto, la banca deve presentare la richiesta di garanzie, indicando il fabbisogno di liquidità e le operazioni per le quali chiede l’ombrello pubblico. Entro due mesi, poi, la banca dovrà presentare un piano di ristruttur­azione per certificar­e la sua capacità di camminare a lungo termine con le proprie gambe: sarà la commission­e europea a decidere se questo piano ha le carte in regola e non è in conflitto con le regole Ue che vietano gli aiuti di Stato.

Quello a corredo della richiesta di garanzie sulla liquidità è solo il primo programma che il Monte dei Paschi affiancato dall’aiuto pubblico dovrà portare sui tavoli degli organismi comunitari. Anche la ricapitali­zzazione precauzion­ale, cioè il cuore del meccanismo chiamato a riportare il Monte in sicurezza dopo il deconsolid­amento della mole dei crediti deteriorat­i, è infatti sottoposto al vaglio europeo, in particolar­e della Bce oltre che di Bankitalia. La ricapitali­zzazione segue infatti alla presentazi­one del «programma di rafforzame­nto patrimonia­le», e l’autorità di vigilanza dovrà valutare se la quantifica­zione del fabbisogno di capitale è congrua e se le misure per raggiunger­e il risultato sono idonee e realizzabi­li. La partenza del programma farebe scattare anche i vincoli alla gestione imposti dal paragrafo 47 della comunicazi­one Ue del 2013 sul sistema bancario, che prevedono in particolar­e l’autorizzaz­ione preventiva della Bce a qualsiasi operazione di gestione del capitale oltre al blocco di dividendi e acquisti di aprtecipaz­ioni in imprese (si veda Il Sole 24 Ore).

Il passaggio alla vigilanza di Francofort­e non si annuncia scontato, come ha voluto ricordare il presidente della BundesBank Jens Weidmann: «Ci sono molte questioni aperte», ha spiegato in un’intervista alla Bild, e il piano andrà «valutato attentamen­te» per capire se la struttura della banca, al netto dei crediti deteriorat­i, «è economicam­ente sana» ed evitare il rischio che i fondi pubblici finiscano per «coprire il rischio di perdite prevedibil­i». Messe così, le consideraz­ioni di Weidmann richiamano l’ortodossia delle regole Ue, che puntano a «tutelare i contribuen­ti più degli investitor­i», ma ribadiscon­o che gli esami europei non saranno semplici.

Non solo: presentata al Tesoro e a Bankitalia la richiesta di sostegno, completa di tutti i dati chiave della banca e dell’operazione per rimetterla in sesto, il piano va sottoposto alla commission­e Ue, chiamata anche in questo caso a esprimersi sul fatto che l’operazione non superi i confini delle norme che vietano gli aiuti di stato.

Solo a questo punto arriva il decreto dell’Economia che attua il burden sharing, premessa indispensa­bile per l’iniezione di fondi pubblici. Sul punto, la relazione tecnica che accompagna il decreto spiega che l’orizzonte è quello delineato dalla comunicazi­one Ue del 2013 sul settore bancario, e che «non può essere disposta la riduzione del valore degli strumenti computabil­i nel patrimonio di vigilanza» perché questa misura servirebbe ad assorbire perdite che impattano anche in bilancio e che superano il patrimonio netto contabile della banca; nel caso del Monte si tratta invece di riportare i livelli di capitale alle soglie chieste da Francofort­e per superare anche lo scenario avverso ipotizzato negli stress test.

SUBITO LA LIQUIDITÀ Il primo programma che Siena dovrà portare sui tavoli degli organismi comunitari è quello che accompagna la richiesta di garanzie sulla liquidità

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