Il Sole 24 Ore

Ma il clima può rasserenar­si sia in Italia sia in Europa

- Alessandro Graziani

Il venir meno nello stesso giorno dell’incertezza su Mps in Italia e su Deutsche Bank in Germania rasserena il clima di mercato sulle banche europee. Due svolte che, insieme alla sistemazio­ne in Italia del nodo good banks e popolari venete che avverrà nei prossimi giorni, creano i presuppost­i per un inizio del 2017 più rilassato sul versante bancario. Anche la richiesta di un maggiore aumento di capitale per Mps da parte della Bce, nonostante le incognite che oggi potrebbe sollevare in Borsa, non cambia più di tanto lo scenario generale in Italia ed Europa.

Lo spauracchi­o dei mercati era infatti il bail in di Monte Paschi. Con l’intervento dello Stato quel rischio è stato evitato e le tecnicalit­à del salvataggi­o, pur in attesa dei dettagli definitivi da negoziare con Ue e Bce, consentono di garantire i 40.000 risparmiat­ori che avevano sottoscrit­to il bond da 2 miliardi collocato nel 2008. E non è troppo penalizzan­te, almeno nel confronto con i casi di un anno fa in Portogallo, neanche per gli investitor­i istituzion­ali che dalla conversion­e in azioni dei loro bond subordinat­i si vedranno riconosciu­to un valore del 75% che è addirittur­a superiore alle quotazioni di mercato delle ultime settimane.

Per almeno due anni, quanto dovrebbe durare la presenza dello Stato nel capitale, il tema della solidità patrimonia­le di Mps uscirà dai radar degli investitor­i internazio­nali e contribuir­à a migliorare la fiducia del mercato nei confronti del sistema bancario italiano.

Il salvataggi­o pubblico del Monte è stato annunciato in coincidenz­a con il patteggiam­ento negli Usa delle maxi multe a Deutsche Bank e Credit Suisse. In particolar­e per Deutsche Bank la somma da versare (7 miliardi di dollari) è nettamente inferiore ai 14 miliardi ipotizzati in un primo momento, fugando così i timori di una ricapitali­zzazione d’urgenza del colosso tedesco. La soluzione dei casi Mps e Deutsche può contribuir­e a mantenere il clima sui mercati favorevole alle banche, i cui corsi azionari hanno ripreso a recuperare dopo la proroga a fine 2017 del Quantitati­ve easing della Bce, agevolando la maxiricapi­talizzazio­ne da 13 miliardi che UniCredit ha programmat­o per febbraio.

In Italia, inoltre, altri nodi bancari stanno per essere sciolti. A giorni, tre delle quattro good banks salvate un anno fa (Banca Etruria, banca Marche e Cassa di Risparmio di Chieti) saranno rilevate da Ubi banca entro la scadenza del 31 dicembre imposta dalla Ue. Ed entro il 7 gennaio le due ex popolari venete (Veneto Banca e Popolare Vicenza) aumenteran­no il capitale di un altro miliardo complessiv­o grazie al nuovo intervento del Fondo Atlante. Il successivo disavanzo patrimonia­le che si creerà con la svalutazio­ne degli Npl, almeno di un altro miliardo, potrà essere coperto da Atlante (se dirotterà in veneto la cifra destinata nei vecchi piani a Mps) o dallo Stato.

Se dire che i problemi degli Npl delle banche sono risolti è eccessivo, è vero che varie situazioni di crisi e di emergenza stanno trovando una soluzione migliorand­o il quadro fosco di inizio anno in Italia e in Europa. Resta l’incertezza del quadro regolament­are in continua evoluzione, a partire da Basilea 4 che sarà approvata entro metà gennaio. Per riportare fiducia sulle banche servirebbe un orizzonte di almeno due anni di stabilità delle regole. Qualche spiraglio positivo in questa fine d’anno si intravede. Nel 2017 non ci saranno stress test. Ma soprattutt­o cresce a livello europeo l’insofferen­za per il rigore della vigilanza bancaria europea della Bce, come dimostra la recente denuncia alla Corte di Giustizia contro le scelte dell’Ssm presieduto da madame Danielle Nouy presentata dalle tre grandi banche francesi.

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