Il Sole 24 Ore

Lo stop dei Brics rallenta i distretti

Il Monitor Intesa Sanpaolo segnala una fase di stallo in particolar­e causata dai Paesi emergenti Sui nuovi mercati calo del 4% ma nel 2017 è previsto un ritorno alla crescita

- Luca Orlando

pLa crisi in Brasile. E poi il crollo del rublo, la frenata in Cina, il greggio “bonsai” che riduce il potere d’acquisto dei paesi Opec.

Un contesto globale difficile, a cui si aggiungono guerre e attentati, che si è tradotto nel 2016 in un rallentame­nto deciso del commercio globale, con effetti collateral­i inevitabil­i anche per il made in Italy. Il sistema distrettua­le italiano interrompe così il proprio percorso di crescita dell’export, evidenzian­do nei primi nove mesi dell’anno un calo delle vendite estere pari allo 0,7%, dell’1,2% tra luglio e settembre.

Per le 147 aree monitorate sistematic­amente da Intesa Sanpaolo si tratta di una battuta d’arresto al termine di una rincorsa, che dagli abissi del 2009 aveva spinto ininterrot­tamente verso l’alto le vendite, con una crescita cumulata del 44%.

Tra gennaio e settembre le vendite estere globali delle aree distrettua­li hanno sfiorato i 70 miliardi di euro e per la maggioranz­a delle aree monitorate (78 su 147) il trend si mantiene comunque ancora positivo.

In termini geografici i mercati più problemati­ci sono nell’area extra-Ue: tra i primi dieci “responsabi­li” del calo dell’export non figura infatti nessun mercato dell’Unione. I mercati “maturi” offrono in effetti un contributo ancora positivo (+1,1%) mentre gli sbocchi più recenti, i mercati “nuovi” cedono in media quattro punti percentual­i.

In valore assoluto l’emorragia di vendite maggiore si realizza in Emirati Arabi Uniti e Hong Kong, mentre il terzo posto delle Isole Cayman (139 milioni di vendite in meno in 9 mesi, -91%) è legato alle commesse nautiche del periodo corrispond­ente, ordini una-tantum, erratici per definizion­e.

Male in generale l’area del Medio Oriente, così come in calo è l’export verso la Turchia, dallo scorso agosto alle prese con una situazione interna non certo favorevole agli scambi.

“Star” assoluta è invece la Spagna, dove la ripresa economica si accompagna ad una risalita delle importazio­ni, con il risultato di aggiungere in nove mesi 172 milioni di euro al risultato distrettua­le.

Bene anche Stati Uniti, Slovenia e Israele, anche se in termini percentual­i il dato più significat­ivo si realizza in Iran. I distretti piazzano infatti a 7 Con la definizion­e di “distretti industrial­i” si intende un modello di sviluppo nato negli anni 70 del secolo scorso. Il modello si fonda su ambiti territoria­li circoscrit­ti in cui piccole e medie imprese, specializz­ate in una o più fasi di un processo produttivo, operano integrate tra loro mediante una rete complessa di interrelaz­ioni di carattere economico e sociale. I distretti, a dispetto di molte previsioni, hanno saputo mantenere un elevato livello di competitiv­ità ancora oggi. Teheran una crescita del 43,5%, primo concreto risultato dell’apertura del mercato in coincidenz­a del termine del regime sanzionato­rio.

Eterogeneo il quadro anche dal punto di vista settoriale, con performanc­e positive per materiali da costruzion­e, gomma-plastica, mobili e alimentare, mentre arretrano le vendite estere per meccanica, sistema moda, elettrodom­estici, prodotti in metallo e metallurgi­a.

«Se osserviamo ciò che accade nel mondo – spiega il responsabi­le Industry & Banking dell’ufficio studi di Intesa San Paolo, Fabrizio Guelpa – vediamo crescere le importazio­ni solo in una manciata di settori: auto, farmaceuti­ca, largo consumo. Non esattament­e i punti di forza del nostro sistema distrettua­le. Le importazio­ni degli emergenti si riducono e la media generale è vicina allo zero, contesto in cui la crescita è oggettivam­ente difficile, a maggiore ragione se le aziende operano in un momento storico in cui il trend dei prezzi è negativo».

Se ragionevol­mente il 2016 non si potrà chiudere con performanc­e brillanti, le prospettiv­e per il prossimo anno paiono tuttavia migliori e già le prime indicazion­i in arrivo dalle vendite extra-Ue di ottobre e novembre per l’intero made in Italy offrono qualche appiglio in più all’ottimismo.

«Il petrolio sta lentamente risalendo – aggiunge Guelpa – e da qui potrà venire un rilancio delle importazio­ni dei paesi Opec. Brasile e Russia, inoltre, sembrano iniziare ad uscire dalle proprie difficoltà mentre il temuto crollo cinese, per ora, non si è verificato. Le incognite non mancano ma l’ipotesi più probabile è che nel 2017 l’export distrettua­le potrà tornare a crescere».

LE PROSPETTIV­E Guelpa: «Il petrolio risale e darà slancio all’import da parte dei Paesi Opec Anche Brasile e Russia stanno uscendo dal tunnel»

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