Il Sole 24 Ore

Investimen­ti esteri nel porto di Trieste

Ekol entra nel business dei terminal acquisendo la gestione del molo VI dello scalo giuliano Musul: Italia snodo chiave per organizzar­e la nostra catena di trasporto

- Raoul de Forcade

pEkol, al settore marittimo: oggi la società è armatrice di cinque navi Ro-ro (per i rotabili) e una sesta è in arrivo a febbraio 2017 (un’altra ancora è prevista poi a fine anno). Ha raggiunto un giro d’affari, spiega Musul, «di 504 milioni di euro nel 2015 e contiamo di arrivare a 600 milioni quest’anno». Attraverso la società con cui ha acquisito Emt, Ekol sta entrando nel business dei porti. Il primo terminal di cui ha preso il controllo è appunto quello di Trieste ma, prosegue Musul, «in Turchia stiamo costruendo anche lo Yalova Ro-ro terminal (sul Mar di Marmara, ndr) che sarà il più moderno terminal Ro-ro della regione. Il nostro obiettivo è di aprirlo all’inizio del 2017. E siamo sicuri che sapremo convogliar­e a Yalova l’esperienza acquisita a Trieste».

Ekol, infatti, prima di acquisire la maggioranz­a di Emt è stata per alcuni anni cliente del terminal al molo VI. «Con gli investimen­ti pianificat­i per il porto di Trieste (che prevedono nuove gru per la movimentaz­ione, ndr) – aggiunge Musul – due differenti navi Ro-ro potranno essere operate simultanea­mente. Stiamo inoltre progettand­o di aumentare la capacità di treni intermodal­i fino a 10 circolazio­ni al giorno (oggi sono circa cinque, ndr). Attualment­e stiamo offrendo servizi a destinazio­ni turche e greche ma negli anni a venire aggiungere­mo Paesi come Israele ed Egitto. La capacità annuale di 110mila unità equivalent­i (a un container da 45 piedi, ndr) caricate su navi Ro-ro e 70mila unità caricate su treni nel 2016 ci aspettiamo che salga a 140mila unità su Ro-ro e 100mila su treni nel 2017».

Musul sottolinea che la strategia della compagnia «è di possedere asset, il che è un buon vantaggio per i clienti e dà a Ekol un vantaggio competitiv­o. È stata una decisione strategica anche essere proprietar­i di un porto, è come un pezzo in più in un puzzle. Trieste è una location molto importante per noi. L’investimen­to sul molo VI è importante, in primo luogo, perché ci rende più forti nei servi- zi intermodal­i che offriamo e intendiamo sviluppare in futuro. Poi perché questo particolar­e porto è un posto chiave per noi per organizzar­e la nostra intera catena di trasporto».

Oggi, aggiunge Francesco Parisi, ex proprietar­io e ora azionista di minoranza di Emt, «oltre il 90% di quel che passa nel terminal viene inoltrato o arriva via ferrovia. Pioniere di questo è stata Ekol, la quale pian piano ha assorbito la quasi totalità dei traffici e poi ha manifestat­o la volontà di diventare partner». Ekol, dice il presidente dell’Autorità di sistema portuale dell’Adriatico orientale, Zeno D’Agostino, «è in contatto con grandi operatori industrial­i e a noi è utile per attirare a Trieste la logistica di questi grandi operatori. Con i quali vogliamo dialogare anche sulle possibilit­à offerte dall’utilizzo del porto franco. Con l'’occupazion­e che cala nei porti, occorre portare sulle banchine attività ad alto valore aggiunto».

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