Henry Beguelin punta all’Australia e cresce in Usa
Pelletteria. Borse e scarpe made in Vigevano
p «Abbiamo costruito il marchio sul made in Italy. Anzi, sul fatto a mano a Vigevano: un nostro artigiano ha bisogno di un giorno di lavoro per fare una borsa e a volte molto di più. Quindi, neanche volendo, potremmo crescere a due cifre: snatureremmo il prodotto e la nostra immagine».
Tullio Marani, proprietario e direttore creativo del marchio di pelletteria Henry Beguelin, resta cautamente ottimista per il 2017, pur venendo da due anni di «estrema incertezza e volatilità di ogni mercato». Le variabili fuori dal controllo di un’azienda sono tantissime, a partire dai flussi turistici, a loro volta legati agli sbalzi valutari e agli attacchi terroristici.
«I negozi a insegna Henry Beguelin di Milano, entrambi di proprietà, sono un ottimo barometro – spiega Marani –. Una volta i clienti più numerosi e con gli scontrini più alti erano i russi, ma da due anni sono quasi spariti. In compenso nel 2016 abbiamo visto una decisa ripresa delle vendite a Mosca e in altre città e credo che nel 2017 i russi torneranno a viaggiare, per turismo e non solo. Anche se le sanzioni economiche imposte da Bruxelles alla Russia non aiutano». Henry Beguelin ha sempre avuto una forte presenza in Giappone e Stati Uniti, che nel 2016 sono cresciuti. Per il 2017 promette bene l’Australia: «Due anni fa abbiamo aperto un corner a Sydney, tra qualche mese avremo un vero monomarca. Abbiamo capito che i nostri prodotti più sportivi incontrano il gusto e le esigenze locali, un po’ come succede negli Stati Uniti». La Corea del sud resta importante, anche se nel 2016 c’è stato un lieve rallentamento sia delle vendite ai locali sia ai turisti, che dalla Cina sono molto calati.
«Siamo contenti inoltre della linea casa, delle collezioni uomo, che valgono circa il 10% del fatturato, e dei capispalla. In Russia ad esempio sono andati benissimo i montoni e le pellicce: cerchiamo di mischiare i materiali aggiungendo inserti in maglieria», aggiunge Tullio Marani. Successo poi per le sneaker in pelle o con tocchi di pelliccia: «Ci posizioniamo in una fascia alta del mercato, in una nicchia, e anche per questo non rinunceremo mai a produrre tutto in Italia», conclude l’imprenditore.