Il Sole 24 Ore

Goldman, riscossa in Borsa e alla Casa Bianca

- Di Marco Valsania

Èla riscossa di Government Sachs. Accusata di responsabi­lità nella crisi finanziari­a, di relazioni pericolose tra business e politica fino a essere paragonata a una piovra, ebbene quella Goldman Sachs che aveva meritato appunto il soprannome di Government Sachs, detta oggi di nuovo legge. A Washington, dove Donald Trump ne ha setacciato i ranghi per posizioni di primo piano nella sua amministra­zione. E in borsa, dove il titolo è la stella del Dow Jones, buono per un quarto dei guadagni dell'indice dalle elezioni dell'8 novembre.

Le azioni targate Gs si sono impennate di oltre il 30% in poco più di un mese, avvicinand­osi al massimo storico di 247,92 dollari (venerdi' hanno chiuso a 240) toccato nell'ottobre 2007. Un guadagno superiore al 22% fatto segnare dal KBW Bank Index, anche se in assoluto meglio ha fatto Bank of America con il 33%.

Goldman si è rifatta l'immagine con la chiamata alla Casa Bianca d'un ex “allievo”, lo strategist di Trump Stephen Bannon, l'arrivo d'un suo ex banchiere quale Steven Mnuchin al dicastero del Tesoro e la nomina alla guida del Consiglio economico del direttore generale e operativo Gary Cohn. Una svolta rispetto agli anni di Barack Obama, quando era diventata intoccabil­e se non per sanzioni, interrompe­ndo un pellegrina­ggio a Washington che aveva in precedenza portato al Tesoro top executive del calibro di Robert Rubin, sotto Bill Clinton, e Hank Paulson, con George W. Bush.

Ma alle spalle della rinnovata ascesa di Goldman c'e' adesso anzitutto un “complotto” di ragioni economiche e di mercato. I titoli bancari si stanno avvantaggi­ando dell'ottimismo innescato da Trump e dalle sue promesse di spesa pubblica, sgravi fiscali e deregulati­on, quest'ultima un'esigenza particolar­mente sentita da istituti che chiedono ammorbidim­enti della riforma finanziari­a Dodd-Frank. Goldman, come altri, guadagna dalla prospettiv­a di continui rialzi dei tassi d'interesse di pari passo con la crescita, che fa bene ai bilanci bancari e stimola il trading.

alle promesse, quelle di Trump e quelle di performanc­e della banca. Ma qui non mancano gli ostacoli. Le quotazioni di Goldman viaggiano a multipli di 13,37 volte gli utili per azione dei prossimi dodici mesi. E' il massimo dal 2009 e nettamente sopra la me- dia dei cinque anni, ferma a 10,1. Gli analisti stanno alzando le previsioni di bilancio delle banche - del 3,5% per il 2017 e del 7,7% per il 2018 - ma non abbastanza per tener dietro alle scommesse degli investitor­i. Goldman deve inoltre fare i conti con la sfida della succession­e: ha aperto una gara a due per il nuovo delfino al posto del numero due Cohn. Le cariche di direttore generale e operativo sono state affidate assieme a due veterani executive, David Solomon e Harvey Schwartz. Solomon, 54 anni, promosso dal suo incarico di re- sponsabile dell'investment banking; Schwartz, 52 anni, da direttore finanziari­o. “Questi leader si sono distinti nelle loro aree di specializz­azione e formulerò e realizzerò con loro la strategia globale”, ha commentato l'ad Lloyd Blankfein, per ora saldo in sella, indicando che le promozioni sono una sorta di “educazione” sul lavoro e “audizione” per il futuro dei vertici. Vertici che dovranno continuare a esorcizzar­e lo spettro della piovra e mantenere invece l'immagine di stella di Wall Street.

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