Tlc, la crescita è nell’Internet delle cose
L’Internet delle cose sarà uno dei driver di crescita del business delle telco nei prossimi anni, con un incremento del 20% annuo almeno fino al 2020. La stima viene dalla società Analysys Mason, secondo la quale il focus sull’Internet delle cose sarà a livello globale una delle principali sfide per il mercato delle telecomunicazioni già dal prossimo anno. Del resto, che ci siano grandi margini di miglioramento lo dicono innanzitutto i numeri. Infatti, l’Internet of things vale a livello globale l’1% del fatturato delle telco; nel 2020 dovrebbe raggiungere quantomeno il 5 per cento.
Del resto, la domanda di mercato per l’Internet delle cose è crescente, con un Iot sempre di più terreno d’elezione per un numero di aziende, in aumento, impegnate a fornire soluzioni smart nei campi più disparati: dall’energia, alla mobilità alla domotica. In Italia, secondo le secondo le rilevazioni di Assinform condotte in collaborazione con NetConsulting Cube, il mercato Iot nei primi sei mesi del 2016 è cresciuto del 16,4%, a 815 milioni di euro. Crescita a due cifre dunque, ma numeri sono ancora migliorabili e di molto come conferma anche, a livello globale, il report di Analysys Mason.
pLa società di ricerca specializzata in materia di telecomunicazioni nel suo report evidenzia così come l’Internet delle cose avrà un boom per le telco nei prossimi anni. Basti pensare che secondo alcune stime l’Iot rappresentava il 19% delle connessioni mobili nella Ue nel 2015 e raggiungerà il 51% nel 2020, pari al 12% del traffico totale. Certo, la necessità di aumentare il business passa anche attraverso un cambiamento culturale per far sì che le telco abbraccino con sempre maggiore convinzione questa frontiera di business. Negli Usa, spiega il report di Analysys Mason, l’operatore che punta di più sull’Iot è Verizon, come dimostrano le acquisizioni concluse quest’anno di Fleetmatics, Telogis e altre realtà per un totale di 3 miliardi di dollari.
Al di là del report, qualche esperienza è visibile anche in Italia. C’è ad esempio da considerare l’attività di Vodafone che ha acquisito qualche anno fa l’azienda Cobra, ora diventata Vodafone Automotive e terreno di sperimentazione delle cosiddette soluzioni “machine to machine”, in cui sim all’interno di macchinari dialogano fra loro. Anche Tim si sta muovendo. A Torino ha infatti creato il suo Open Lab di ricerca e innovazione in Italia, aperto ad aziende e sviluppatori per favorire e accelerare la crescita dei servizi Iot e delle applicazioni per la smart life e per l’industrial Internet. I numeri fanno capire che è giusto così: secondo recenti analisi si passerà dagli attuali 5 miliardi di oggetti connessi agli oltre 20 miliardi nel 2020, per arrivare ai 200 miliardi tra circa 20 anni.