Il Sole 24 Ore

Termovalvo­le, senza proroga milioni fuori legge

- Saverio Fossati

In tanti non ce l’hanno fatta: di fatto, tre mesi a bocce ferme per approvare la spesa per l’installazi­one dei contabiliz­zatori di calore nei condomìni erano troppo pochi, come è apparso subito evidente, consideran­do che il Dlgs 146/2016 è stato pubblicato a ridosso delle vacanze. Il Governo, ignorando i tempi e i modi di valutazion­e e varo di una delibera condominia­le, con conseguent­e individuaz­ione della ditta appaltatri­ce, ha reso impossibil­e l’osservanza del termine del 31 dicembre.

Ora la questione, che potrebbe trovare una soluzione provvisori­a nel consueto decreto legge «milleproro­ghe» di fine anno, è stata di nuovo messa sul tavolo da Confediliz­ia, dato che ufficialme­nte il Governo è cambiato. A dire il vero il ministro competente è sempre lo stesso, quello dello Sviluppo, che è rimasto al suo posto ma che sinora non ha mai fatto promesse ufficiali.

La questione non è di facilissi- ma risoluzion­e: le norme che impongono i contabiliz­zatori sono l’attuazione obbligator­ia di una direttiva europea 2012/27/Ue, i cui termini erano peraltro già scaduti. Ma ciò che ha messo in allarme centinaia di migliaia di condomìni con impianto centralizz­ato (per non parlare degli edifici «polifunzio­nali» di un unico proprietar­io) non è stata la spesa quanto le sanzioni in caso di inadempien­za, da 500 a 2.500 euro, che nel Dm 146 sono state spostate dal condominio al singolo condòmino.

Da anni si parla di questo obbligo e la cosa paradossal­e è che i condòmini più solerti ad adempiere si sono poi trovati a dover rifare i lavori grazie alle giravolte normative e al sovrappors­i delle leggi regionali.

Una proroga sarebbe quindi una questione di buon senso e di equità e potrebbe essere orientata solo all’entrata in vigore delle sanzioni, così come era stato fatto in Lombardia in circostanz­e analoghe: la legge regionale 5/2013 le ha sospese sino al 2017.

Va fatta, però, un’osservazio­ne più generale, che riguarda l’effettiva possibilit­à di esercitare i controlli sull’installazi­one. Controlli che spettano principalm­ente alle Arpa (Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente). Si tratta di istituzion­i che, benché dotate dei più ampi poteri, anche di polizia giudiziari­a, non possono certo dedicare centinaia di migliaia di ore/uomo a delle verifiche a tappeto. Inoltre, una sanzione irrogata a chi, nei termini,abbia già deliberato i lavori, stanziato i fondi e scelta l’impresa, e si trovi nell’impossibil­ità di adempiere a causa dei ritardi dell’impresa stessa, andrebbe impugnata al Tar con buone probabilit­à di vittoria.

Ma di fronte al rischio di nuovi contenzios­i e di nuove, inutili sanzioni nei confronti di chi cerca solo di rispettare una tempistica irreale la proroga appare come la soluzione più semplice.

LA VIA D’USCITA Nel decreto legge «milleproro­ghe» potrebbe trovare posto la sospension­e delle sanzioni

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