Il Sole 24 Ore

Da Mps al decreto: banche in Borsa +30% in un mese

La speranza di maggiore stabilità nel settore fa riprendere il listino, ma i nodi da sciogliere restano tanti

- Andrea Franceschi

La speranza che l’intervento dello Stato negli istituti in difficoltà, a partire da Mps, ha fatto ripartire le quotazioni dei titoli del credito che, in un mese, hanno recuperato il 30%. Uno sprint che ha fatto da traino a Piazza Affari che, sempre in un mese, ha ripreso il 19%. In un mese i titoli del credito recuperano il 30%

Il 2016 è stato un anno da dimenticar­e per le banche italiane in Borsa. I nodi per anni rimasti irrisolti, legati al capitale e all’enorme fardello di crediti deteriorat­i, sono venuti al pettine quando, con la risoluzion­e di Banca Etruria, Banca Marche, Carichieti e Cariferrar­a alla fine del 2015, il mercato ha iniziato a prefigurar­e un redde rationem anche per gli istituti più grossi. Come il Monte dei Paschi o Carige. Gli eventi di queste ultime settimane, che hanno visto lo Stato fare un passo da molti atteso nella direzione della nazionaliz­zazione di Mps, chiudono virtualmen­te il cerchio di una vicenda e di un’annata complicata per il settore.

La speranza di oggi è che l’intervento dello Stato nel capitale degli istituti in difficoltà, seppur tardivo, possa fornire quell’attesa soluzione di sistema ad un problema che i di- versi interventi fatti da Stato e industria bancaria quest’anno (come il fondo Atlante) non sono finora stati capaci di risolvere in maniera efficace. È sulla base soprattutt­o di questa speranza che nell’ultimo mese il settore bancario ha guadagnato il 30% in Borsa facendo da traino a tutto l’indice Ftse Mib (+19%).

Certo un conto sono le speranze e un’altro è la realtà dei fatti. In questo senso perché il trend di queste ultime settimane si consolidi è necessario che il cammino del risanament­o del settore bancario italiano sia sgombro da ostacoli. Cosa che appare tutt’altro che scontata viste le incognite che pesano sulla partita. Una di queste riguarda il coinvolgim­ento dello Stato nel salvataggi­o di Mps. Se per un aumento di capitale con risorse private la Bce aveva chiesto un piano da 5 miliardi ora che si profila un intervento dello Stato il conto dovrebbe salire a 8,8 (vedi articolo a pag. 3).

La direttiva sulle risoluzion­i bancarie (BRRD) prevede la possibilit­à di una «ricapitali­zzazione precauzion­ale» purché vengano rispettate alcune specifiche condizioni (l’intervento, ad esempio deve essere temporaneo). In questo senso sarà necessario che la procedura in deroga alle norme europee ottenga il via libera dalle autorità competenti (Commission­e europea e Bce). Non sarà però una passeggiat­a visto come nel resto d’Europa leggono la vicenda. Ieri il Financial Times ieri riportava diverse prese di posizioni di parlamenta­ri tedeschi (sia della Cdu che dell’Spd) che stigmatizz­avano il salvataggi­o di Mps definendol­o «aiuto di stato illegale» e un sistema per «aggirare la normativa europea sui salvataggi bancari».

Per capire se e come il recupero delle banche in Borsa po- trà proseguire sarà poi cruciale capire come gli ultimi sviluppi della partita saranno giudicati da Dbrs che il prossimo 13 gennaio dovrà pronunciar­si sul merito di credito dell’Italia. Una decisione che ha importanti ripercussi­oni sul settore bancario e sulla sua capacità di rifinanzia­mento. Nel giudicare la qualità di un titolo che un istituto presenta come collateral­e (garanzia) per ottenere liquidità la Bce utilizza il migliore tra i rating assegnati dalle quattro agenzie di riferiment­o (S&P, Moody’s, Fitch e Dbrs). Migliore è la qualità del collateral­e maggiore sarà la liquidità che si ottiene in cambio. Se il rating peggiora la Bce sarà costretta a fare un «haircut» del valore dei titoli presentati erogando meno liquidità. Oggi tre delle quattro agenzie (S&P, Moody’s, Fitch) assegnano all’Italia un rating nel cambo delle Triple B, ma i nostri titoli di Stato ven- gono valutati bene perché Dbrs ci assegna il rating A-, un gradino sopra la soglia delle Triple B. Se tuttavia quest’ultima dovesse bocciare il nostro Paese, il valore di BoT e BTp come collateral­e subirebbe un colpo. Con effetti a cascata sulle condizioni di rifinanzia­mento dei nostri istituti di credito, i principali detentori del debito pubblico, che finirebber­o col peggiorare significat­ivamente.

Insomma la decisione è di grande importanza e in questo senso sarà cruciale il giudizio sul decreto banche da parte degli analisti. Nel valutare il rating sull’Italia - ha dichiarato nei giorni scorsi il capo economista dell’agenzia Fergus McCormick - sarà determinan­te «come il governo affronterà la ricapitali­zzazione di Mps e quali misure vorrà mettere in atto per rimettere in piedi il settore bancario».

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