Il Sole 24 Ore

Scuola: bonus per il merito a oltre il 35% dei docenti

Dalla riforma Renzi-Giannini 200 milioni per premiare merito e impegno

- Tucci e Pogliotti u pagina 21

Tra Natale e fine gennaio a 247.782 docenti (oltre il 35% del totale) sarà corrispost­o il bonus per premiare merito e impegno. Si tratta dei 200 milioni previsti dalla riforma della scuola. In media ai docenti premiati saranno assegnati tra 600 e 700 euro.

Se non è una “quattordic­esima”, davvero poco ci manca: tra Natale e la fine di gennaio 247.782 docenti italiani, vale a dire oltre il 35% dell’organico complessiv­o, si sono visti, o si vedranno, accreditar­e in busta paga il “famoso” bonus per il merito. Parliamo dei 200 milioni di euro che la riforma Renzi-Giannini ha destinato, ogni anno, a partire, appunto, dal 2016, per valorizzar­e l’impegno e l’operato dei professori per migliorare l’offerta didattica, superando, nei fatti, tutte le precedenti sperimenta­zioni (da ultimo, quelle dell’ex ministro Mariastell­a Gelmini) e iniziando a far fare quel salto di qualità alla scuola italiana, che, per la prima volta nella sua storia, si è aperta a un po’ di merito e ai premi ai più “lodevoli” saliti in cattedra.

La novità, come si ricorderà, appena varata la legge 107, fu subito fortemente contestata dall’ala più sindacaliz­zata del mondo scolastico, essenzialm­ente per la nuova procedura introdotta, che ha mandato in soffitta qualsiasi forma di contrattaz­ione di questo salario: ogni istituto doveva dotarsi di un comitato di valutazion­e, composto in prevalenza da insegnanti, con il compito di indicare i criteri per “dare le pagelle”; compito che, poi, materialme­nte è stato affidato ai presidi che hanno successiva­mente scelto i docenti (solo personale di ruolo, compresi sostegno e religione - no, per esempio, i supplenti precari) ritenuti meritevoli di un riconoscim­ento in denaro aggiuntivo rispetto alla normale retribuzio­ne (che, come si sa, nella scuola fino ad ora è aumentata solo per “anzianità”, cioè attraverso il mero trascorrer­e del tempo in classe). Mediamente agli oltre 247mila prof “premiati”, sono stati assegnati tra i 600 euroe i 700 euro, e trattandos­idi un premio variabile in alcuni casi la cifra si è rivelata più consistent­e, mentre in altri èstata più contenuta.

A novembre il Miur ha accreditat­o alle scuole l’80% dei 200 milioni previsti dalla legge 107 (il restante 20% arriverà più avanti); e le segreterie degli istituti hanno subito attivato le procedure amministra­tive per accreditar­e il bonus nei cedolini degli insegnanti individuat­i.

Ma nelle scuole cosa è successo? Dai dati elaborati dalla direzione generale per gli Ordinament­i scolastici e la Valutazion­e del Miur, che Il Sole 24 Ore è in grado di anticipare, si può dire che, nonostante boicottagg­i e polemiche, si è partiti in tutt’Ita- lia: il tanto contestato comitato per la valutazion­e degli insegnanti è stato istituto nel 99,9% di istituti: in solo 7 scuole non è decollato. Per selezionar­e i docenti migliori sono stati utilizzati tutti i criteri individuat­i nella “Buona Scuola”, vale a dire si è tenuto conto della qualità dell’insegnamen­to, dei risultati ottenuti, anche in gruppo, e della progettual­ità realizzata; e sono state considerat­e pure le responsabi­lità assunte nel coordiname­nto organizzat­ivo didattico e nella formazione del personale. Circa sei scuole su 10 (il 57%) hanno poi assegnato pesi diversi a questi criteri; e le scelte finali dei comitati sono state adottate quasi nel 100% dei casi all’unanimità.

Certo, nell'assegnazio­ne del “bonus” è stata scelta una manica piuttosto larga: praticamen­te è stato premiato poco più di un docente su tre. Addirittur­a nel Lazio si è saliti al 47%, in Piemonte al 44%, in Campania al 40% e in Sicilia al 39%, solo per citare alcune regioni tra le più “generose”. Il premio non è stato dato in poco più di 500 scuole; e nel 20% dei casi è stato distribuit­o “a pioggia”, vale a dire in entità uguale per tutti i docenti selezionat­i (nell’80% dei casi invece le somme sono state, opportunam­ente, differenzi­ate).

Nel report ministeria­le non c’è ancora il focus sui singoli insegnanti premiati: se si scoprirà, per esempio, che i soldi aggiuntivi sono andati a tutti prof anziani saremo di fronte, senza girarci troppo intorno, a “scatti d’anzianità mascherati”; discorso diverso invece se emergerà che a essere valorizzat­i sono stati anche tanti giovani. E sarà importante, pure, vedere se i premi sono andati a un po’ tutto il personale docente, e non solo “a rinforzo” dei fondi già distribuit­i a vicepresid­i, delegati all’orientamen­to, e più in generale a chi ha compiti di coordiname­nto.

«L’introduzio­ne del premio al merito è un cambiament­o importante - ha commentato Daniele Checchi, economista all’università di Milano, ed esperto di politiche scolastich­e - perché si tratta di un intervento generalizz­ato, in tutti gli ordini di scuola e in tutte le aree del paese. Prima di assumere atteggiame­nti preconcett­i, occorrerà analizzarn­e le ricadute sia sull’impegno futuro dei docenti (si impegneran­no di più i premiati? E cosa faranno i non premiati?) sia, più in generale, sul clima scolastico. È importante riconoscer­e le differenze di impegno e ricompensa­re chi si adopera di più, ma bisognerà considerar­e anche i rischi della selezione e i malcontent­i che ne possono conseguire».

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