L’aereo caduto nel Mar Nero: per Mosca «non è terrorismo»
Cremlino e Fsb non considerano pr ior itar ia la pista dell’attentato nella tragedia dell’aereo precipitato a Natale Ma l’ipotesi di un guasto tecnico o di un errore dei piloti non convince gli esperti
pElencando le quattro piste che intendono seguire nella ricerca del motivo dietro la tragedia del Tupolev 154 precipitato nel mar Nero il giorno di Natale con 92 persone a bordo, il Cremlino e i servizi di sicurezza russi continuano a tenere le distanze dall’ipotesi terrorismo. Mentre ancora si cercano le scatole nere, l’Fsb spiega che non ci sono prove che giustifichino questa possibilità: «Principali ipotesi di lavoro restano l’impatto di un corpo estraneo in uno dei motori, carburante di cattiva qualità, un errore dei piloti o un guasto tecnico». L’aereo - un volo gestito dal ministero della Difesa - si era fermato all’aeroporto di Sochi/Adler per fare rifornimento ed era diretto alla base aerea russa di Hmeymim, a Latakia, sul Mediterraneo. La base da cui decollano i jet russi impegnati nella guerra in Siria.
«Al momento - ha dichiarato Dmitrij Peskov, portavoce del presidente Vladimir Putin - non prevale alcuna versione. È troppo presto per avere qualsiasi certezza. In ogni caso, l’eventualità di un atto terroristico è ben lontana dall’essere considerata la pista principale». Per il 26 dicembre Putin aveva proclamato una giornata di lutto nazionale in Russia.
Nella notte tra il 25 e il 26, le ricerche dei corpi e del relitto sono proseguite senza fermarsi un minuto, con una forza di 3.500 persone ed entro un raggio di circa sei chilometri dalla costa. Tra le vittime - domenica la possibilità di trovare superstiti era stata esclusa quasi subito - militari, nove giornalisti e 64 componenti dell’ensemble Alexandrov, più nota come Coro dell’Armata Rossa. Li attendevano a Latakia per celebrare il Nuovo Anno insieme ai militari mentre l’attivista Elizaveta Glinka, membro del Consiglio della presidenza per i diritti umani, famosa in Russia come “dottor Lisa” impegnata in assistenza umanitaria in zone di guerra, doveva consegnare aiuti e medicinali. Man mano che vengono ritrovati, i corpi vengono trasferiti a Mosca, unico luogo in cui avverranno le identificazioni. Il ministero della Difesa ha smentito che alcuni dei passeggeri trovati - 11 - indossassero giubbotti di salvataggio.
Un altro dettaglio importante: il Tu-154, decollato dall’aeroporto Chkalovskij della regione di Mosca, era arrivato a Sochi alle 3.43 ora locale (due ore in avanti rispetto all’Italia). Lo scalo per rifornimento, in realtà, inizialmente era stato programmato a Mozdok, in Ossezia, e poi spostato a Sochi per le cattive condizioni meteo sul Caucaso.
LE RICERCHE NEL MAR NERO I sommozzatori al lavoro al largo di Sochi non sono ancora riusciti a trovare la fusoliera e le scatole nere
L’aereo è scomparso dai radar due minuti dopo il decollo.
Il carico, precisano al ministero della Difesa, erano i bagagli dei passeggeri e 150 kg di generi alimentari e medicinali: «Non erano presenti carichi di carattere bellico né “dual use”, materiale e civile». Secondo l’Fsb, «all’arrivo all’aeroporto di Sochi l’aereo è stato preso in custo- dia dalle guardie di frontiera dell’Fsb e dai militari del ministero della Difesa. Durante il rifornimento sono salite a bordo due persone: una guardia di frontiera e un funzionario delle dogane di Sochi. Dall’aereo sono scesi il comandante dell’equipaggio e l’ingegnere di bordo per verificare il rifornimento». È stato anche stabilito - scrive la Tass - che la velocità al decollo era di 354 km/h, considerata normale per questo tipo di aereo.
Gli esperti di aeronautica e i piloti consultati dai mezzi di informazione russi più slegati dalle posizioni governative sono scettici di fronte alle affermazioni ufficiali: a partire dalla prontezza con cui le autorità hanno escluso l’ipotesi terrorismo, ancor prima di avere il quadro di quanto accaduto. Un video, pubblicato in rete e ripreso dal sito della radio Eco di Mosca, sembrerebbe non escludere la possibilità di un’esplosione: la telecamera dalla costa di Adler/Sochi riprende nell’oscurità un bagliore improvviso. Un’esplosione - che potrebbe comunque essere stata provocata da un malfunzionamento del carburante - spiegherebbe la presenza di resti in un raggio così ampio e l’assenza di un allarme da parte dei piloti.
«La causa della catastrofe - ha dichiarato a Gazeta.ru Nikolaj Vinogradov, comandante di Ty154, pilota di prima classe - è la stessa del Sinai (la tragedia dell’aereo russo esploso nell’ottobre 2015, poi riconosciuto come attentato, ndr): l’aereo ha iniziato a disintegrarsi in aria. Il motivo sarà chiaro quando avranno ritrovato le scatole nere. Ma è importante notare che hanno rinvenuto frammenti dell’aereo a 1,5 km dalla costa, e la parte principale a 6 km». Come se i frammenti fossero tornati indietro rispetto alla direzione dell’aereo in volo: cosa che non avviene, dice il comandante Vinogradov, se l’aereo cade per qualche altro problema, non un’esplosione, e si rompe colpendo l’acqua. Ma a indebolire la tesi di un guasto tecnico, Vinogradov spiega che l’apparecchio precipitato era da considerarsi “giovane”: costruito nel 1983, con circa 7mila ore di volo su un normale periodo di servizio di 35-40mila.