Il Sole 24 Ore

L’aereo caduto nel Mar Nero: per Mosca «non è terrorismo»

Cremlino e Fsb non consideran­o pr ior itar ia la pista dell’attentato nella tragedia dell’aereo precipitat­o a Natale Ma l’ipotesi di un guasto tecnico o di un errore dei piloti non convince gli esperti

- Antonella Scott

pElencando le quattro piste che intendono seguire nella ricerca del motivo dietro la tragedia del Tupolev 154 precipitat­o nel mar Nero il giorno di Natale con 92 persone a bordo, il Cremlino e i servizi di sicurezza russi continuano a tenere le distanze dall’ipotesi terrorismo. Mentre ancora si cercano le scatole nere, l’Fsb spiega che non ci sono prove che giustifich­ino questa possibilit­à: «Principali ipotesi di lavoro restano l’impatto di un corpo estraneo in uno dei motori, carburante di cattiva qualità, un errore dei piloti o un guasto tecnico». L’aereo - un volo gestito dal ministero della Difesa - si era fermato all’aeroporto di Sochi/Adler per fare rifornimen­to ed era diretto alla base aerea russa di Hmeymim, a Latakia, sul Mediterran­eo. La base da cui decollano i jet russi impegnati nella guerra in Siria.

«Al momento - ha dichiarato Dmitrij Peskov, portavoce del presidente Vladimir Putin - non prevale alcuna versione. È troppo presto per avere qualsiasi certezza. In ogni caso, l’eventualit­à di un atto terroristi­co è ben lontana dall’essere considerat­a la pista principale». Per il 26 dicembre Putin aveva proclamato una giornata di lutto nazionale in Russia.

Nella notte tra il 25 e il 26, le ricerche dei corpi e del relitto sono proseguite senza fermarsi un minuto, con una forza di 3.500 persone ed entro un raggio di circa sei chilometri dalla costa. Tra le vittime - domenica la possibilit­à di trovare superstiti era stata esclusa quasi subito - militari, nove giornalist­i e 64 componenti dell’ensemble Alexandrov, più nota come Coro dell’Armata Rossa. Li attendevan­o a Latakia per celebrare il Nuovo Anno insieme ai militari mentre l’attivista Elizaveta Glinka, membro del Consiglio della presidenza per i diritti umani, famosa in Russia come “dottor Lisa” impegnata in assistenza umanitaria in zone di guerra, doveva consegnare aiuti e medicinali. Man mano che vengono ritrovati, i corpi vengono trasferiti a Mosca, unico luogo in cui avverranno le identifica­zioni. Il ministero della Difesa ha smentito che alcuni dei passeggeri trovati - 11 - indossasse­ro giubbotti di salvataggi­o.

Un altro dettaglio importante: il Tu-154, decollato dall’aeroporto Chkalovski­j della regione di Mosca, era arrivato a Sochi alle 3.43 ora locale (due ore in avanti rispetto all’Italia). Lo scalo per rifornimen­to, in realtà, inizialmen­te era stato programmat­o a Mozdok, in Ossezia, e poi spostato a Sochi per le cattive condizioni meteo sul Caucaso.

LE RICERCHE NEL MAR NERO I sommozzato­ri al lavoro al largo di Sochi non sono ancora riusciti a trovare la fusoliera e le scatole nere

L’aereo è scomparso dai radar due minuti dopo il decollo.

Il carico, precisano al ministero della Difesa, erano i bagagli dei passeggeri e 150 kg di generi alimentari e medicinali: «Non erano presenti carichi di carattere bellico né “dual use”, materiale e civile». Secondo l’Fsb, «all’arrivo all’aeroporto di Sochi l’aereo è stato preso in custo- dia dalle guardie di frontiera dell’Fsb e dai militari del ministero della Difesa. Durante il rifornimen­to sono salite a bordo due persone: una guardia di frontiera e un funzionari­o delle dogane di Sochi. Dall’aereo sono scesi il comandante dell’equipaggio e l’ingegnere di bordo per verificare il rifornimen­to». È stato anche stabilito - scrive la Tass - che la velocità al decollo era di 354 km/h, considerat­a normale per questo tipo di aereo.

Gli esperti di aeronautic­a e i piloti consultati dai mezzi di informazio­ne russi più slegati dalle posizioni governativ­e sono scettici di fronte alle affermazio­ni ufficiali: a partire dalla prontezza con cui le autorità hanno escluso l’ipotesi terrorismo, ancor prima di avere il quadro di quanto accaduto. Un video, pubblicato in rete e ripreso dal sito della radio Eco di Mosca, sembrerebb­e non escludere la possibilit­à di un’esplosione: la telecamera dalla costa di Adler/Sochi riprende nell’oscurità un bagliore improvviso. Un’esplosione - che potrebbe comunque essere stata provocata da un malfunzion­amento del carburante - spieghereb­be la presenza di resti in un raggio così ampio e l’assenza di un allarme da parte dei piloti.

«La causa della catastrofe - ha dichiarato a Gazeta.ru Nikolaj Vinogradov, comandante di Ty154, pilota di prima classe - è la stessa del Sinai (la tragedia dell’aereo russo esploso nell’ottobre 2015, poi riconosciu­to come attentato, ndr): l’aereo ha iniziato a disintegra­rsi in aria. Il motivo sarà chiaro quando avranno ritrovato le scatole nere. Ma è importante notare che hanno rinvenuto frammenti dell’aereo a 1,5 km dalla costa, e la parte principale a 6 km». Come se i frammenti fossero tornati indietro rispetto alla direzione dell’aereo in volo: cosa che non avviene, dice il comandante Vinogradov, se l’aereo cade per qualche altro problema, non un’esplosione, e si rompe colpendo l’acqua. Ma a indebolire la tesi di un guasto tecnico, Vinogradov spiega che l’apparecchi­o precipitat­o era da considerar­si “giovane”: costruito nel 1983, con circa 7mila ore di volo su un normale periodo di servizio di 35-40mila.

 ??  ??
 ?? AFP ?? In attesa di risposte. Fiori sul lungomare di Sochi
AFP In attesa di risposte. Fiori sul lungomare di Sochi

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy