Autobomba Isis sui civili ad Aleppo Est
Trenta i morti mentre fonti russe parlano del ritrovamento di fosse comuni con cadaveri mutilati
La guerra dell’Isis contro Assad e suoi alleati si è avvicinata sempre più al confine turco e nel mirino sono finiti ancora una volta i civili come avviene da oltre cinque anni.
Un’autobomba dell’Isis ad Al Bab, a Est di Aleppo, ha provocato ieri trenta morti tra uomini e donne in fuga: nell’area sono in corso da mesi violenti combattimenti perché le forze siriane leali ad Assad e i soldati di Ankara stanno cercando di strappare il territorio allo Stato Islamico. Secondo le notizie fornite dalla Turchia, dunque, l’attacco sarebbe stato compiuto contro i civili che cercavano di fuggire dal- la città situata trenta chilometri a Sud del confine turco.
Intensi combattimenti sono in corso anche a Nord e a Ovest di Raqqa, la “capitale” dell’Isis in Siria, mentre avanzano le Forze democratiche siriane, milizie a predominanza curda, sostenute dai raid degli Stati Uniti. Il gruppo sarebbe giunto fino a Tal Samn, 27 chilometri a Nord della città e, a Ovest si troverebbe ormai a ridosso della diga di Tabqa, sull’Eufrate, considerata strategica per il controllo della regione. Secondo voci non confermate le forze curde avrebbero preso possesso dei villaggi di Swedia Ka- bira e Saghira, assicurandosi il controllo della parte della diga lungo la riva Nord del fiume.
Emergono intanto altri orrori dalla guerra di Siria. Alcune fosse comuni sarebbero state ritrovate ad Aleppo Est, nella parte appena conquistata dalle truppe di Assad e dagli alleati russi. I corpi rinvenuti, almeno 21, mostrerebbero segni di torture e mutilazioni ma non ci sono per il momento conferme indipendenti alle dichiarazioni arrivate da Mosca e dall’agenzia di stampa statale siriana.
«Abbiamo trovato fosse comuni con decine di corpi di persone che hanno subito torture e mutilazioni», ha detto Igor Konashenkov, portavoce del ministero della Difesa russo, segnalando che probabilmente si tratta soltanto dei primi rinvenimenti di questo tipo. «È stata una scoperta scioccante - ha sottolineato Konashenkov - nelle fosse ci sono parti di corpi umani e quelli rinvenuti integri portano i segni di esecuzioni con un colpo alla testa».
Secondo l’agenzia di stampa ufficiale siriana, Sana, «i civili sono stati uccisi dai gruppi terroristici all’uscita dei quartieri Est della città di Aleppo». Il termine utilizzato - gruppi terroristici - nel vocabolario del regime indica gruppi ribelli. Citato da Sana, il responsabile del Dipartimento di medicina legale, Zaher Hajjo, ha affermato che tra le vittime ci sono anche «cinque bambini e cinque donne».
Massacri e torture anche ai danni di civili sono stati più volte denunciati negli oltre cinque anni di guerra. Di volta in volta viene puntato il dito contro l’esercito governativo di Assad e le sue milizie, oppure contro i gruppi di ribelli o infine contro l’Isis.
Konashenkov ha affermato che prima di essere costretti a lasciare i quartieri orientali di Aleppo per oltre quattro anni nelle loro mani, i ribelli hanno anche disseminato mine e trappole esplosive. L’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus) domenica ha detto che 63 soldati di Damasco e miliziani loro alleati sono stati uccisi da questi ordigni a partire dal 22 dicembre, quando le forze governative hanno ripreso il controllo della città.
Nella sua prima uscita pubblica dopo la riconquista di Aleppo, il giorno di Natale Bashar al Assad ha visitato un orfanatrofio cristiano nel sobborgo di Sednaya. Le fotografie pubblicate sulla pagina Facebook della presidenza siriana mostrano il presidente con la moglie Asma insieme alle suore e ai bambini.