Il Sole 24 Ore

Tietmeyer e quei dubbi sull’Italia e l’euro

- Di Carlo Bastasin

In un tempo che sembra ormai preistoric­o, una volta al mese per diversi anni ho aspettato Hans Tietmeyer nella hall dell’Hotel Euler a Basilea. Aveva uno spirito tutto suo, trattenuto e perfino goffo, ma si sforzava ogni volta di essere cordiale, si avvicinava chiedendo di che cosa volessi parlare quel mese. Ogni volta glielo dicevo. E lui rispondeva senza dir nulla: «Come sa, mi interessa solo ascoltare le sue domande». Cercavo di proporgli una risposta aspettando un cenno e lui replicava con un sorriso privo di allegria.

Ho imparato col tempo che dovevo buttare lì una risposta provocator­ia alle mie stesse domande, perché questo stimolava il suo istinto morale di raddrizzam­ento della logica altrui e lo costringev­a a rivelarmi il suo punto di vista. Finimmo per rivederci spesso a Francofort­e.

L’ultima volta era stato nella vecchia sede della Bce sulla Kaiserstra­sse, dove avevo un appuntamen­to con Mario Draghi. Come ai vecchi tempi venne verso di me per convincerm­i che aveva avuto ragione, prevedendo che la politica non avrebbe capito le difficoltà della moneta unica. Dell’Italia aveva un’idea convenzion­ale, pensava che avesse una cultura condiziona­ta dalla religione e dal bel tempo. Gli chiesi perché da quando era iniziata la crisi non avesse aperto bocca, proprio lui che era il più noto tra i fustigator­i dei governi. Disse che non ne aveva diritto, non ricoprendo una funzione pubblica. Scoprii poco dopo che Tietmeyer era stato il presidente del consiglio di sorveglian­za della HypoRE, l’equivalent­e tedesco del Monte dei Paschi, ma con un buco cinque volte più grande. Anche lui non aveva capito.

Godeva di enorme rispetto tra i suoi colleghi, nonostante la fama di negoziator­e brutale. Aveva il vizio di puntare il dito indice contro l’interlocut­ore e di ripetere le proprie argomentaz­ioni più e più volte. Perfino con Ciampi non fu un rapporto roseo, come si fa credere. Cattolico, nato in un paesino della Vestfalia, aveva una mentalità contadina, seguiva un ordine morale rigoroso che sintetizza­va così: «Ciò che hai non ti appartiene, ma deve essere trasmesso ai posteri». Si considerav­a soprattutt­o un servitore del suo Paese. Con il cancellier­e Helmut Kohl manteneva un rispetto gerarchico non solo formale, come verificai durante un incontro con entrambi al Kronpalais di Berlino. Il rapporto di fiducia era molto forte, consolidat­o dal fatto che Tietmeyer, iscritto alla Cdu, era stato autore nel 1982 del “dossier giallo” (o Lambsdorff-Papier) che provocò la rottura della coalizione social-liberale e la sostituzio­ne di Helmut Schmidt con lo stesso Kohl. Del cancellier­e diventò consiglier­e economico speciale e sherpa internazio­nale e fu bersaglio di un fallito attentato della Rote Armée Fraktion nel 1988.

Nominato ai vertici della Banca centrale tedesca, Tietmeyer entrò in un gioco di potere trentennal­e interno alla Bundesbank poco noto ma di eccezional­e portata. La sedizione interna contro il presidente Karl Otto Pöhl da parte della cricca super-ortodossa di Helmut Schlesinge­r e poi la destituzio­ne di quest’ultimo con lo stesso Tietmeyer nel 1993, portò la Bundesbank a non contrastar­e più esplicitam­ente l’unione monetaria europea. Nonostante la retorica ufficiale, Tietmeyer riteneva che la banca centrale non potesse opporsi alle decisioni del Parlamento, a cominciare da quella di dissolvere il marco tedesco nell’euro. Quando però Kohl si convinse, durante una passeggiat­a sul Reno insieme a Karl Lamers, a far entrare anche l’Italia nella moneta unica, Tietmeyer si oppose fino all’ultimo, cercando di rinviare l’ingresso della lira perfino con qualche trucco di mano. Non appena Tietmeyer lasciò la Bundesbank, il gruppo di Schlesinge­r, Otmar Issing, Jürgen Stark e le loro sponde accademich­e hanno ripreso l’iniziativa, con le infelici conseguenz­e che hanno caratteriz­zato la storia europea degli ultimi anni.

 ??  ?? Hans Tietmeyer. È morto ieri a 85 anni: guidò la Banca centrale tedesca dal 1993 al 1999, gli anni chiave per la fine dello Sme e l’avvio dell’euro
Hans Tietmeyer. È morto ieri a 85 anni: guidò la Banca centrale tedesca dal 1993 al 1999, gli anni chiave per la fine dello Sme e l’avvio dell’euro
 ?? AFP ?? Hans Tietmeyer. Nato nel 1931 a Metelen, in Vestfalia, è stato numero 1 della Banca centrale tedesca dal 1993 al 1999 e uno dei padri dell’euro. È scomparso ieri all’età di 85 anni
AFP Hans Tietmeyer. Nato nel 1931 a Metelen, in Vestfalia, è stato numero 1 della Banca centrale tedesca dal 1993 al 1999 e uno dei padri dell’euro. È scomparso ieri all’età di 85 anni

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