Mps, piano in due mesi: tre ipotesi per gli Npl
I fondi sondano la banca per le sofferenze, ma non saranno interamente cedute
pI n due mesi il Monte dei Paschi avrà la sua nuova road map. Che dovrà consentire alla banca di incassare le risorse dello Stato e valorizzarle al punto di poterle restituire (si spera integralmente) in un orizzonte di qualche anno. Cioè quanto la Commissione europea consentirà al Governo di rimanere padrone della banca più antica del mondo: è una delle questioni nodali del confronto che si sta aprendo in questi giorni tra il Tesoro, la Commissione e la Bce; le norme non fissano un termine e dunque la decisione sarà tutta politica, con una forchetta che secondo gli addetti ai lavori potrebbe spaziare da un minimo di due anni a un massimo di 5-6.
Non è un dettaglio. Perché se è vero che il nuovo piano industriale a cui sta lavorando il vertice della banca, atteso nelle sue prime bozze subito dopo la pausa natalizia, sa- rà incentrato sui target di breve periodo, e quindi a fine 2018, è altrettanto vero che tutto dipenderà dall’orizzonte a medio- lungo in cui potrà operare la banca. « Un conto è tornare sul mercato nel 2018, un altro poter aspettare fino al 2020-2021», faceva notare ieri un alto dirigente della banca senese.
Come accennato ieri da Il Sole 24 Ore, c’è da “forzare” gli schemi del piano presentato a ottobre, che prevedeva di approdare a un RoTe pari all’11% entro il 2019 grazie a un utile di poco superiore al miliardo e a fronte di un aumento di cinque. Ora l’asticella si alza, e non poco: gli utili andranno spalmati su un capitale di oltre 9 miliardi (eventuali nuovi subordinati compresi) e raggiunti in un tempo più breve.
Di qui, appunto, la necessità di qualche settimana per mettere a punto un piano industriale credibile, capace di superare il test non facile della Bce (che ne valuterà la sostenibilità) e della Dg Comp della Commissione, che pretenderà sforzi sufficienti da giustificare l’intervento dello Stato.
Un dato è certo: considerati i 45,5 miliardi di crediti deteriorati lordi al 30 settembre, che diventano 22,5 al netto delle svalutazioni per un Npl ratio del 21,5%).
Nel piano originario i 27 miliardi di sofferenze lorde (intanto saliti a 28,2 miliardi al 30 settembre) avrebbero dovuto essere cartolarizzat con l’ingresso del fondo Atlante, il veicolo nato su iniziativa del Governo e gestito da Quaestio Sgr. Con questo obiettivo era anche stata fatta una serie di due diligence, durata alcuni mesi, sui portafogli di sofferenze.
Ma questo piano è ora momentaneamente congelato in attesa di capire quale sarà l’impatto delle nuove richieste della Bce, che (archiviata la ricapitalizzazione di mercato da 5 miliardi) ha chiesto un’iniezione di 8,8 miliardi. Ora, secondo le indiscrezioni, l’impianto del progetto di smaltimento dei non performing loan non dovrebbe cambiare radicalmente, ma visto il nuovo scenario verranno valutate tutte le opzioni.
Le ipotesi sul tavolo sono tre. Anzitutto, potrebbe restare in piedi la via della cartolarizzazione: il ruolo di Atlante potrebbe essere rivisto - o ridimensionato - alla luce delle nuove condizioni, ma potrebbero essere utilizzare le Gacs, cioè la garanzia dello Stato sui bond senior emessi dagli Spv. La seconda opzione prevede il coinvolgimento di qualche investitore internazionale in una cessione a pacchetti degli Npl. Non è un caso che da qualche giorno, cioè da quando il piano con Atlante è stato congelato, grandi investitori internazionali come Apollo, Lonestar, Cerberus abbiano cominciato a riaprire i contatti con Siena, con l’obiettivo di capire se esistano delle opportunità di investimento sul portafoglio dei non performing loan della banca.
La terza via è quella della gestione interna. Con i soldi dello Stato e senza più l’urgenza di fare tutto e subito, il Monte potrebbe decidere di svalutare ancora un po’ e poi di tenersi in pancia i crediti per qualche altro tempo. Non all’infinito, ma quanto necessario per cercare di riportarli in bonis o - diversamente - di cederli a qualche operatore specializzato. Verosimile che, alla fine, si opti per un mix tra le tre diverse opzioni, nell’ottica di ottimizzare i ritorni. Sempre che la Bce, non incline a sconti soprattutto quando di mezzo ci sono i crediti deteriorati (per di più in capo al Monte) lo consenta. Anche perché in corso c’è un’ispezione, da cui entro metà 2017 potrebbe emergere la necessità di nuove rettifiche; e, inevitabilmente, la richiesta di una nuova terapia-shock.
L’INTERESSE DEL MERCATO Nei giorni scorsi Apollo, Lonestar, Cerberus hanno cominciato a riaprire i contatti con Siena in vista di eventuali cessioni