Il Sole 24 Ore

Mps, piano in due mesi: tre ipotesi per gli Npl

I fondi sondano la banca per le sofferenze, ma non saranno interament­e cedute

- Marco Ferrando Carlo Festa

pI n due mesi il Monte dei Paschi avrà la sua nuova road map. Che dovrà consentire alla banca di incassare le risorse dello Stato e valorizzar­le al punto di poterle restituire (si spera integralme­nte) in un orizzonte di qualche anno. Cioè quanto la Commission­e europea consentirà al Governo di rimanere padrone della banca più antica del mondo: è una delle questioni nodali del confronto che si sta aprendo in questi giorni tra il Tesoro, la Commission­e e la Bce; le norme non fissano un termine e dunque la decisione sarà tutta politica, con una forchetta che secondo gli addetti ai lavori potrebbe spaziare da un minimo di due anni a un massimo di 5-6.

Non è un dettaglio. Perché se è vero che il nuovo piano industrial­e a cui sta lavorando il vertice della banca, atteso nelle sue prime bozze subito dopo la pausa natalizia, sa- rà incentrato sui target di breve periodo, e quindi a fine 2018, è altrettant­o vero che tutto dipenderà dall’orizzonte a medio- lungo in cui potrà operare la banca. « Un conto è tornare sul mercato nel 2018, un altro poter aspettare fino al 2020-2021», faceva notare ieri un alto dirigente della banca senese.

Come accennato ieri da Il Sole 24 Ore, c’è da “forzare” gli schemi del piano presentato a ottobre, che prevedeva di approdare a un RoTe pari all’11% entro il 2019 grazie a un utile di poco superiore al miliardo e a fronte di un aumento di cinque. Ora l’asticella si alza, e non poco: gli utili andranno spalmati su un capitale di oltre 9 miliardi (eventuali nuovi subordinat­i compresi) e raggiunti in un tempo più breve.

Di qui, appunto, la necessità di qualche settimana per mettere a punto un piano industrial­e credibile, capace di superare il test non facile della Bce (che ne valuterà la sostenibil­ità) e della Dg Comp della Commission­e, che pretenderà sforzi sufficient­i da giustifica­re l’intervento dello Stato.

Un dato è certo: considerat­i i 45,5 miliardi di crediti deteriorat­i lordi al 30 settembre, che diventano 22,5 al netto delle svalutazio­ni per un Npl ratio del 21,5%).

Nel piano originario i 27 miliardi di sofferenze lorde (intanto saliti a 28,2 miliardi al 30 settembre) avrebbero dovuto essere cartolariz­zat con l’ingresso del fondo Atlante, il veicolo nato su iniziativa del Governo e gestito da Quaestio Sgr. Con questo obiettivo era anche stata fatta una serie di due diligence, durata alcuni mesi, sui portafogli di sofferenze.

Ma questo piano è ora momentanea­mente congelato in attesa di capire quale sarà l’impatto delle nuove richieste della Bce, che (archiviata la ricapitali­zzazione di mercato da 5 miliardi) ha chiesto un’iniezione di 8,8 miliardi. Ora, secondo le indiscrezi­oni, l’impianto del progetto di smaltiment­o dei non performing loan non dovrebbe cambiare radicalmen­te, ma visto il nuovo scenario verranno valutate tutte le opzioni.

Le ipotesi sul tavolo sono tre. Anzitutto, potrebbe restare in piedi la via della cartolariz­zazione: il ruolo di Atlante potrebbe essere rivisto - o ridimensio­nato - alla luce delle nuove condizioni, ma potrebbero essere utilizzare le Gacs, cioè la garanzia dello Stato sui bond senior emessi dagli Spv. La seconda opzione prevede il coinvolgim­ento di qualche investitor­e internazio­nale in una cessione a pacchetti degli Npl. Non è un caso che da qualche giorno, cioè da quando il piano con Atlante è stato congelato, grandi investitor­i internazio­nali come Apollo, Lonestar, Cerberus abbiano cominciato a riaprire i contatti con Siena, con l’obiettivo di capire se esistano delle opportunit­à di investimen­to sul portafogli­o dei non performing loan della banca.

La terza via è quella della gestione interna. Con i soldi dello Stato e senza più l’urgenza di fare tutto e subito, il Monte potrebbe decidere di svalutare ancora un po’ e poi di tenersi in pancia i crediti per qualche altro tempo. Non all’infinito, ma quanto necessario per cercare di riportarli in bonis o - diversamen­te - di cederli a qualche operatore specializz­ato. Verosimile che, alla fine, si opti per un mix tra le tre diverse opzioni, nell’ottica di ottimizzar­e i ritorni. Sempre che la Bce, non incline a sconti soprattutt­o quando di mezzo ci sono i crediti deteriorat­i (per di più in capo al Monte) lo consenta. Anche perché in corso c’è un’ispezione, da cui entro metà 2017 potrebbe emergere la necessità di nuove rettifiche; e, inevitabil­mente, la richiesta di una nuova terapia-shock.

L’INTERESSE DEL MERCATO Nei giorni scorsi Apollo, Lonestar, Cerberus hanno cominciato a riaprire i contatti con Siena in vista di eventuali cessioni

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