Quei bond subordinati di Mps messi a garanzia di affidamenti
C’è un nuovo fronte nella vicenda dei subordinati del Monte dei Paschi: alcune centinaia di clienti negli anni scorsi hanno utilizzato le obbligazioni subordinate dell’istituto di Siena come garanzia per ottenere una notevole massa di prestiti, fidi, mutui e altre forme di apertura di credito. A certificarlo, secondo fonti ufficiose interne a Rocca Salimbeni, è una indagine interna condotta dalla banca stessa.
Nei giorni scorsi, in vista del piano di salvataggio “privato” poi fallito, il Chief Lending Officer di Mps, Fabrizio Leandri, aveva commissionato alle strutture della banca una “mappatura” delle posizioni dei bondisti subordinati rispetto ai relativi prestiti otte- nuti da Mps. I risultati sono stati clamorosi: secondo fonti interne all’istituto senese, è emerso che sono poco meno di 500 le posizioni per le quali i bondisti subordinati negli anni scorsi hanno utilizzato i titoli obbligazionari di Mps come garanzia collaterale per ottenere prestiti sotto varie forme. La mappatura, sostengono le stesse fonti, evidenzia un range di posizioni di prestiti garantiti da subordinati Mps che va da poche decine di migliaia a oltre 10 milioni di euro per posizione.
Abbiamo chiesto a Mps quante sono esattamente le posizioni coinvolte nei prestiti “baciati” garantiti dai subordinati e qual è in totale il loro valore dei prestiti. Rocca Salimbeni non ha smentito, ma in una nota si è limitata a repli- care che «in occasione dell’avvio della conversione volontaria» dei subordinati, «Banca Monte dei Paschi di Siena ha fatto un’attenta analisi degli strumenti subordinati ricevuti in pegno al fine di rispettare tutte le indicazioni delle Autorità di Vigilanza ed evitare tutti i potenziali conflitti di interesse». «Al momento sono in corso approfondimenti tecnici per comprendere le modalità della conversione obbligatoria e la gestione delle garanzie creditizie», conclude la nota.
Le stesse fonti affermano che la ripartizione su base geografica di questa pratica non è stata omogenea. La vicenda prenderebbe inizio proprio con l’acquisizione di AntonVeneta. Sembra che nella rete degli sportelli dell’ex Popola- re di Padova la prassi di porre a garanzia di linee di credito i titoli del gruppo fosse abbastanza diffusa e ammessa tacitamente dalla banca stessa, sia prima che dopo l’acquisizione della Bapv da parte del gruppo senese.
C’è un’altra domanda d’obbligo: i titoli erano già dei clienti quando questi li hanno posti a garanzia degli affidamenti, oppure si tratta di “operazioni baciate” come quelle di Veneto Banca, in cui i fidi sono stati erogati a condizione che in parte venissero impiegati per acquistare titoli? Quale che sia la risposta, a questo punto la questione diviene cruciale, vista la conversione forzata di tutti i bond subordinati in azioni: poiché porre azioni proprie a garanzia di prestiti non è ammesso dalla legge, cosa farà Mps? Chiederà ai clienti garantiti dai subordinati di rientrare o di sostituire i propri titoli con nuove garanzie, senza le quali bloccherà le aperture di credito?