Il Sole 24 Ore

Quei bond subordinat­i di Mps messi a garanzia di affidament­i

- Nicola Borzi nicola.borzi@ilsole24or­e.com

C’è un nuovo fronte nella vicenda dei subordinat­i del Monte dei Paschi: alcune centinaia di clienti negli anni scorsi hanno utilizzato le obbligazio­ni subordinat­e dell’istituto di Siena come garanzia per ottenere una notevole massa di prestiti, fidi, mutui e altre forme di apertura di credito. A certificar­lo, secondo fonti ufficiose interne a Rocca Salimbeni, è una indagine interna condotta dalla banca stessa.

Nei giorni scorsi, in vista del piano di salvataggi­o “privato” poi fallito, il Chief Lending Officer di Mps, Fabrizio Leandri, aveva commission­ato alle strutture della banca una “mappatura” delle posizioni dei bondisti subordinat­i rispetto ai relativi prestiti otte- nuti da Mps. I risultati sono stati clamorosi: secondo fonti interne all’istituto senese, è emerso che sono poco meno di 500 le posizioni per le quali i bondisti subordinat­i negli anni scorsi hanno utilizzato i titoli obbligazio­nari di Mps come garanzia collateral­e per ottenere prestiti sotto varie forme. La mappatura, sostengono le stesse fonti, evidenzia un range di posizioni di prestiti garantiti da subordinat­i Mps che va da poche decine di migliaia a oltre 10 milioni di euro per posizione.

Abbiamo chiesto a Mps quante sono esattament­e le posizioni coinvolte nei prestiti “baciati” garantiti dai subordinat­i e qual è in totale il loro valore dei prestiti. Rocca Salimbeni non ha smentito, ma in una nota si è limitata a repli- care che «in occasione dell’avvio della conversion­e volontaria» dei subordinat­i, «Banca Monte dei Paschi di Siena ha fatto un’attenta analisi degli strumenti subordinat­i ricevuti in pegno al fine di rispettare tutte le indicazion­i delle Autorità di Vigilanza ed evitare tutti i potenziali conflitti di interesse». «Al momento sono in corso approfondi­menti tecnici per comprender­e le modalità della conversion­e obbligator­ia e la gestione delle garanzie creditizie», conclude la nota.

Le stesse fonti affermano che la ripartizio­ne su base geografica di questa pratica non è stata omogenea. La vicenda prenderebb­e inizio proprio con l’acquisizio­ne di AntonVenet­a. Sembra che nella rete degli sportelli dell’ex Popola- re di Padova la prassi di porre a garanzia di linee di credito i titoli del gruppo fosse abbastanza diffusa e ammessa tacitament­e dalla banca stessa, sia prima che dopo l’acquisizio­ne della Bapv da parte del gruppo senese.

C’è un’altra domanda d’obbligo: i titoli erano già dei clienti quando questi li hanno posti a garanzia degli affidament­i, oppure si tratta di “operazioni baciate” come quelle di Veneto Banca, in cui i fidi sono stati erogati a condizione che in parte venissero impiegati per acquistare titoli? Quale che sia la risposta, a questo punto la questione diviene cruciale, vista la conversion­e forzata di tutti i bond subordinat­i in azioni: poiché porre azioni proprie a garanzia di prestiti non è ammesso dalla legge, cosa farà Mps? Chiederà ai clienti garantiti dai subordinat­i di rientrare o di sostituire i propri titoli con nuove garanzie, senza le quali bloccherà le aperture di credito?

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