Indagine congiunta primo passo per fare chiarezza sui numeri
Dopo mesi di annunci, riunioni ai tavoli tecnici, diversi “stop and go”, le quattro principali fonti istituzionali sul mercato del lavoro hanno raggiunto un accordo e pubblicato una nota congiunta sulle tendenze dell’occupazione. Quello compiuto ieri da Istat, ministero del Lavoro, Inps e Inail è un primo passo importante che può contribuire a fare chiarezza su una materia assai delicata, un passo che peraltro era stato sollecitato proprio dalle colonne di questo giornale. La diffusione quasi in contemporanea di osservatori che fanno riferimento a platee di lavoratori e a metodiche differenti (dati di flusso, indagini campionarie), finora ha in più occasioni dato luogo ad interpretazioni del tutto contrastanti, generando confusione tra dati statistici e amministrativi, su un tema assai delicato come quello del mercato del lavoro. La nota congiunta verrà diffusa trimestralmente per offrire una lettura integrata delle dinamiche del lavoro. Resta da capire, tuttavia, se questa nota sostituirà effettivamente le diverse rilevazioni statistiche, a parte l’Istat che ha doveri istituzionali, essendo parte del sistema informativo Eurostat. O se, invece, ciascuno continuerà a diffondere per conto proprio i dati di cui è in possesso. Al momento sembra prevalere questa seconda ipotesi, visto che l’Inps fa già sapere che continuerà a pubblicare i dati dell’osservatorio ogni mese, in aggiunta alla nota congiunta. Sia chiaro che la richiesta non era quella di avere meno dati, ma di avere maggiore omogeneità e più coordinamento tra le fonti istituzionali.
Nel merito, il mercato del lavoro si muove allineato all’andamento del Pil, l’occupazione si è sostanzialmente stabilizzata a livello congiunturale ed è cresciuta a livello tendenziale, per effetto dei corposi incentivi per le assunzioni a tempo indeterminato introdotti nel 2015 che hanno avuto un impatto anche nei primi mesi del 2016 (quando invece la decontribuzione è stata ridotta al 40%). Con il tasso di occupazione al 57,3% il momento più duro della crisi è alle nostre spalle: siamo oltre quel 55,4% rilevato nel terzo trimestre 2013, ma restiamo ancora lontani dai livelli precrisi, da quel tasso al 58,8% del secondo trimestre del 2008. Continuiamo ad avere un mercato del lavoro tra i meno inclusivi a livello europeo, che penalizza soprattutto le donne e i giovani. I dati occupazionali rispecchiano una situazione caratterizzata da un Pil che nel terzo trimestre ha avuto un aumento congiunturale dello 0,3% e un tasso tendenziale di crescita dell’1 per cento. Non a caso l’indicatore relativo alle unità di lavoro equivalenti a tempo pieno (Ula) nel terzo trimestre rimane stabile a livello congiunturale e cresce dello 0,9% rispetto allo stesso periodo del 2015. La decontribuzione ha aiutato le imprese, come dimostra la crescita dei contratti stabili che ha trainato un mercato del lavoro che segna un saldo positivo, nonostante il calo del lavoro indipendente. In questo quadro il ripristino dell’incentivo pieno nel 2017 al Sud potrà produrre risultati in aree particolarmente svantaggiate. E bisogna puntare con forza sulla crescita per spingere le aziende ad assumere.