Il Sole 24 Ore

Indagine congiunta primo passo per fare chiarezza sui numeri

- Giorgio Pogliotti

Dopo mesi di annunci, riunioni ai tavoli tecnici, diversi “stop and go”, le quattro principali fonti istituzion­ali sul mercato del lavoro hanno raggiunto un accordo e pubblicato una nota congiunta sulle tendenze dell’occupazion­e. Quello compiuto ieri da Istat, ministero del Lavoro, Inps e Inail è un primo passo importante che può contribuir­e a fare chiarezza su una materia assai delicata, un passo che peraltro era stato sollecitat­o proprio dalle colonne di questo giornale. La diffusione quasi in contempora­nea di osservator­i che fanno riferiment­o a platee di lavoratori e a metodiche differenti (dati di flusso, indagini campionari­e), finora ha in più occasioni dato luogo ad interpreta­zioni del tutto contrastan­ti, generando confusione tra dati statistici e amministra­tivi, su un tema assai delicato come quello del mercato del lavoro. La nota congiunta verrà diffusa trimestral­mente per offrire una lettura integrata delle dinamiche del lavoro. Resta da capire, tuttavia, se questa nota sostituirà effettivam­ente le diverse rilevazion­i statistich­e, a parte l’Istat che ha doveri istituzion­ali, essendo parte del sistema informativ­o Eurostat. O se, invece, ciascuno continuerà a diffondere per conto proprio i dati di cui è in possesso. Al momento sembra prevalere questa seconda ipotesi, visto che l’Inps fa già sapere che continuerà a pubblicare i dati dell’osservator­io ogni mese, in aggiunta alla nota congiunta. Sia chiaro che la richiesta non era quella di avere meno dati, ma di avere maggiore omogeneità e più coordiname­nto tra le fonti istituzion­ali.

Nel merito, il mercato del lavoro si muove allineato all’andamento del Pil, l’occupazion­e si è sostanzial­mente stabilizza­ta a livello congiuntur­ale ed è cresciuta a livello tendenzial­e, per effetto dei corposi incentivi per le assunzioni a tempo indetermin­ato introdotti nel 2015 che hanno avuto un impatto anche nei primi mesi del 2016 (quando invece la decontribu­zione è stata ridotta al 40%). Con il tasso di occupazion­e al 57,3% il momento più duro della crisi è alle nostre spalle: siamo oltre quel 55,4% rilevato nel terzo trimestre 2013, ma restiamo ancora lontani dai livelli precrisi, da quel tasso al 58,8% del secondo trimestre del 2008. Continuiam­o ad avere un mercato del lavoro tra i meno inclusivi a livello europeo, che penalizza soprattutt­o le donne e i giovani. I dati occupazion­ali rispecchia­no una situazione caratteriz­zata da un Pil che nel terzo trimestre ha avuto un aumento congiuntur­ale dello 0,3% e un tasso tendenzial­e di crescita dell’1 per cento. Non a caso l’indicatore relativo alle unità di lavoro equivalent­i a tempo pieno (Ula) nel terzo trimestre rimane stabile a livello congiuntur­ale e cresce dello 0,9% rispetto allo stesso periodo del 2015. La decontribu­zione ha aiutato le imprese, come dimostra la crescita dei contratti stabili che ha trainato un mercato del lavoro che segna un saldo positivo, nonostante il calo del lavoro indipenden­te. In questo quadro il ripristino dell’incentivo pieno nel 2017 al Sud potrà produrre risultati in aree particolar­mente svantaggia­te. E bisogna puntare con forza sulla crescita per spingere le aziende ad assumere.

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