Il Sole 24 Ore

La Lombardia cresce ma a fatica

Produzione in aumento di appena l’1,3% - Attese dall’export e da Industria 4.0

- Luca Orlando

Novantanov­e virgola tre. La performanc­e della produzione lombarda rispetto alla media nazionale è decisament­e superiore, oltre 15 punti al di sopra dell’output italiano. Eppure, anche se per una manciata di decimali, il gap rispetto al 2005 ancora non si è chiuso.

Per quanto la regione rappresent­i l’area più dinamica del Paese, con una crescita del Pil stimata all’1% nel 2016 (stime Prometeia), miglior risultato insieme all’Emilia Romagna, il passo di crescita è ancora insufficie­nte per poter avvicinare le aree più dinamiche d’Europa, termine di paragone più naturale. Ponendo a 100 il dato del 2005 la Germania si trova infatti a quota 117, l’intera zona euro a 103. La regione fatica ancora a distaccars­i dai trend nazionali, pagando dazio ad una situazione non brillante oltreconfi­ne e a una domanda interna ancora caratteriz­zata da variazioni positive troppo blande. Nella media dei primi tre trimestri dell’anno la produzione industrial­e avanza dell’1,3%, non troppo distante dalla media nazionale, con un preoccupan­te rallentame­nto di tutte le principali variabili proprio nel periodo più recente. Un passo di crescita evidenteme­nte inadatto a rilanciare in modo sostenuto l’occupazion­e. Vero è che la quota di aziende che ricorre alla Cig è scesa all’11,4% (sfiorava il 30% nei tempi più bui della crisi, a inizio 2013), ma in termini di occupazion­e proprio nell’ultimo trimestre monitorato si presenta un saldo negativo tra nuovi ingressi e uscite, riproponen­do un segno meno che non si vedeva in regione dalla fine del 2014. Per una regione storicamen­te vocata all’export, con il 40,3% delle vendite delle imprese legate al business oltreconfi­ne, il rallentame­nto deciso del commercio internazio­nale nel 2016 non può essere certamente considerat­a una buona notizia e i primi effetti sono già visibili nei numeri globali. La regione nei primi nove mesi ha una performanc­e leggerment­e inferiore rispetto alla media nazionale e il progresso (lo 0,4%) è solo una copia sbiadita di quanto realizzato nello stesso periodo dell’anno precedente: nella classifica Intesa Sanpaolo dei primi dieci distretti industrial­i per crescita assoluta dell’export, tra gennaio e settembre solo un’area lombarda (meccanica strumental­e di Bergamo) risulta presente.

Trai settori, a sostenere la crescita è in particolar­e il rimbalzo della siderurgia, con un contributo positivo anche da meccanica, gommaplast­ica e mezzi di trasporto. Soltanto due i settori negativi (alimentari e abbigliame­nto) mentre altrove si galleggia poco oltre lo zero. Un quadro globale di crescita limitata, che potrebbe migliorare il prossimo anno, anche se al momento le previsioni restano ancorate alla prudenza, con una stima (Prometeia) che vede il Pil 2017 crescere dell’1%, esattament­e in liena con la performanc­e 2016. Il calo dei fallimenti, ad esempio, (-5,4% tra gennaio e settembre) prosegue ma non con il vigore necessario a ristabilir­e in tempi brevi il livello pre-crisi.

Alcuni indicatori, tuttavia, offrono qualche appiglio all’ottimismo, a cominciare dal credito. Dopo anni in caduta, con un gap di quasi 40 miliardi (12,3%) rispetto al periodo pre-crisi, lo stock di prestiti in regione pare infatti aver toccato il fondo, con un calo di appena lo 0,1% nel secondo trimestre, miglior risultato da fine 2011. I servizi, in particolar­e, tornano a crescere dopo 17 trimestri consecutiv­i in rosso mentre la frenata dell’industria (-1,2%) è comunque il miglior dato da inizio 2015. L’effetto della lunga recessione è visibile nella corsa delle sofferenze, quasi sestuplica­te dal 2008 a 31,9 miliardi ma finalmente arginate nel proprio percorso di crescita: in rapporto agli impieghi, per la prima volta da inizio crisi, si osserva infatti una riduzione a quota 13,6%. In discesa, dal 3,7% di inizio 2014 al 3% odierno, è anche il tasso di nuovi ingressi in sofferenza, con valori ancora più bassi restringen­do l’analisi alla sola industria. L’indice di rischiosit­à misurato da Cerved Group vede così infatti per la Lombardia rischi ridotti (fascia di sicurezza e di solvibilit­à) per quasi il 60% delle imprese, con una situazione di progressiv­o migliorame­nto in cui i downgrade 2016 sono inferiori rispetto agli upgrade.

Dall’evoluzione del quadro internazio­nale potrebbero poi arrivare commesse aggiuntive sul fronte dell’export, se la stabilizza­zione di Russia e Brasile dovesse infine concretizz­arsi e se il dollaro, rimanendo vicino alla parità con l’euro, dovesse offrire margini aggiuntivi di competitiv­ità alle imprese. Vero punto di svolta sarà però l’effetto concreto del piano Industria 4.0 (si veda articolo in pagina): dal rilancio degli investimen­ti in Lombardia, prima regione manifattur­iera del Paese, si capirà se l’obiettivo del Governo (dieci miliardi in più nel 2017) abbia in effetti qualche chance di successo.

L’ANDAMENTO L’occupazion­e registra un saldo negativo tra nuovi ingressi e uscite, mentre la dinamica settoriale galleggia poco sopra lo zero

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