Il Sole 24 Ore

Firenze premia il «Supertusca­n» L’Apparita di Ama festeggia 30 annate di eccellenza

- Federico De Cesare Viola

pEra il 1985, una grande annata in Chianti, quando veniva imbottigli­ato e venduto il primo Merlot in purezza prodotto in Toscana, sulla sommità del vigneto Bellavista, a 490 metri sul mare, da cui “appare” Siena. L’Apparita di Castello di Ama è un gioiello dell’enologia internazio­nale che festeggia con il 2016 la sua trentesima edizione: non è stato prodotto solo nel 2002 e nel 2012. Un anniversar­io che è stato celebrato nei giorni scorsi, al Four Seasons Hotel di Firenze, con una verticale di annate storiche dal 1986 al 2007 in cui è emersa l’eleganza, la longevità e l’espression­e del terroir di questo Supertusca­n frutto della visione di Marco Pallanti.

«La prima annata de L’Apparita – spiega l’enologo, anima dell’azienda insieme alla moglie Lorenza Sebasti – è nata dalla volontà di far conoscere al mondo le potenziali­tà dell’area di Ama, nel Chianti classico, e dal desiderio di lavorare con varietà autoctone inesplorat­e». Già nel 1992, l’Académie du Vin premiava questo Merlot tra i grandi nomi internazio­nali della categoria (c’era anche un certo Château Petrus). A seconda dell’annata, le tre parcelle di quasi tre ettari totali, con terreni ricchi di argilla, garantisco­no da 6 a 8mila bottiglie (su una produzione totale di 300mila), disponibil­i sul mercato dopo un affinament­o di 18 mesi in barrique.

È il genius loci ad aver ispirato anche la collezione d’arte contempora­nea site specific di Castello di Ama. Dal 1999, Daniel Buren, Anish Kapoor e Hiroshi Sugimoto, tra gli altri, hanno lasciato una traccia nel borgo e nelle vigne di Ama. A ottobre si è aggiunto il lavoro di Lee Ufan “Topos (Excavated)”, il primo con la curatela del canadese Philip Larratt-Smith. L’artista e filosofo coreano ha realizzato, sotto la volta in pietra di una delle cantine dell’azienda, un disegno murale e un dipinto che sembra emergere dal pavimento di cemento grezzo, incornicia­to dal pietrisco in marmo di Carrara, per evocare la dimensione storica e spirituale del vino.

Oggi Ama ha cinque suite nella settecente­sca Villa Ricucci, ognuna distinta dal nome di un’etichetta: Bellavista, La Casuccia e San Lorenzo – come i tre Chianti Classico Gran Selezione -, L’Apparita e la nuova Haiku, in omaggio al blend di Sangiovese, Cabernet Franc e Merlot.

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