La necessità di investire sulla formazione
Le straordinarie trasformazioni indotte dalla rivoluzione digitale cambiano i modi di produrre e avvicinano le caratteristiche dei lavori dipendenti e indipendenti. In particolare, tutti i lavori si realizzano sempre più per obiettivi e sono quindi valutati e remunerati secondo i risultati. Ne consegue la comune esigenza di incrementare continuamente le abilità e le competenze utilizzando non più solo le fonti formali ma anche quelle informali, tanto più se in situazione di compito. Non a caso, il disegno di legge approvato dal Senato ed ora all'esame della Camera incentiva fiscalmente l'autoformazione dei liberi professionisti e riconosce ai lavoratori agili il fondamentale diritto di accedere all'apprendimento teorico e pratico.
Allo stesso tempo tanto le prestazioni subordinate quanto quelle autonome sono soggette a fragilità che invocano prestazioni sociali del primo pilastro obbligatorio e di un secondo pilastro collettivo su base volontaria. E lo stesso provvedimento se ne occupa anche se rimangono ancora poco protette le professioni non ordinistiche iscritte alla gestione separata presso l'Inps. Siamo insomma in presenza di cambiamenti che sovvertono tutto l'impianto tradizionale del diritto del lavoro perché figlio della seconda rivoluzione industriale, della produzione seriale, della prestazione come mera esecuzione di ordini impartiti gerarchicamente.
L'associazione Amici di Marco Biagi, in collaborazione con il centro studi Adapt, ha dedicato un e book ( http://moodle.adaptland.it/pluginfile.php/28286/mod_resource/ content/1/ebook_60.pdf) a questa transizione dal vecchio al nuovo assetto regolatorio intitolandolo a quelle relazioni adattive di prossimità che sempre più dovrebbero sostituire la rigida fonte legislativa, per definizione incapace di rincorrere i cambiamenti. Gli interventi qui raccolti sono il frutto delle riflessioni prodotte nell'ambito del seminario promosso dalla stessa Associazione sulla “Fine del diritto pesante del lavoro nella quarta rivoluzione industriale” e di un primo commento alle novità introdotte dal nuovo contratto collettivo dei metalmeccanici e dalla intesa preliminare per la contrattazione nel pubblico impiego.
Le relazioni di lavoro sono analizzate nella loro funzionalità ai concreti obiettivi della sicurezza e della occupabilità delle persone come della competitività delle imprese, oltre i tradizionali “modelli” diventati spesso autoreferenziali. Significativa è la trasformazione che proprio i metalmeccanici hanno saputo fare del loro tradizionale contratto collettivo nazionale da strumento pesante e invasivo a cornice rivolta a capacitare e incoraggiare accordi adattivi di prossimità. Le parti della più grande categoria industriale hanno saputo transitare da meccanismi inibenti la vitalità locale a logiche esplicitamente sussidiarie che invocano condivisione, adattabilità, partecipazione.