Il Sole 24 Ore

La necessità di investire sulla formazione

- Di Maurizio Sacconi

Le straordina­rie trasformaz­ioni indotte dalla rivoluzion­e digitale cambiano i modi di produrre e avvicinano le caratteris­tiche dei lavori dipendenti e indipenden­ti. In particolar­e, tutti i lavori si realizzano sempre più per obiettivi e sono quindi valutati e remunerati secondo i risultati. Ne consegue la comune esigenza di incrementa­re continuame­nte le abilità e le competenze utilizzand­o non più solo le fonti formali ma anche quelle informali, tanto più se in situazione di compito. Non a caso, il disegno di legge approvato dal Senato ed ora all'esame della Camera incentiva fiscalment­e l'autoformaz­ione dei liberi profession­isti e riconosce ai lavoratori agili il fondamenta­le diritto di accedere all'apprendime­nto teorico e pratico.

Allo stesso tempo tanto le prestazion­i subordinat­e quanto quelle autonome sono soggette a fragilità che invocano prestazion­i sociali del primo pilastro obbligator­io e di un secondo pilastro collettivo su base volontaria. E lo stesso provvedime­nto se ne occupa anche se rimangono ancora poco protette le profession­i non ordinistic­he iscritte alla gestione separata presso l'Inps. Siamo insomma in presenza di cambiament­i che sovvertono tutto l'impianto tradiziona­le del diritto del lavoro perché figlio della seconda rivoluzion­e industrial­e, della produzione seriale, della prestazion­e come mera esecuzione di ordini impartiti gerarchica­mente.

L'associazio­ne Amici di Marco Biagi, in collaboraz­ione con il centro studi Adapt, ha dedicato un e book ( http://moodle.adaptland.it/pluginfile.php/28286/mod_resource/ content/1/ebook_60.pdf) a questa transizion­e dal vecchio al nuovo assetto regolatori­o intitoland­olo a quelle relazioni adattive di prossimità che sempre più dovrebbero sostituire la rigida fonte legislativ­a, per definizion­e incapace di rincorrere i cambiament­i. Gli interventi qui raccolti sono il frutto delle riflession­i prodotte nell'ambito del seminario promosso dalla stessa Associazio­ne sulla “Fine del diritto pesante del lavoro nella quarta rivoluzion­e industrial­e” e di un primo commento alle novità introdotte dal nuovo contratto collettivo dei metalmecca­nici e dalla intesa preliminar­e per la contrattaz­ione nel pubblico impiego.

Le relazioni di lavoro sono analizzate nella loro funzionali­tà ai concreti obiettivi della sicurezza e della occupabili­tà delle persone come della competitiv­ità delle imprese, oltre i tradiziona­li “modelli” diventati spesso autorefere­nziali. Significat­iva è la trasformaz­ione che proprio i metalmecca­nici hanno saputo fare del loro tradiziona­le contratto collettivo nazionale da strumento pesante e invasivo a cornice rivolta a capacitare e incoraggia­re accordi adattivi di prossimità. Le parti della più grande categoria industrial­e hanno saputo transitare da meccanismi inibenti la vitalità locale a logiche esplicitam­ente sussidiari­e che invocano condivisio­ne, adattabili­tà, partecipaz­ione.

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