Il Sole 24 Ore

Zanetti lascia: è rottura Gentiloni-Ala

Oggi la conferma della squadra di Renzi - Berlusconi: sosterremo i provvedime­nti positivi

- Emilia Patta

Il pressing di Denis Verdini per avere una maggiore rappresent­anza al governo con la nomina di qualche sottosegre­tario, dopo non aver ottenuto alcun ministro, non ha avuto effetto. Il premier Paolo Gentiloni quella porta l’ha tenuta ben chiusa. Apprestand­osi stamane a confermare praticamen­te tutta la squadra dei sottosegre­tari del governo che lo ha preceduto (forse ci sarà un nuovo ingresso, non di più) a eccezione di Tommaso Nannicini, che da sottosegre­tario a Palazzo Chigi con il compito di “regia” economica seguirà Matteo Renzi al partito. Ma ci sarà anche un’altra uscita, a quanto pare, frutto della rottura tra il premier e l’ex plenipoten­ziario di Berlusconi: il viceminist­ro dell’Economia Enrico Zanetti lascia. E motiva così la sua decisione: «Abbiamo atteso pazienteme­nte in queste settimane un chiariment­o ( con il presidente del Consiglio, ndr ) circa la nostra disponibil­ità, espressa al capo dello Stato durante le consultazi­oni, a sostenere il governo in questa difficilis­sima fase di transizion­e. È arrivata invece la proposta di confermare la squadra dei sottosegre­tari dei viceminist­ri, di cui faccio parte». E ancora: « All’antipoliti­ca delle conferme in blocco a prescinder­e, dei governi fotocopia dove l’unico che ha il coraggio di fare un passo indietro è Matteo Renzi, preferisco la politica » .

Non c’è posto per Ala nel governo Gentiloni, insomma, come per la verità non c’era posto neanche nel governo Renzi dal momento che Zanetti entrò in quota Scelta civica. Ma certo la rottura di ieri - che Verdini non ha potuto evitare nonostante un l ungo colloquio con il neo ministro dello Sport Luca Lotti - è di quelle che possono avere riflessi in Senato, dove i numeri per la maggioranz­a sono notoriamen­te risicati. E già durante il voto di fiducia al governo Gentiloni i 18 di Ala hanno fatto mancare i loro voti. D’altra parte, come si sottolinea in ambienti del governo, l’apporto di Ala risulta meno decisivo di qualche settimana fa a causa del mutato atteggiame­nto di Forza Italia nei confronti del governo. Silvio Berlusconi, dopo aver dato prova concreta della volontà di collaborar­e dando il via libera ai suoi parlamenta­re sul decreto salvabanch­e, ha ribadito anche ieri che Forza Italia non farà mancare il suo appoggio ai provvedime­nti giudicati positivi o comunque considerat­i strategici per l’interesse nazionale. «Al governo spetta gestire alcune vere e proprie emergenze sul piano interno e internazio­nale. Lo vedremo all’opera e valuteremo ogni provvedime­nto proposto dal governo stesso sostenendo­lo col nostro voto ove lo ritenessim­o positivo e utile nei confronti dell’Italia e degli italiani»: questa la linea dell’opposizion­e “responsabi­le” dettata ieri dall’ex premier.

Il Cdm di stamane darà dunque il via libera al decreto milleproro­ghe e confermerà la squadra di governo con pochi cambiament­i o addirittur­a nessuno, dunque. E subito dopo Gentiloni si presenterà all’appuntamen­to con i cronisti parlamenta­ri per la consueta conferenza stampa di fine anno. Lo stesso appuntamen­to in cui, esattament­e un anno fa, Renzi pronunciò la frase «se perdo il referendum mi dimetto». Gentiloni da parte sua traccerà le linee guida di un governo «di responsabi­lità» al servizio del Paese sulle principali emergenze: dal terremoto al rilancio del Sud fino all’occupazion­e. «Buone notizie su crescita, contratti stabili, riduzione sofferenze bancarie. Possiamo fare di più. Fiducia negli italiani e impegno su lavoro», prova intanto a infondere ottimismo il premier commentand­o i dati Istat in uno dei non frequenti tweet da quando è al governo. Il premier affronterà anche i principali nodi che il governo si è trovato ad affrontare da subito: le banche e il Jobs act. Sul fondo da 20 miliardi e sul decreto che ha salvato Mps, a quanto si apprende, Gentiloni difenderà l’azione del governo, dicendosi pronto a far valere le ragioni dell’Italia verso l’Ue, verso la Bce e anche verso Berlino. Ritocchi, migliorame­nti ma nessuno stravolgim­ento, a prescinder­e dalla decisione della Consulta sul referendum, è invece la linea che l’esecutivo dovrebbe tenere, nel nuovo anno, rispetto al Jobs act e ai sempre più contestati voucher.

«FIDUCIA E LAVORO» Gentiloni commenta su twitter i dati Istat: «Buone notizie, possiamo fare di più. Fiducia negli italiani e impegno sul lavoro»

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Oggi la scelta dei sottosegre­tari. Il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni

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