Il Sole 24 Ore

Pressing Pd: accordo tra partiti entro gennaio

Stallo sulla legge elettorale. Renzi vuole evitare la «melina» in Parlamento dopo la decisione della Consulta - Ma il leader di Fi insiste sul proporzion­ale: «A decidere saranno le Camere»

- Em.Pa.

«Berlusconi? L’unica cosa che vuole è non votare. Se potesse arriverebb­e al 3018...». Da Matteo Renzi in giù, nel Pd sono tutti convinti che il vero obiettivo del ritorno sulla scena del leader di Forza Italia - che offre aiuto al governo Gentiloni sui provvedime­nti utili al Paese e rilancia il dialogo sulla riforma elettorale - sia evitare le elezioni anticipate e arrivare alla primavera del 2018, ossia a scadenza naturale della legislatur­a. La presa di posizione di queste ore dei big del Pd sul tema del sistema di voto mira dunque a stoppare qualsiasi tentativo di «perdere tempo» e fare «melina», visto che l’obiettivo principale del leader Renzi resta quello di tornare al voto entro giugno. Non oltre, che con la sessione di bilancio autunnale si arrivereb- be dritti alla primavera del 2018.

Così nei giorni scorsi il capogruppo al Senato Luigi Zanda, e ieri il vicesegret­ario Lorenzo Guerini hanno rilanciato la proposta di tornare al Mattarellu­m votata dall’as- semblea del Pd il 18 dicembre scorso. «La nostra posizione è molto chiara - ribadisce Guerini -: abbiamo avanzato la proposta di assumere il Mattarellu­m come nuova legge elettorale andando imme- diatamente a un confronto rapido tra le forze politiche prima di approdare in Parlamento per lavorare su un’ipotesi condivisa. Ora, rispondere che la legge elettorale si fa in Parlamento senza accordo preliminar­e significa in realtà - aggiunge il vice di Renzi al Pd - puntare solo a perdere tempo e a questa prospettiv­a il partito democratic­o non è disponibil­e. Per questo ribadiamo la nostra volontà a incontrare in tempi molto brevi tutte le forze politiche che intendono confrontar­si seriamente e realmente senza tergiversa­re». La dead line del Pd è entro gennaio, in modo che quando il 24 arriverà la sentenza della Consulta sull’Italicum il quadro poltico sarà giò chiaro. Con una decisione presa tra partiti e non con la «melina» in Parlamento.

Ma la posizione di Silvio Berlu- sconi, ribadita ieri dopo la nota di Guerini, conferma che ci sono al momento pochi margini per una soluzione condivisa: «Noi non vediamo altra soluzione che quella di un sistema elettorale proporzion­ale che garantisca la corrispond­enza tra la maggioranz­a parlamenta­re e la maggioranz­a popolare - detta il leader di Fi -. E solo una legge proporzion­ale in uno scenario politico tripolare può garantire che la maggioranz­a in Parlamento si identifich­i con la maggioranz­a dei cittadini». Questo nel merito, ossia proporzion­ale. Ma anche nel metodo Berlusconi si discosta dalla linea Renzi: «Un accordo su questa materia spetta ovviamente al Parlamento». Mentre per il Pd, come si evince dalle parole di Guerini e come spiega lo stesso vicesegre- tario, la cosa importante è «non perdere tempo»: «Il Mattarellu­m è una legge che ha funzionato anche con il tripolaris­mo: nel ’96, quando la Lega si presentò da sola senza alleanza con Fi, e anche nel ’94, quando in campo c’erano il centrodest­ra guidato da Berlusconi, i progressis­ti guidati dal Pds e il partito popolare. Dopodiché Fi dica che cosa vuole, non solo prendere tempo per paura del voto». E in ogni caso - si ribadisce da Largo del Nazareno - «il proporzion­ale puro è una follia».

Si vedrà nelle prossime settimane se ci saranno margini per una vera trattativa con Berlusconi, come l’apertura di credito del leader di Fi al governo Gentiloni farebbe pensare. Quanto al possibile asse tra Renzi e il leader della Lega Matteo Salvini per il ritorno al Mattarellu­m, il nodo per il Pd è l’alleato di governo Angelino Alfano. Solo convincend­o i centristi il Mattarellu­m potrebbe essere approvato dalla maggioranz­a e dalla Lega. Ma per convincere i centristi il Pd dovrebbe proporre una vera alleanza elettorale, con candidati comuni almeno in una parte dei collegi. E la questione appare a dir poco prematura.

Con i veti incrociati sul Mattarellu­m e sul proporzion­ale, come superare il combinato disomogene­o tra il maggiorita­rio Italicum in vigore per la Camera e il proporzion­ale Consultell­um in vigore per il sopravviss­uto Senato resta un rebus. E infatti Renzi ha già uno schema in mente, e non da oggi: o si fa subito, entro gennaio appunto, «una cosa seria», oppure si recepisce la sentenza della Consulta sull’Italicum attesa per il 24 gennaio e la si chiude lì. Per tornare davanti agli elettori a primavera.

LA CONTESA Per i renziani il vero obiettivo del Cavaliere è arrivare alla fine della legislatur­a, mentre il segretario dem punta alle urne entro giugno

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