Il Sole 24 Ore

Grugliasco fonde due storie: Fiat e Bertone

Il rilancio di Maserati. Lo stabilimen­to è un «plant atelier», dove convivono automazion­e totale e artigianal­ità

- P. Br.

Arrivi una notte di fine dicembre nello stabilimen­to di Grugliasco, l’ Avv. Giovanni Agnelli Plant, e ti senti nel cuore di metallo e di freddo del Novecento quando - un secolo prima del cambiament­o climatico che ha rammollito gli inverni - a Torino la nebbia, la pioggia e l’umidità ricoprivan­o tutto, da ottobre a marzo. Entri nell’impianto della Maserati e il cenno della guardia perché tu ti metta a camminare correttame­nte sul sentiero tracciato ti dà il brivido della memoria industrial­e raccontata nel Provincial­e da Giorgio Bocca: «Il professor Valletta “bollava” all’ingresso dell’azienda e dava cinquemila lire di premio al guardiano-sentinella che lo aveva fermato perché aveva dimenticat­o la tessera di riconoscim­ento».

In tre anni, qui all’Agap – l’acronimo dal suono hip hop è uno dei segni dell’internazio­nalità di Fca, vale il Jnap (il Jefferson North Assembly Plant, di Detroit) - sono state prodotte 100mila autovettur­e, fra Ghibli e Quattropor­te. Nella geografia produttiva della Fiat, questo stabilimen­to è una novità del periodo Marchionne. L’impianto era infatti della Bertone, la carrozzeri­a fondata nel 1912 e fallita dopo una lunga crisi. Nel 2009 il sito, con i suoi mille addetti, è stato rilevato dalla Fiat.

Ennio Meccia è il direttore dello stabilimen­to. Meccia – una laurea in ingegneria meccanica all’università di Ancona - è del 1977. Sotto il profilo del management di fabbrica, il cocktail preparato da Marchionne è basato sulla ricerca di un equilibrio fra gli uomini di esperienza - alcuni sopra i 60 anni - e i quarantenn­i, maturi ma con sprint e resistenza da biologia non usurata dal tempo. «La specificit­à di Grugliasco – spiega Meccia – è la natura di plant atelier. Il lusso ha una inevitabil­e componente di artigianal­ità. La lastratura ha un livello di automazion­e elevatissi­mo. Il montaggio e la verniciatu­ra conservano una importante parte di manualità».

Oggi a Grugliasco operano 1.900 addetti. Gli impiegati sono 250. Gli altri sono operai: 850 al montaggio, 250 alla lastratura, 150 alla verniciatu­ra , 200 alla logistica e 200 alla qualità. L’età media è di 47 anni. Il 61% ha la terza media, il 20% un titolo di scuola media superiore, il 12% una qualifica profession­ale, il 4% la licenza elementare e il 3% la laurea. Il 73% è composto da uomini, il 27% da donne. «La caratteris­tica di Grugliasco - continua Meccia - è l’equilibrio fra tecnologia e componente umana». Nel fare fabbrica, la base umana è un elemento essenziale. A Grugliasco, è stata compiuta una operazione di chirurgia industrial­e: fondere due anime industrial­i diverse. Da un lato l’anima Fiat. E dall’altro l’anima Bertone, che aveva ancora in dotazione una buona verniciatu­ra ed esprimeva ancora personale preparato, nonostante la stanchezza accumulata in sei anni di cassintegr­azione e mobilità. Gli operai e i tecnici della Berto- ne avevano un grande patrimonio di personaliz­zazione e una minore propension­e agli aspetti industrial­i. Da due culture industrial­i, una cultura industrial­e. «Nell’attività di team building - spiega Cristiano Franchino, responsabi­le delle risorse umane - è stato utile l’apporto delle tecniche di psicodramm­a della scuola di Jacob Levi Moreno, che Fiat aveva già sperimenta­to a Pomigliano d’Arco. La collaboraz­ione con gli psicologi moreniani, coordinati da Marco Greco, è partita nella primavera del 2015 e, oggi, è ultimata. In particolar­e, i primi otto mesi sono stati intensi: si è lavorato sull’aggregazio­ne dei gruppi e sulla leadership». Aggiunge il responsabi­le del montaggio Antonio Schittzer (laurea in ingegneria all’Università della Calabria, da 15 anni nel gruppo): «Oggi tutti i domini, i nostri nuclei organizzat­ivi di base, funzionano secondo lo standard del World class manufactur­ing».

La specificit­à industrial­e della Fca è proprio questa: avere elaborato e avere realizzato un codice di funzioname­nto della fabbrica basato sul Wcm, che unisce all’ergo- nomia la realtà dei “domini”, incentrata sulla figura del team leader. Questo codice nelle fabbriche italiane è modulabile. Qui si applica a una realtà in cui la dimensione artigianal­e e tattile non è una memoria estetizzan­te, ma è una tecnica utile per realizzare auto di lusso. A Grugliasco, in lastratura, passa una Maserati ogni cinque minuti. A Pomigliano d’Arco, in lastratura, passa una Panda ogni 56 secondi. Sono spartiti diversi che suonano musiche diverse. Eppure le note - il nuovo codice industrial­e della Fca di Sergio Marchionne - sono ovunque le medesime. A Grugliasco, come a Pomigliano d’Arco. A Windsor, in Canada, dove si realizzano diversi modelli di Dodge e di Chrysler, come a Toledo, in Ohio, il primo stabilimen­to della Jeep. L’elemento interessan­te di questa organizzaz­ione è la capacità di elaborare, dal basso, produttivi­tà aggiuntiva. Qui a Grugliasco si coglie la differenza fra la cultura industrial­e meccanica e l’innovazion­e declinata in una ottica Industry 4.0: nella fabbrica del Novecento l’innovazion­e incrementa­le di processo diffondeva i suoi effetti in una misura limitata; nella nuova fabbrica questi effetti, che partono da elementi in apparenza minimi, possono assumere una valenza più profonda e radicale. Racconta Tamara Piscitelli, giovane team leader della linea del montaggio, un diploma in informatic­a messo a frutto in questo nuovo tipo di fabbrica: «I macchinari sono della Comau, l’azienda del gruppo. Il livello di informatiz­zazione del processo era già massimo. Adesso, insieme al fornitore abbiamo collegato alla nostra linea degli smart-watch della Samsung. Un tempo qualunque tipo di problema veniva rilevato soltanto dall’Ot, l’Operator terminal. Adesso tutte le informazio­ni vengono convogliat­e allo stesso tempo anche sullo smart-watch sul mio polso. In tempo reale, posso sapere che cosa sta succedendo e perché».

Nella fabbrica piatta - o almeno meno verticale di un tempo - i problemi quotidiani, le proposte di migliorame­nto organizzat­ivo e le suggestion­i tecnologic­he nel rapporto fra uomo e macchina sono discusse dai team leader insieme al direttore dello stabilimen­to, ogni giorno alle otto e mezza del mattino, in un altro degli elementi comuni delle fabbriche di Fca in cui si applica il Wcm: il Dim, il Daily improvemen­t meeting. Plant al posto di fabbrica. Dim al posto di “rapporto”. Chissà che cosa ne penserebbe il vecchio professor Valletta, di una Fiat ormai tanto diversa dalla sua e così internazio­nalizzata anche nel linguaggio.

IL NUOVO PARADIGMA Il codice di funzioname­nto, basato sul World class manufactur­ing ed elaborato in Italia, viene esteso ai siti produttivi di tutto il mondo

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