Il Sole 24 Ore

Bond, per i corporate è corsa ai buy back

Emissioni. In anno record per il comparto, l’Italia rallenta con 26 miliardi

- Mara Monti

In un anno record per i corporate bond, l’Italia termina il 2016 in controtend­enza rispetto al resto del mercato mettendo a segno un livello inferiore di nuove emissioni rispetto all’anno precedente: 26 miliardi di euro contro 37 miliardi nel 2015. E l’anno prossimo potrebbe andare peggio non superando 15 miliardi per poi risalire a 24 miliardi nel 2018, secondo le previsioni di Société Générale. Le imprese hanno potuto contare su prestiti bancari sindacati per 21,8 miliardi di euro (erano stati 63 miliardi di euro nel 2015), i bassi tassi di interesse hanno messo in moto operazioni di leverage management come i buy back. A livello globale sono stati emessi bond per 6.620 miliardi di dollari, piu' del precedente record fissato nel 2006 (la cifra include obbligazio­ni vendute da banche ed esclude il debito offerto tramite aste). Le aziende hanno catalizzat­o piu' della meta' del totale, anche sulla scia della politica ultra accomodant­e della Federal Reserve a del ricorso a tassi di interesse negativi deciso nel corso dell'anno dalla Banca del Giappone e dalla Banca centrale europea: le vendite di corporate bond sono infatti aumentate dell'8% a 3.600 miliardi, con un incremento delle operazioni di valore superiore a 10 miliardi studiate per finanziare grandi fusioni e acquisizio­ni.

Come le aziende approfitta­no dei bassi tassi di interesse

In un anno record per i corporate bond,l’Italia termina il 2016 in controtend­enza rispetto al resto del mercato mettendo a segno un livello inferiore di nuove emissioni rispetto all’anno precedente: 26 miliardi di euro contro 37 miliardi nel 2015. E l’anno prossimo potrebbe andare peggio non superando 15 miliardi per poi risalire a 24 miliardi nel 2018, secondo le previsioni di Société Générale. Dati che restano una goccia in mezzo al mare se si guarda al mercato del debito in euro che quest’anno ha registrato emissioni corporate per 344 miliardi di euro contro 320 miliardi dell’anno precedente.

Nel mezzo dodici mesi passati sulle montagne russe, dominati dalle politiche delle banche centrali, dall’elezione di Trump a Presidente degli Stati Uniti, dal referendum in Italia e dalla Brexit nel Regno Unito. Basti pensare che il rendimento del decennale americano che a dicembre dello scorso anno quotava 2,24%, dopo dodici mesi è più o meno agli stessi livelli ovvero 2,55 per cento. Nel corso dei 12 mesi appena tra- scorsi il Treasurys è riuscito a toccare il minimo storico dell’1,50% segnato lo scorso luglio per poi tornare a salire dopo l’elezione del Tycoon, spinto dalle politiche di stimolo fiscale della nuova Presidenza che potrebbero tradursi nella crescita dell’economia Usa, ma anche dell’inflazione: il tasso forward del decennale americano è al 3,50 per cento ad indicare la tendenza ad un aumento dei tassi di interesse americani.

Gli analisti concordano sul fatto che l’elezione di Trump rappresent­i un nuovo mondo per i mercati obbligazio­nari e con esso la fine del bassi tassi di interesse. La Fed ha dato il segnale e con il rialzo a dicembre, il primo dopo sei anni, nelle sue previsioni ora parla di tre ulteriori rialzi da un quarto di punto nei prossimi 12 mesi.

L’irripidime­nto della curva dei rendimenti Usa non ha lasciato indifferen­te quella europea, benché continui ad essere dominante il tema della divergenza delle politiche monetarie delle banche centrali: con il decennale tedesco allo 0,196 per cento, il differenzi­ale con il Treasury di identica scadenza ha toccato il record di 237 punti base.

Dall’elezione di Trump, i rendimenti hanno cominciato a salire un po’ ovunque e in questa prospettiv­a è improbabil­e, secondo gli analisti, che la Bce arrivi ad espandere il Qe ai bond finanziari, mentre l’estensione del programma ha mostrato la direzione di 7 In italiano si chiamano Obbligazio­ni societarie. Sono quelle obbligazio­ni i cui emittenti sono aziende private (cioè non appartenen­ti alla pubblica amministra­zione). Il possessore dell'obbligazio­ne diventa creditore della società emittente (cui ha di fatto prestato il proprio denaro) e ha diritto di ricevere il rimborso dell'importo alla scadenza prevista dal regolament­o, più una remunerazi­one a titolo di interesse. marcia: meno acquisti di bond al mese, ma per un periodo più lungo che copre le elezioni in Francia, Olanda e Germania: «Ci aspettiamo che le notizie politiche continuera­nno ad essere un driver importante per il mercato » , commenta Antonio Guadagnino, responsabi­le del debt capital market corporate di Société Générale Italia.

In Italia dove le imprese hanno potuto contare su prestiti bancari sindacati per 21,8 miliardi di euro (erano stati 63 miliardi di euro nel 2015), i bassi tassi di interesse hanno messo in moto operazioni di leverage management come i buy back di bond che hanno interessat­o nomi come Snam, Hera, Atlantia, Enel, Iren, A2A «un trend che continuere­mo a vedere anche il prossimo anno dal momento che i tassi in Europa continuera­nno ad essere “relativame­nte” bassi storicamen­te nel 2017, pur consideran­do i recenti rialzi», ha aggiunto Guadagnino. Mentre sul fronte small cap sempre più imprese ricorrono al mercato obbligazio­nario con emissioni per 10 miliardi di euro contro 7 miliardi di euro dello scorso anno.

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