Il Sole 24 Ore

Le banche concedono più credito allo shale oil

- Sissi Bellomo

Le banche americane stanno tornando a concedere fiducia allo shale oil: per la prima volta da due anni l’importo delle linee di credito è risalito, sia pure di poco. Lo scrive la Reuters, che ha monitorato il risultato ottenuto da 34 società petrolifer­e Usa, nei negoziati semestrali con gli istituti: nella tornata di ottobre sono stati resi disponibil­i 30,3 miliardi di dollari, il 4,8% in più rispetto ad aprile. A convincere le banche a riaprire cautamente i cordoni della borsa è stato il recupero delle quotazioni del petrolio, che quest’anno sfiora il 50%. Anche ieri il barile ha chiuso in rialzo, con il Wti – riferiment­o per l’industria americana – a 54,06 dollari. L’aumento dei prezzi, oltre a risvegliar­e l’ottimismo per il settore, accresce il valore delle riserve petrolifer­e impiegate a garanzia dei prestiti. Alcune compagnie le hanno accresciut­e anche attraverso acquisizio­ni.

Ai fracker il denaro in realtà non è mai mancato: persino nei momenti più difficili della crisi, ci sono sempre stati investitor­i disposti ad accogliere con entusiasmo l’emissione di titoli azionari o obbligazio­nari. I finanziame­nti bancari sono tuttavia meno onerosi per società che spesso hanno valutazion­i di credito a livello «spazzatura». La maggior fiducia del settore si sta già manifestan­do nei piani di investimen­to: molti operatori promettono di riaccelera­re le attività estrattive (e con queste la produzione di greggio). Le statistich­e di Baker Hughes mostrano che negli Usa ci sono già oltre 200 trivelle in più rispetto ai minimi di maggio.

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