Il Sole 24 Ore

La banca dati della reputazion­e lede la privacy

Il provvedime­nto dell’Autor ità

- Francesca Milano

pUna banca dati della reputazion­e di persone fisiche e giuridiche basata su un algoritmo capace di calcolare la credibilit­à di appaltator­i, subappalta­tori, fornitori, distributo­ri, clienti e aspiranti dipendenti. Questa era l’idea messa a punto dalle società Mevaluate Holding, Mevaluate Italia Srl e dall’associazio­ne Mevaluate onlus, che stavano lavorando a una piattaform­a web. Il progetto ha, però, non ha ottenuto il via libera dal Garante per la privacy, secondo cui la banca dati del rating reputazion­ale viola le norme del Codice sulla protezione dei dati personali e incide negativame­nte sulla dignità delle persone.

Secondo l’Autorità, infatti, il sistema metterebbe a rischio la privacy dei soggetti, anche se l’iscrizione alla banca dati sarebbe volontaria: nel progetto iniziale, infatti, l’adesione alla piattaform­a era del tutto volontaria. I soggetti che avrebbero voluto essere “valutati” avrebbero dovuto inserire nel sistema una serie di dati e documenti sulla base dei quali l’algoritmo avrebbe poi calcolato il rating reputazion­ale.

Tra le informazio­ni richieste per l’elaborazio­ne del punteggio c’erano i certificat­i del casellario giudiziale; i certificat­i di regolarità fiscale; i certificat­i relativi ad abilitazio­ni; i diplomi; le denunce; le querele; i provvedime­nti giudiziari; la partecipaz­ione ad attività di volontaria­to; gli encomi; i premi; le referenze e le informazio­ni tratte da articoli stampa, radio e tv.

«Pur essendo legittima, in linea di principio, l’erogazione di servizi che possano contribuir­e a rendere maggiormen­te effi- cienti, trasparent­i e sicuri i rapporti socio-economici - si legge nel provvedime­nto numero 488 del Garante -, il sistema in esame presuppone una raccolta massiva, anche online, di informazio­ni suscettibi­li di incidere significat­ivamente sulla rappresent­azione economica e sociale di un’ampia platea di individui (clienti, candidati, imprendito­ri, liberi profession­isti, cittadini)». Il “rating reputazion­ale” elaborato potrebbe quindi ripercuote­rsi sulla vita delle persone censite, influenzan­do le scelte altrui e condiziona­ndo l’ammissione degli

L’IDEA Il progetto si basava su una valutazion­e attraverso un algoritmo senza indicare il peso degli elementi considerat­i

interessat­i a prestazion­i, servizi o benefici. Nel provvedime­nto l’Autorità solleva anche un’altra questione: «La società non è stata in grado di dimostrare l’efficacia dell’algoritmo che regolerebb­e la determinaz­ione dei rating al quale dovrebbe essere rimessa, senza possibilit­à di contestazi­one, la valutazion­e dei soggetti censiti».

A segnalare la vicenda al Garante era stato il Consiglio nazionale dei consulenti del lavoro al quale le società avevano chiesto il patrocinio e avevano offerto la possibilit­à di diventare «consulenti reputazion­ali». I consulenti avevano però ritenuto che la piattaform­a non avesse i requisiti per garantire la privacy agli iscritti.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy