L’inclusione economica, la sfida del mondo
Nel 2016 l’attenzione del mondo è stata assorbita dagli importanti sviluppi politici avvenuti nell’Unione Europea, negli Stati Uniti e in altri Paesi, dove l’elettorato ha manifestato inquietudini profonde per i commerci, le migrazioni e i cambiamenti strutturali del mercato del lavoro. Dal punto di vista economico, però, il 2016 è stato un anno piuttosto tranquillo: l’economia globale ha proseguito nella sua lenta ripresa, con un graduale miglioramento dell’attività negli Stati Uniti, in Europa e nei mercati emergenti, nonostante alcune vulnerabilità residue. E anche le economie a basso reddito che hanno subito i contraccolpi del calo dei prezzi delle materie prime potrebbero beneficiare dei recenti incrementi dei prezzi. Particolarmente significativo è il fatto che i mercati finanziari fino a questo momento hanno accolto con grande serenità gli sconvolgimenti politici di quest’anno. Anzi, la prospettiva di una politica di bilancio più espansiva negli Stati Uniti ha sollevato aspettative di crescita economica e inflazione a livello globale nel prossimo futuro. Sono tutti segnali che lasciano pensare a un possibile alleggerimento del fardello che grava sulle Banche centrali delle economie avanzate, che durante gli anni di ripresa lenta seguiti alla crisi finanziaria del 2008 hanno dovuto farsi carico quasi integralmente della politica economica.
Come sostiene da diverso tempo il Fondo monetario internazionale, la crescita non può rinascere senza il sostegno della politica di bilancio in quei Paesi che possono permetterselo, supportata dalla politica monetaria e da riforme strutturali finalizzate a incrementare la produttività e la crescita. Diversi fattori, nel 2017, potrebbero spingere l’economia globale verso una crescita più forte e sostenuta.
Per cominciare, la Germania assumerà la guida del G20 e probabilmente farà pressioni per l'adozione di riforme strutturali e misure in grado di accrescere la resilienza nelle più importanti economie mondiali. La Cina, nel frattempo, continuerà a portare avanti i suoi sforzi per riorientare verso la domanda interna un modello economico oggi incentrato sulle esportazioni. E possiamo aspettarci un maggior dinamismo in molte economie dell’Asia e dell’America Latina. Infine, la nuova amministrazione statunitense metterà l’accento sulla riforma della tassazione delle imprese e gli investimenti in infrastrutture.
Tuttavia, le stesse forze che stanno determinando gli sviluppi politici di quest’anno continueranno ovviamente a rappresentare una sfida anche nel 2017. Per esempio, il progresso tecnologico e i mercati winner-takes-all (quelli in cui l’impresa che acquisisce un vantaggio sbaraglia la concorrenza) stanno allargando la disuguaglianza di reddito in molti Paesi, anche se a livello mondiale si assiste, al contrario, a una convergenza. Negli ultimi vent'anni, nelle maggiori economie avanzate il reddito del 10 per cento più ricco della popolazione è cresciuto del 40 per cento, mentre per quelli in fondo alla scala è aumentato in misura modesta.
Un’altra questione che diventa sempre più complessa e con cui si dovrà misurare la comunità internazionale è rappresentata dalle migrazioni, amplificate dalle pressioni geopolitiche in ogni parte del mondo. I migranti e i profughi possono apportare sostanziali benefici ai Paesi di destinazione, ma il loro arrivo accresce i timori di un cambiamento economico e culturale.
In molti Paesi sono sempre più numerose le persone che ritengono che la classe dirigente non abbia più a cuore i loro interessi e il loro benessere, e che pensano che introdurre maggiori restrizioni sui movimenti transfrontalieri di merci, capitali e persone possa restituire loro prospettive occupazionali e sicurezza economica.
Ma abbandonare il libero scambio e i mercati aperti servirebbe solo a mettere a rischio gli straordinari progressi in termini di benessere e tenore di vita realizzati negli ultimi decenni, e quelle più colpite sarebbero proprio le famiglie a basso reddito. La sfida, quindi, è affrontare con decisione il problema della disuguaglianza senza mettere a rischio i benefici dell'apertura economica.
L’Fmi, da parte sua, è del parere che una distribuzione più equa del reddito sia auspicabile non solo dal punto di vista sociale, ma anche economico: le nostre ricerche indicano che riducendo una disuguaglianza elevata la crescita economica diventa più robusta e sostenibile nel lungo periodo.
Le singole nazioni possono fare diverse cose per affrontare il problema della disuguaglianza. Per cominciare, i Governi potrebbero incrementare le misure di sostegno diretto per i lavoratori a più bassa qualifica, specialmente nelle aree geografiche maggiormente colpite dall’automatizzazione e dalle politiche di esternalizzazione. Nello specifico, dovrebbero accrescere gli investimenti pubblici in sanità, istruzione e formazione professionale e fare uno sforzo per migliorare la mobilità occupazionale e geografica. Ogni Paese dovrebbe rendersi conto che la formazione continua è fondamentale per preparare le generazioni attuali e future al rapido cambiamento delle tecnologie.
In secondo luogo, i Governi dovrebbero irrobustire le reti di sicurezza sociale, in particolare per le famiglie, promuovendo servizi per l’infanzia a buon mercato, congedi parentali, accesso alle cure sanitarie e flessibilità sul luogo di lavoro. Altre misure possibili sono le riforme della fiscalità e del salario minimo legale per sostenere i redditi bassi, e incentivi fiscali per attirare un maggior numero di donne nel mercato del lavoro.
In terzo luogo, i Governi dovrebbero impegnarsi per garantire l’equità economica, con l’obiettivo di ripristinare la fiducia della società e rafforzare il consenso per le riforme tra i cittadini. Nello specifico, dovrebbero incoraggiare una maggiore concorrenza in settori importanti dove la concorrenza manca, combattere con decisione l’evasione fiscale e impedire pratiche commerciali tese a spostare i profitti in giurisdizioni a bassa tassazione.
Queste sono solo alcune delle politiche che possono migliorare l'inclusione economica, e bisogna fare di più per individuare misure aggiuntive (e implementarle efficacemente). È un dovere non solo per politici e servitori dello Stato, ma anche per gli economisti di professione in generale.
Sono sicura che gli sviluppi politici del 2016 spingeranno i responsabili delle politiche a concentrare l'attenzione sui modi per venire incontro a quelli che hanno beneficiato di meno dell’integrazione economica, o sono stati estromessi da trasformazioni del mercato del lavoro determinate dalla tecnologia. L’unico modo per sollevare i redditi è unire le forze e muoversi rapidamente per costruire un’economia mondiale più solida e inclusiva. Questa è al tempo stesso la sfida e l’opportunità del 2017. Dobbiamo muoverci in fretta, e muoverci insieme.