Borse, 2016 in rosso solo per Milano e Madrid
Lo sprint finale dei finanziari riduce solo in parte le perdite di Piazza Affari
Il 2016 delle «sorprese», così come è stato ricordato da commentatori e analisti finanziari, rischia di passare alla storia per Piazza Affari com el’ annushorribilis delle banche: non cert oil primodella storia, ci si augura almeno sia l’ultimo in virtù dell’intervento dello Stato che pone le basi per il salvataggio del Mps e creare una rete di protezione per gli altri istituti in difficoltà. E con un settore bancario che in Borsa ha perso il 38% del suo valore in soli dodici mesi non stupisce trovare il Ftse Mib con il suo -10,2% in coda fra gli indici d’Europa e in generale fra i listini che contano a livello mondiale, se si esclude Shanghai: l’esatto contrario di un anno fa, quando di questi tempi si «festeggiava» una Borsa italiana in cima alla classifica.
Non sono dunque stati sufficienti il recupero dei titoli del settore petrolifero e la sostanziale tenuta delle utility (gli altri due comparti di peso a Milano) per evitare una debacle che ha ridotto la capitalizzazione di Piazza Affari a 524,9 miliardi, cioè il 31,9% del Pil. E il bilancio sarebbe stato ancora più pesante senza l’ ultimo mese in cui si sono visti i titoli finanziari recuperare il 20% e il listino generale il 13%, a testimonianza di quanto appunto il 2016 sia stato ca- ratterizzato da continue sorprese e repentini cambi di direzione.
Partito a gennaio con il grande spavento legato alla Cina e al crollo del petrolio, l’anno è poi proseguito con l’espansione del quantitative easingdella Bceamarzoe soprattutto con gli esiti inattesi delle principali sfide elettorali( la Brex it in Gran Bretagna e l’ascesa di Donald Trump alla Casa Bianca, con il corollario del «no» al referendum costituzionale italiano) che il mercato è però altrettanto a sorpresa riuscito a mettere da parte dopo unos bandamento iniziale.
È così che a Wall Street si è potuto festeggiare un altro anno di record per la Borsa (+9,9% l’S&P 500) e altrettanto si è fatto a Londra (+14,4% il Ftse Mib, ma con una sterlina che nel frattempo si è fortemente deprezzata). Nell’Europa Continentale sono invece rimaste sostanzialmente a galla Parigi (+4,8%) e Francoforte (+6,9%), mentre anche Madrid (-2%) ha dovuto pagare dazio all’esposizione nei confronti del comparto finanziario pur senza raggiungere i livelli di Milano.
Il 2016 rischia però di passare alla storia anche come un anno di svolta per le Banche centrali e di riflesso anche per tassie obbligazioni. Detto dell’ accelerazione impressa da Ma- rio Draghi a marzo, occorre invece rilevare il cambiamento di strategia della Banca del Giappone, che a settembre ha deciso di concentrarsi più sul controllo del tasso decennale che sull’immissione di nuova liquidità. Tutto ciò, unito al parziale passo indietro della stessa Bce sull’ammontare di riacquisti mensili (ridotto da 80 a 60 miliardi dal prossimo aprile) e all’ atteggiamento potenzialmente più aggressivo della Federal Reserve sotto la nuova era Trump, ha convinto gli investitori che l’era dei tassi zero (o negativi) sia ormai prossima alla fine.
Il mercato si sta regolando di conseguenza sui tito lidi Stato, i cui rendimenti sono in crescita sulle scadenze più lunghe e hanno limato i guadagni realizzati soprattutto nell’Eurozona nei primi 9 mesi dell’anno, mentre per il momento le Borse sembrano più guardare con fiducia agli effetti chele attese misure distimolo fiscale dell’ amministrazione Trump potrebbero portare sulla crescita Usa e a cascata sul resto del mondo. Un 2017 in cui le sorprese rischiano di essere ancora dietro l’angolo, visti anche gli importanti appuntamenti elettorali in calendario, dirà se l’ottimismo visto nelle ultime settimane è giustificato.