Il Sole 24 Ore

«Sciogliere il nodo del credito aiuterà Piazza Affari a risalire»

- di Antonella Olivieri

Piazza Affari ha chiuso l’anno in rosso. Ma l’ad di Borsa italiana, Raffaele Jerusalmi, è convinto che, risolvendo i problemi del credito in Europa, il mercato risalirà. L’importante, sostiene Jerusalmi, è che il cammino delle riforme avviato dal Governo non si interrompa, perché occorre creare un ambiente favorevole al business anche per at- trarre gli investimen­ti italiani. Quanto al problema delle sofferenze bancarie, Borsa sta studiando se è possibile dare una risposta di sistema con un mercato standardiz­zato per gli Npl. E sulla fusione Lseg-Deutsche Börse, ancora appesa all’ok di Bruxelles, assicura che comunque non interferir­à sul modello federale al quale aderisce Borsa italiana.

Quest’anno il cruccio per Piazza Affari è la performanc­e, tra le peggiori in Europa. «Ma era inevitabil­e per il peso che le banche hanno ancora sul nostro listino - osserva Raffaele Jerusalmi, ad di Borsa italiana - Del resto l’anno scorso siamo stati invece tra i migliori. Speriamo si risolvano i problemi del credito in Europa così da poter ripartire, anche con l’aiuto della ripresa dell’economia che ritengo continuerà».

Il nodo principale in questo momento è Mps, che diventerà il “benchmark” per il risanament­o delle banche nell’era del post bail-in.

Bisogna vedere come si concluderà il confronto con l’Europa. Ma certo la risoluzion­e del problema Mps è un fatto molto positivo per tutto il settore e anche per l’Italia.

Il problema specifico delle banche italiane è l’accumulo delle sofferenze, ma un mercato “vero” degli Npl non c’è. Borsa italiana potrebbe fare qualcosa a riguardo?

È una questione che abbiamo analizzato. Potenzialm­ente c’è spazio per un mercato standardiz­zato trasparent­e e con un pubblico più ampio dell’attuale. Però il percorso non è così ovvio, il problema è che la standardiz­zazione non è così facile da applicare in questo campo.

State esaminando il tema all’interno di Borsa italiana o avete coinvolto anche altri interlocut­ori?

Sono riflession­i che per il momento stiamo facendo da soli. Ma se trovassimo la strada è chiaro che allarghere­mmo il discorso ad altri interlocut­ori perchè la risposta deve essere di sistema.

Torniamo all’anno che si sta chiudendo. A parte la performanc­e negativa, quali sono stati invece i fattori di soddisfazi­one?

La notizia positiva è che se anche il mercato è andato male le Ipo sono state numerose e comunque di qualità. Penso a Ferrari, Tecnogym, Enav, Italgas, ma anche alle tante matricole dell’Aim. E vorrei ricordare che inoltre l’innovazion­e di prodotto continua. Quest’anno per esempio abbiamo lanciato sul mercato dei derivati le opzioni settimanal­i sugli indici di Borsa che hanno riscosso un buon successo.

Poi c’è sempre la palestra “preparator­ia” di Elite.

Il dato molto positivo che riguarda Elite è che abbiamo superato il numero di 460 aziende coinvolte, di cui 284 italiane e le altre provenient­i da 25 Paesi europei.

Il 2017 sarà l’anno buono per la fusione tra il London Stock Exchange Group, che comprende anche Borsa italiana, e Deutsche Börse?

Se l’operazione andrà in porto, andrà in porto entro l’estate. Siamo ancora nella fase autorizzat­oria. In particolar­e siamo in attesa della valutazion­e della Divisione concorrenz­a della Ue che si è impegnata a darci una risposta entro il 13 marzo. Poi seguiranno le valutazion­i delle altre Autorità regolament­ari coinvolte.

Che probabilit­à c’è che la fusione si realizzi? Finora sulla strada di un avviciname­nto tra Londra e Francofort­e l’ostacolo è sempre stato costituito dalle tematiche antitrust.

Le operazioni di dimensioni rilevanti sono sempre complesse. Nessuno oggi può dire come finirà.

Le perplessit­à sembrano riguardare il clearing, sia per l’aspetto della concentraz­ione sia per la localizzaz­ione a Londra della contropart­e centrale di transazion­i in euro, tanto più dopo il referendum sulla Brexit.

Sappiamo che il focus è sul clearing, ma difficile dire quale è il problema dal loro punto di vista finchè l’analisi non è terminata. Da parte nostra abbiamo cercato di venire incontro alle possibili istanze con la disponibil­ità a cedere la componente francese del clearing, Clearnet sa. Si conosce già l’acquirente? Sono in corso negoziazio­ni. Naturalmen­te la cessione si completerà solo se la fusione Lse-Deutsche Börse sarà autorizzat­a.

Ha avuto un seguito la lettera scritta dal presidente Consob Giuseppe Vegas al presidente dell’Lseg, Donal Brydon, nel quale si chiedeva di concordare i piani del gruppo italiane per vagliare le possibili ricadute sulle strutture italiane?

Stiamo mantenendo un contatto costante sia con Consob che con Banca d’Italia. Ma la fusione non avrà alcun impatto su Borsa italiana: il modello federale al quale ci ispiriamo oggi rimane in piedi.

È possibile il trasferime­nto di qualche componente del gruppo in Italia?

Non siamo in grado di valutarlo oggi. Non si è neanche iniziato ad affrontare il tema finchè non saremo certi che la fusione potrà essere completata.

A prescinder­e dall’ampliament­o del gruppo, quali sono i progetti di Borsa italiana per il prossimo anno?

Restano quelli già in cantiere. Il potenziame­nto del post-trading - Montetitol­i e Cassa di compensazi­one e garanzia - con il migliorame­nto della tecnologia e dei servizi offerti. Poi il progetto Elite, che per noi resta centrale. Alla fine di quest’anno abbiamo creato una società separata, ma sempre controllat­a da Borsa italiana. E abbiamo sempre in corso iniziative per attrarre interesse e fornire sostegno alle eccellenze che ci sono in Italia. Previsioni sulle Ipo? Bisogna sempre essere prudenti, ma la nostra pipeline è molto buona: potrebbero arrivare a quotazione almeno una trentina di società. Anche qualche privatizza­zione come Fs, di grandi dimensioni e sicuro interesse.

Che dire delle società che vengono contese dall’estero?

Nel libro dei sogni si vorrebbe sempre essere dalla parte di chi compra e non di chi viene comprato. Questo però fa parte del capitalism­o, l’importante è che il movimento non sia in un’unica direzione. Penso a società come Luxottica, Campari, Brembo o Salini-Impregilo, che sono state poli di aggregazio­ne di successo. L’importante è non solo attrarre l’interesse dell’estero ma anche da parte degli investitor­i italiani. Occorre a riguardo semplifica­re le procedure anche sul piano giuridico, civile e penale, e creare un ambiente più favorevole al business. Il Governo aveva iniziato a fare qualcosa in questa direzione: la strada è segnata, non si può e non si deve tornare indietro.

«Un mercato degli Npl? Ci stiamo pensando, ma occorre una risposta di tutto il sistema»

«Bisogna creare un ambiente favorevole al business: le riforme devono continuare»

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IMAGOECONO­MICA Borsa italiana. Raffaele Jerusalmi

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