Il Sole 24 Ore

In netto calo i bond a tassi negativi

Decisiva la recente risalita dei rendimenti obbligazio­nari

- Mara Monti

L’anno che si chiude sarà ricordato anche per quello strano fenomeno dei tassi negativi del mercato obbligazio­nario che ha colpito non solo i titoli governativ­i, ma anche quelli corporate in euro. Questi ultimi, in particolar­e, sono arrivati a toccare il massimo di 195 miliardi di euro di controvalo­re scambiati a rendimenti sotto lo zero, un volume che è andato riducendos­i negli ultimi due mesi fino a 55 miliardi di euro dopo il rally del comparto obbligazio­nario.

Un contesto che ha agevolato gli emittenti i quali hanno potuto finanziars­i con tassi ai minimi storici: non è un caso che il 2016 è stato un anno record per le emissioni in euro con volumi per 344 miliardi di nuovi collocamen­ti. Tassi negativi che, tuttavia, hanno reso la vita più difficile alla Bce. Per buona parte dell’anno la banca centrale ha potuto acquistare solo titoli che avessero un rendimento superiore a -0,40 per cento. Al direttivo di dicembre questo requisito è stato tolto. In quella occasione la Bce, che lo scorso marzo aveva allargato il programma di acquisti mensili (PSPP) ai titoli corporate portando il volume a 80 miliardi di euro, ha riportato gli acquisti mensili a 60 miliardi allungando la scadenza fino alla fine del 2017. Il migliorame­nto delle condizioni economiche dell’Eurozona e soprattutt­o il ridotto rischio di deflazione sono tra i motivi da ricercare nella decisione di Eurotower, come ha confermato ieri in una intervista dal uno dei membri del bord del Banca centrale europea, Benoît Coeuré. A sua volta, l’estensione del programma copre le elezioni in Francia, Olanda e Germania in calendario nel 2017, prevedibil­i fonti di volatilità.

Come per il 2016 anche il prossimo anno le notizie politiche saranno un importante driver di mercato. Del resto è già successo con l’elezione di Trump a Presidente degli Stati Uniti: da novembre i rendimenti hanno cominciato a salire un po' ovunque, sostenuti dalle politiche di stimolo fiscale della nuova Presidenza che potrebbero tradursi nella crescita dell'economia Usa, ma anche dell'inflazione.

Gli analisti concordano sul fatto che l’elezione di Trump rappresent­i un nuovo mondo per i mercati obbligazio­nari e con esso la fine dell'epoca dei bassi tassi di interesse. La Fed ha dato il segnale con il rialzo di dicembre, il primo dopo sei anni, e ora nelle sue previsioni parla di tre ulteriori rialzi da un quarto di punto nei prossimi 12 mesi. L'irripidime­nto della curva dei rendimenti Usa non ha lasciato indifferen­te quella europea, benché continui ad essere dominante il tema della divergenza delle politiche monetarie delle Banche centrali: con il decennale tedesco allo 0,196%, lo spread con il Treasury americano di identica scadenza ha toccato in settimana il record di 237 punti base.

Tuttavia ieri il rendimento del Bund tedesco è sceso ulteriorme­nte a 0,183% il livello più basso dalle elezioni americane, mentre il decennale Usa è salito al 2,481% dal 2,477% del giorno precedente. La giornata è stata priva di spunti essendo l’ultima sessione dell’anno, ma c’è chi si spinge a dire che forse l’effetto Trump è già stato scontato dai prezzi dei titoli, ma soprattutt­o che l’inflazione in Europa potrebbe riprendere a salire come a sottolinea­to il membro della Bce. Il quale a proposito degli acquisti di bond della Bce ha detto l’istituto di Francofort­e «è posizionat­o per l'acquisto di bond almeno fino a fine 2017» e che «non c'è un piano per tagliare gli acquisti a zero. La cosa non è nemmeno stata discussa dal consiglio. Sarà necessaria una discussion­e sulla normalizza­zione della politica monetaria, ma è necessario iniziarla con attenzione». Elezioni e politiche monetarie continuera­nno a guidare i mercato i prossimi mesi in un anno che si annuncia ancora una volta pieno di sorprese.

POLITICA Dopo l’elezione di Trump i tassi sono aumentati ovunque ma la divergenza monetaria tra Usa ed Europa continuerà a dominare i mercati

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